La crisi climatica fa segnare record di sfollati

Continua ad aumentare il numero degli sfollati interni a livello globale, con sempre più persone costrette ad abbandonare le proprie abitazionia causa di eventi estremi, rimanendo confinate entro i territori nazionali. Questo è il drammatico allarme lanciato dal rapporto2023 Global Report on Internal Displacement(Grid) prodotto dall’Internal Displacement Monitoring Centre(Idmc) e dalNorwegian Refugee Council(Nrc). Nell’anno 2022 si è verificato un aumento del 20% di sfollati interni rispetto all’anno precedente, con un nuovo record di71,1 milioni di persone in tutto il Pianeta. Circa 32,6 milioni di persone si sono dovute muovere dalle proprie case a causa dei disastri naturali aggravati dalla crisi climatica-ambientale, che hanno impattato maggiormente in alcune nazioni africane e asiatiche. Mentre le altre 28,3 milioni di persone sono statecostrette allo sfollamento dalle guerre in corso, specialmente dal violento conflitto in Ucraina, che da solo ha generato 16,9 milioni di sfollati. Un record assoluto per una singola nazione. I disastri naturali hanno subito un incrementoa causa anche del fenomeno oceanico e atmosferico La Niña, che per il terzo anno consecutivo ha prodotto effetti gravissimi sulla popolazione in diverse nazioni, fra cui il Pakistan, la Nigeria e il Brasile. Inoltre, ha alimentatouna delle peggiori siccità in Somalia, Etiopia e Kenya, causando oltre 2,1 milioni di movimenti interni. Con l’avvento di El Niñonel corso della seconda metà del 2023, si potrebbero verificare ulteriori eventi estremi, fra ondate di calore e disastri naturali, soprattutto nelle aree più povere del mondo. Circa il 75% degli sfollati totali sono concentrati in appena 10 nazioni: Siria, Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, Ucraina, Colombia, Etiopia, Yemen, Nigeria, Somalia e Sudan. Ma il fenomeno potrebbe presto estendersi a livello di massa nel Sudest asiatico e in altri Stati africani. Secondo la direttrice dell’Idmc Alexandra Bilak il «numero è estremamente alto. Gran parte dell’aumento è causato, ovviamente, dallaguerra in Ucraina, ma anche dalleinondazioni in Pakistan, da conflitti nuovi e in corso in tutto il mondo, e da una serie di disastri improvvisi e lenti che abbiamo visto dalle Americhe fino al Pacifico». Inoltre la direttrice ha posto l’attenzione sul nuovo conflitto in Sudan, dove più di 700.000 persone sono diventate profughe a causa dei combattimenti iniziati nella metà di aprile: «Dall’inizio del conflitto più recente ad aprile, abbiamo già raggiunto lo stesso numero di sfollamenti che abbiamo registrato per l’intero anno 2022. Chiaramente, è una situazione molto instabile sul terreno». Cosa che potrebbe portare a ulteriori sfollati interni nel 2023, che si andranno ad aggiungere alle 3 milioni di persone già in movimento in tutto il Sudan. Negli ultimi anni, ad aggravare ulteriormente la situazione globale sono state lapandemiae le problematiche sorte nellesupply-chain, che hanno determinato successivamente ripercussioni in campo economico, fra inflazione e crisi energetica. Le tensioni geopolitiche sorte fra le grandi potenze e l’impatto dell’invasione russa hanno creatoeffetti catena sui rifornimenti alimentari, con multiple crisi che si sono intrecciate nel 2022: «Lo scorso anno conflitti e disastri si sono combinati aggravando le vulnerabilità e le disuguaglianze preesistenti delle persone, e innescando sfollamenti su una scala mai vista prima. Questa tempesta perfetta ha minato anni di progressi compiuti nella riduzione della fame e della malnutrizione nel mondo», ha dichiarato il capo dell’Nrc Jan Egeland.