Industria manifatturiera: come influenza la transizione energetica?
L’industria manifatturiera, quel settore del mercato che si occupa ditrasformare le materie prime in prodotti da distribuire e vendere a consumatori privati o altre imprese, rappresenta una componente fondamentale dell’economia italiana, oltre a essere un fondamentale laboratorio diinnovazionecapace di trainare con sé tutti gli altri settori imprenditoriali. Nonostante questo,nel periodo tra il 2007 e il 2022 il valore aggiunto reale sul Pil italiano èsceso di ben 8,4 punti, arrivando al21%. Un indebolimento che ha colpito in maniera generalizzata un’enorme quantità di imprese e che trova la sua origine nei vertiginosirincari di gas e lucee soprattutto dellematerie prime, legati alledifficoltà geopolitichee al perenne timore dell’inflazione, controbilanciata da un costanteaumento dei tassi di interesseda parte della Banca centrale europea. Tralasciando le intemperie, è proprio sullo scenario dell’energia che il settore manifatturiero italiano spicca come un punto di partenza fondamentale per mettere in moto la macchina delladecarbonizzazione. Entro i prossimi 6 anni, infatti,il settore manifatturiero e quello terziario, che comprende tutte le attività che non sono direttamente coinvolte nella produzione di beni materiali ma che forniscono servizi alle persone e alle imprese, saranno chiamati aridurre le emissioni di gas a effetto serrarispettivamente del61%e44%rispetto ai livelli del2005. Questi almeno sono gliobiettivi fissati dall’Unione europea, sicuramente ambiziosi ma altrettanto necessari da raggiungere. Secondo unostudiorealizzato dal gruppo professionale specializzato in consulenza strategicaThe European House-Ambrosettiinsieme all’operatore energeticoEdison Next, per concretizzare simili traguardi occorrerà puntare suinvestimenti estesi su un ampio ventaglio di tecnologie. Non solo, quindi,efficientamento energetico e fotovolotaico, le soluzioni più popolari e applicate ma con effetti principalmente sul breve periodo, ma soprattuttogreen fuelscome idrogeno e biometano (ossia carburanti ottenuti dal trattamento di residui organici di natura vegetale o animale) e anchedispositivi di stoccaggio dell’anidride carbonica enucleare. «Tecnologie più prospettiche – commentaGiovanni Brianza, Ceo diEdison Next, necessarie per superare la sfida della transizione energetica nelle sue – tre dimensioni: quellaambientale, quellasocialee quella dellacompetitività». Secondo lo studioComprehensive evidence implies a higher social cost of CO2elaborato dall’Università di Stanford, unariduzione di emissionipari a 28 milioni di tonnellate di CO2genererebbe un beneficio economico stimato a5,5 miliardi di euro, grazie al risparmio del costo sociale pagato annualmente in termini di salute, di produzione agricola danneggiata dalle emissioni e dei valori immobiliaridanneggiati dall’innalzamento del livello del mare. Un guadagno su parecchi fronti, sia sociali che industriali. Ma se il settore manifatturiero viene letto come il vero volano del cambiamento energetico, sono ancora poche le imprese della filiera a mostrare unasufficiente consapevolezzasul tema. In un sondaggio che ha coinvolto830 aziende, distribuite fra più settori industriali e di diverse dimensioni, emerge chefra le 425 imprese manifatturiere ben il 64% ritiene di possedere una buona conoscenza degli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica, anche sesolo il 26%di esse afferma di potercontribuire attivamente a raggiungerli. Diversamente, le aziende del terziario, molto meno impattanti ed energivore rispetto all’industria manifatturiera,responsabili di solo il 6% di emissioni climalteranti, si dimostrano mediamente più consapevoli e pronte ad affrontare percorsi e investimentigreen, anche seben il 40% delle aziende non ha adottato ancora nessuna soluzione per la decarbonizzazione. Questi numeri raccontano una filiera industriale ancora non pienamente consapevole delle potenzialità che il loro settore può sfruttare, ma che comunque presenta alcuni casi estremamente virtuosi. Ne sono un esempio i percorsi di efficientamento energetico e di riduzione dellacarbon footprintdegli stabilimenti diMichelinItalia, con inuovi investimenti di impianti fotovoltaicie i sistemi dicaldaie alimentati a biomassa, come anche i progetti diIris Ceramica Group, che sarà la prima industria aidrogeno verdedi lastre di ceramica a partire dall’anno prossimo, con impianti di produzioni alimentati daenergia rinnovabile eacqua piovana recuperata.