Licènziáti: chi sta perdendo il lavoro oggi a Meta?

Per le grandibanche,imprese del settore techemultinazionalinon è decisamente un buon momento:incertezza finanziariae riduzioni significative degli investimenti hanno colpito le enormi aziende. Come accade per ognicrisi economica, a subire le vere conseguenze è ilmondo del lavoro: non bastano riduzioni di capitale sociale e ricorso a sovraindebitamento per salvare i titoli sui mercati, spesso sospesi per eccessivo ribasso.Bisognalicenziare, tagliare le posizioni ormai superflue. Dopo gli 11.000 licenziamenti di novembre, un annuncio partito a marzo da Mark Zuckerberg pianificava l’intenzione di ulteriori e imminenti tagli al personale nel segno di un 2023 da vero e proprio «anno dell’efficienza». Presto detto, proprio qualche giorno fa ha preso inizio l’ennesimo round di licenziamenti in casa Meta, che ha tolto il lavoro ai dipendenti delle aree di ingegneria dei software, programmazione grafica, team operativi nel settore giochi, area legale, finanziaria e l’unità commerciale di ricerca sulla realtà aumentataReality Labs. Un lungo elenco di ruoli tecnici e altamente specializzati che da qui a maggio toccherà i10.000 dipendenti. Una massiccia ondata di licenziamenti pari complessivamente a 21.000 posti di lavoro sottratti a un organico di 87.314 lavoratori e inevitabilmentesi riduce a 66.000 unità, circa il 25% della forza lavoro complessiva. Altro non è che la tendenza della maggioranza delle big tech d’oltreoceano, che cercano di recuperare le perdite provocate dalla crisi economica e un brusco crollo della domanda dei loro servizi snellendo drasticamente il personale ritenutosuperfluo. Nel caso in questione, la holding che controllaFacebook,WhatsAppeInstagramstarebbe soffrendo la concorrenza spietata del social cineseTikTok, che tiene agganciati a sé ormai 1,2 miliardi di utenti attivi mensili in tutto il mondo e cheMetavorrebbe attrarre implementando ulteriormente i suoi reels. Pesano inoltre i regolamenti internazionali sulla privacy e sul trattamento dei dati degli utenti, oltre alle misure sempre più stringenti adottate daAppleeGoogleper la salvaguardia dei propri consumatori sui social e che impediscono all’azienda di Zuckerberg di inserire sulle proprie piattaformeadvertising miratiattraverso appositi algoritmi che tracciano le abitudini di ricerca degli utenti, causando una fuga degli inserzionisti pubblicitari e un conseguentesegno meno in bilancio. Il rischio di poter trovare da un momento all’altro nella propria casella di posta la fatidica mail di licenziamento – il principale modus operandi seguito dalle grandi imprese tech, al massimo dellavelocità e del cinismo- ha gettato tutto il personale dell’impresa di Menlo Parknello sconforto. Come riportato daBloomberge confermato sulNew York Post, un dipendente si sarebbe sfogato suBlind- social network in cui una community di oltre 5 milioni di professionisti scambia consigli e pareri per migliorare la propria cultura aziendale – prevedendo l’imminente taglio della forza lavoro comeun nuovoHunger Games, fortunata saga cinematografica incentrata su un sadico gioco dove i partecipanti lottano fra loro per sopravvivere. Sempre suBlinduna dipendente incinta afferma di essere stata licenziata appena due giorni prima di ottenere il congedo di maternità, mentreLinkedin- piattaforma pensata proprio come vetrina per sviluppare i propri contatti professionali – viene inondata dei primi 4.000 ex dipendenti diMeta, tra cui spunta uno sfortunato lavoratore che ha ricevuto la brutta novitàdurante la luna di miele. L’anno dell’efficienza auspicato a inizio 2023 da Mark Zuckerberg inizia dunque con un titolo in perdita dell’1%, infruttuosi investimenti legati allo sviluppo del suo metaverso e un organico ridotto dioltre 20.000 dipendenti, rappresentando il primo grande licenziamento di massa della società in 18 anni dalla sua fondazione. Una cura dimagrantereputata necessaria per i vertici dell’impresa, che per salvarsi dalla crisi passa sopra anche alla dignità di chi per anni ha contribuito alla sua crescita.