“Bigger Than Us”: per costruire un Pianeta migliore, insieme

«Siamo inarrestabili,un mondo migliore è possibile», gridano a gran voce i ragazzi di un corteo pacifico. È così che cominciaBigger Than Us – Un mondo insieme,distribuito nelle sale daI Wonder Picturesoggi, 22 aprile,Giornata Mondiale della Terra,ed eccezionalmente ancora in programmazione fino al 26 aprile. Diretto da Flore Vasseur(ancheco-produttrice insieme a Marion Cotillard eDenis Carot), è stato presentato per la prima volta al festival di Cannes 2021 in selezione ufficiale. Colpiscono fin da subito i protagonisti:giovani attivisti, con la grande consapevolezza di come sia necessariomuoversi in prima personaper poter dar vita a unmondo che sia effettivamente migliore.Ogni storia che si incontra permette allo spettatore non solo di conoscere vite e realtà narrate da un preciso punto di vista, ma anche di porsi domande stringenti, tra cui:cosa posso fare io? «Per più di 20 anni sono stata coinvolta in cause ambientali e sociali, cercando di sensibilizzare la gente per un mondo più equo – ha dichiarato la Cotillard spiegando che – diventando mamma, poi, ho sentito subito che i miei figli avevano tanto da insegnarmi.Le nuove generazioni stanno scegliendo la vita e la dignità.E ci stanno mostrando la strada. Questo è il motivo per cui ho deciso di produrre questo film e aiutare Flore a fare luce su Melati e su tutti questigiovani attivisti che vogliono fare la differenza». Melati, giovane indonesiana, manifesta subito la sua determinazione:da ben 6 anni combatte l’inquinamento della plastica.Mobilitando migliaia di bambini e turisti conBye Bye Plastic Bagsha ottenuto un decreto che vieta la vendita e la distribuzione di sacchetti di plastica, imballaggi e cannucce sulla sua isola. Grazie a lei incontriamo gli altri, i giovani della sua generazione, che si stanno ribellando, viaggiando dal Libano all’Uganda.Mohamad al Jounde, libanese, è sfuggito alla guerra in Siria, e a soli 12 anni ha costruito una scuola ora frequentata da 200 bambini rifugiati siriani;Memory Banda(Malawi), forte dell’esperienza toccata a sua sorella, è riuscita a bloccare a livello nazionale la pratica dello stupro istituzionalizzato di giovani ragazze in campi di iniziazione appositamente dedicati. NemmenoXiutezcatl Martinezha avuto timore di metterci la faccia, anche dopo le minacce alla propria famiglia: negli Stati Uniti porta avanti la lotta per la giustizia ambientale;Mary Finn, a 18 anni fa parte delle operazioni di salvataggio dal mare dei migranti al largo delle coste di Grecia, Turchia e Libia. «Siamo gli occhi sull’acqua e andiamo sempre con fotocamere e GoPro per far vedere al mondo». Rene Silva, acuto osservatore del luogo in cui stava crescendo, le favelas, e di come la libertà di informazione fosse (e sia) un’utopia, a soli 11 anni ha creato in Brasile il primo giornale,Voz Das Comunidadesper condividere informazioni e storie riguardo la favela in cui abita. Tra volti e territori lontani, accomunati dal desiderio di lottare, arrivaWinnie Tushabe, fondatrice diYice, un’iniziativa per insegnare alle persone più povere rifugiate in Uganda le basi della permacoltura, in modo da poter sopravvivere in terre distrutte dai pesticidi. Questi sono solo alcuni dei tantiadolescenti e giovani che combattono per idiritti umani, per ilclima, per la libertà di espressione, per la giustizia sociale,l’accesso all’istruzione o al cibo; per ladignità. Spesso sono soli e arrivano a mettere a rischio la propria incolumità, ma non mollano ed è proprio questa spinta vitale che arriva come un’onda (propositiva) daBigger Than Us: possono esserci situazioni ingombranti, più grandi del singolo, ma qualcosa si deve muovere perché non si può rimanere ad aspettare che le cose mutino da sé, altrimenti potrebbe essere troppo tardi. Sono loro a insegnarci, senza salire in cattedra, e a mostrarci come fare parte del mondo.