Il microbo di Vulcano ghiotto di CO2

Il microbo di Vulcano ghiotto di CO2

 

Unmicrobo di origine vulcanicaghiotto di CO2. È quello scopeto in una sorgente termale nell’isola di Vulcano, appartenente all’arcipelago delle Eolie a nord della Sicilia, e i ricercatoriaffermanoche sia in grado didivorare anidride carbonica«in modo sorprendentemente rapido». Si tratta nello specifico di uncianobatterio, un gruppo di organismi fotosintetici unicellulari cosiddetti “ossigenici”, ovvero capaci di produrre ossigeno molecolare (O2) utilizzando l’acquacome fonte di elettroni, che avrebbetrasformato la CO2 in biomassapiù velocemente di qualsiasi altro cianobatterio conosciuto. La scoperta è avvenuta a settembre dello scorso anno nella prima spedizione diTwo Frontiers Project(2FP), un programma di ricerca focalizzato sullo spazio e suglioceanicomposto da un team internazionale di scienziati e leader del settore. «Il progetto sfrutta3,6 miliardi di anni di evoluzione microbica– hadichiaratoalGuardianBraden Tierney, direttore esecutivo e cofondatore di 2FP, che rivela come «l’organismo è cresciuto in modo sorprendentemente rapido rispetto ad altri cianobatteri». Nel corso dellaspedizioneCarbon1, concentrata nellaBaia LevantediVulcano, i sommozzatori hanno raccolto campioni dall’acqua ad alto e basso contenuto di anidride carbonica, utilizzandoli per esperimenti sul campo dicoltura cellulareesequenziamento del Dna. «Il 2FP sfrutta un aspetto chiave della fisiologia microbica: la loro capacità disopravvivere praticamente ovunque, vivendo di qualsiasi risorsa disponibile –spiegala società di biotecnologie Seed Health che ha finanziato il progetto –. I membri fondatori del 2FP hanno ipotizzato che i luoghi della Terra con la più alta CO2, quindi, avrebbero ospitato gli organismi più adatti a mangiarla». «Se vuoi trovare microbi del genere non inizi a cercare sulla tua scrivania o nel tuo giardino. Bisogna cercare da qualche parte dove ci sono microbi con proprietà che ancora non conosciamo», hadichiaratoGregor Tegl, ceo diArkeon, una startup che sfrutta un microbo trovato in un vulcano sottomarino pertrasformare la CO2 in ingredienti proteicicommestibili attraverso la fermentazione gassosa. A febbraio di quest’anno è partita unaseconda spedizione,Carbon2, che ha raccolto materiale biologico da dieci diverse sorgenti lungo le Montagne Rocciose delColorado, negli Stati Uniti. Ora gli studiosi stanno analizzando i risultati delle analisi in laboratorio e intendonopubblicare i datiin un database che accoppia le sequenze di Dna con campioni conservati dei batteri. La speranza del gruppo di ricerca, che porta avanti anche un progetto collaterale per la messa a punto di strumenti in grado di prevenire lo sbiancamento deicoralli, è che questi batteri possano essere utilizzati per avere unimpatto positivo sul clima. Ma non solo. Secondo una recente revisionepubblicatasull’International Journal of Environmental Science and Technology(Ijest), «l’utilizzo di sistemi biologici come i batteri modificati per gestire la CO2 ha l’ulteriore vantaggiodi generare utili sottoprodotti industriali comebiocarburanti, composti farmaceutici e bioplastiche». «La cattura della CO2 da parte dei batteri èun’opzione allettante per la mitigazione del cambiamento climaticoe la creazione immediata di materie prime a base biologica con valore aggiunto dalla CO2», sostengono gli autori dell’articolo. Tuttavia, concludono, per poter beneficiare di questi vantaggi «sarànecessario sviluppare ulteriormente innovazioni rivoluzionarieche comprendano i principali metodi biotecnologici (biologia sintetica e ingegneria metabolica e genetica)».