La storia di Rosalind Franklin, che scoprì la struttura del Dna
La scoperta del Dna si deve anche a una donnama nessuno lo sa. Non è la prima volta che dopo anni, a volte secoli, di attribuzioni di successi maschili nei campi più disparati, alla fine si scopra che quell’intuizione, quel lampo di genio o quella bravura extra non si dovessero completamente al maschio di turno ma anche (a volte solo) auna donna, rimasta nelle retrovie della storia. Il classicodietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, che non si sa come né perché abbia finito per essere una frase positiva e non l’emblema del maschilismo più bieco. La sorte dell’oblio storico è toccata fino a oggi anche aRosalind Franklin, ma ora le cose, almeno per lei, sembrano destinate seppur in minima parte a cambiare. La scoperta della struttura a doppia elica del Dna ha portato James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins alla conquista delNobelper la medicina nel 1962. Al trio di scienziati peròavrebbe dovuto essere aggiunta anche Rosalind Franklin, autrice dell’immagine di diffrazione dei raggi X nota come Foto 51,nella quale è visibile nitidamente la struttura delDna. A renderlo noto sono una lettera fino a oggi rimasta inedita e un articolo mai pubblicato, entrambi del 1953, scoperti nell’archivio di Rosalind Franklin alChurchill College di Cambridge. Lo zoologo Matthew Cobb dell’University of Manchester, e lo storico della medicina Nathaniel Comfort dellaJohns Hopkins University, ai quali si deve la rivelazione, dalle pagine della rivistaNaturelo scrivono chiaramente: «Rosalind Franklin ha contribuito alla scoperta alla pari dei suoi colleghi». La narrazione portata avanti fino a oggiera che quandoWatson vide la foto di Franklin, senza il suo permesso, ne intuì la portata rivoluzionaria, al contrario della collegache l’avrebbe in quel momento sottovalutata. I documenti rinvenuti in Gran Bretagna però raccontano decisamente un’altra storia e testimoniano cheFranklin aveva capito benissimo ciò che stava guardandoe che era un membro alla pari del quartetto che trovò la doppia elica, suddiviso in due team indipendenti: Franklin e Maurice Wilkins e Crick e Watson. Lascienziataperò non è mai stata considerata allo stesso livello e ha dovuto scontrarsi con unsessismoche ci sembra lontano anni luce ma che così non è, visto cheancora oggi le donne che si occupano di Stem sono decisamente svantaggiate rispetto ai colleghi. La lettera inedita era indirizzata a Crick, mentre l’articolo era un’intervista alla stessa Franklin fatta dalla giornalista Joan Bruce, che avrebbe dovuto uscire sulla rivistaTime. La storia della scoperta della struttura del Dna è quindi ricca di imbrogli e inganni e dovrebbe essere riscritta ma purtroppo in parte non lo sarà. Nonostante la verità sia ora venuta a galla,il Nobel non potrà infatti esserle comunque assegnatoperché il regolamento del premio prevede che questa azione non possa avvenire postuma.