Africa: culla di creatività e fashion designer

Sconsolato dallaguerra che sta divampando inSudane dai possibilirischiche incombono su altriPaesi africani,mi sono chiesto se, per davvero, l’Africa debbarelegarsi allo stereotipo della vita selvaggia e dei conflitti fratricidi. Mi sono interrogato, quindi, su quanto di più effimero esista al mondo ma che, però, rappresenta anche lo spirito di un popolo: lamoda. Un continente con 54 Stati in cui spessoconvivono numerose diverse etnie,ciascuna con lapropria cultura(si pensi all’Etiopia, che da sola ne conta 70, e il Camerun, che ne conta ben 230), separato da un deserto che lo distingue quasi in 2 sub-continenti: l’Africa rappresenta una capacità espressiva e creativa che difficilmente si può immaginare. Non solo, però, ricchezza etnica e culturale: il continente, infatti, cresce in fretta grazie a un’ampia digitalizzazione che riesce a cogliere sempre il meglio di quanto l’innovazione possa offrire al momento. La possibilità diconnettersi conamici,ma anche con altri al di là dei confini nazionali e continentali, conduce igiovani africania confrontarsi sempre con persone diverse e a riceverenuovi stimoli.E a essere loro stessiragione di stimolo per gli altri.La moda ne è la conferma. E così, non solo aumentano lefashion week africane,sia nel continente stesso che in Europa, ma sono sempre di più glistilistiafricani e afro-discendenti che compaiono sullepassarelle internazionalinelle varie settimane dedicate alla moda in tutto il mondo. E sì, perché questo è il vero salto di qualità: lo stilista che esce dall’etichetta affibbiatagli dalla provenienza e diventaco-protagonista del palcoscenico mondiale. Basti pensare ai nostri stilisti, promotori del talento italiano, che non si sono certo limitati a esibirsi sulle sole passarelle di Roma e Milano. E allora vediamo comela fama di alcuni stilisti africani vada oltre i confini nazionali.In questo, mi sono lasciato aiutare da 3 professionisti del settore, con diverse esperienze e collocazioni geografiche: Henri Joli, direttore artistico internazionale della moda, ora di nuovo in Francia dopo un periodo tra Cina e Hong Kong; l’ex modella e imprenditrice Camilla Barungi, di origini ugandesi, ora a New York, creatrice di una piattaforma che aiuta i fashion designer africani a crescere; Sandra Hawi, giovane stilista kenyana. In Francia, sono ormai stilisti affermatiLukhanyo Mdingi, sudafricano (vincitore del premioLVMH Karl Lagerfield 2021),Mossi Traoré, francese di origini maliane (ormai presenza fissa nell’Haute Couture Calendar) eImane Ayinssi, figlio di un campione di boxe e di una miss Camerun, giovane ballerino nel suo Paese e divenuto modello una volta arrivato in Francia. Ayinssi ha creato il proprio brand nel 2004 ed è stato il primofashion designer africanoa mostrare i propri capi sulle passarelle dell’alta moda di Parigi. Poi c’èMustafa Hassanali, stilista e medico tanzaniano, ben conosciuto in Africa ma anche in Italia: nel 2008 ha lanciato laSwahili Fashion Week;Aisha Ayensu, ganese, fondatrice della casa di modaChristie Browne divenuta famosa anche per avere creato abiti di scena di star internazionali, come Beyoncé e Alicia Keys. Hortense Mbea, di origine camerunense, nata a Washington e creatrice del brandAfropiancon un motto che esplica chiaramente la sua visione “Wear Africa Proudly”(infatti gli abiti sono interamente prodotti inAfrica). La profonda influenza delle culture delle quali è e si fa portatrice appare anche dai nomi delle sue collezioni: la seconda è stata nominataIntore(il nome di una danza guerriera ruandese); inoltre, è apparsa di recente suVogue Italia. A questa passarella si unisconoEli GoldeThebe Magugu. Il primo è conosciuto con il nome arteNyanmbo Masa Mara, la cui storia lo ha visto ancora bambino rifugiato ruandese, fuggito dai massacri che hanno insanguinato il suo Paese nel 1994, ora creatore del marchioMasa Mara:il logo ha 2 ciocche di capelli che circondano le guance di un viso e simbolizzano i giganteschi corni della mucca reale ruandese -injambo), per ricordarci ancora una volta che leproprie origini(anche quando si fugge da un Paese ancor prima di avere 2 anni) rimangono sempreimpresse nel dna. Thebe, invece, sudafricano, è stato vincitore nel 2019 del premioLVMHe ha fatto sfilare le sue modelle allaParis Fashion Weekdel 2020. La carrellata è obiettivamente limitata, ma mi sembra che un messaggio arrivi chiaro:Africa non vuole solo dire natura selvaggia,fame epovertà,ma anchebellezza e creatività.Un patrimonio per il continente stesso e per tutta l’umanità: basta cambiare lo sguardo, l’approccio e la ricchezza che ne deriva potrebbe cambiare i destini di molti, compresi noi stessi.