Cuba: le madri portano avanti le proteste anti governative

Cuba: le madri portano avanti le proteste anti governative

 

Nel luglio 2021,Cubaè stata palcoscenico di numeroseproteste contro il Governo:povertà, carenza di cibo elatte, ripetuti blackout di energia elettrica e condizioni di vita precarie aggravate dalla pandemia, sono stati i motivi che hanno portato i cittadini a scendere, per le strade per chiedere un cambiamento politico e maggiore libertà. Un malcontento sociale che, secondo il Governo e il presidente Miguel Díaz-Canel, è statocreato ad hoc dagli Stati Uniti. Le tensioni (mai sciolte) tra Cuba e Usa sono poi peggiorate quando la presidenza Trump ha inasprito l’embargo, disponendo 243 “misure coercitive” che hanno messo ancor di più in ginocchio l’economia dell’isola che vive di turismo.Chi protesta incolpa, oltre le sanzioni statunitensi, anche il Governo (definito dai cittadini una “dittatura”), accusato diaver fatto precipitare il Paese nella miseria. Queste manifestazioni, oltre ad avere un valore storico (era dallerivolte di Maleconazoche non si vedeva una partecipazione così alta di cittadini), hanno anche un significato simbolico: sono soprattutto le donne a portare avanti il grido del dissenso. Ivolti delle madrisono infatti diventatisimbolodelle proteste antigovernative. È il 9 giugno 2022 quandoAmelia Calzadilla, madre 33enne di 3 figli, tramite unvideo condiviso su Facebooksi scaglia contro il Governo, denunciando ledifficili condizioni di vita:la giovane donna ha chiesto alle autorità locali di poter accedere a un servizio di gas naturale fornito dal Governo in quanto la sua abitazione ne è sprovvista e il costo della bolletta dell’elettricità supera il suo stipendio mensile. Lo sfogo online di Calzadilla è stato l’ennesimo tentativo difarsi ascoltare e ricevere rispostedalle autorità localiche fino a quel momento l’avevano ignorata: «La mia domanda è rivoltaalle madri che come me sono preoccupate per l’elettricità,o perchénon sanno cosa dare da mangiareai loro figli. A loro chiedo: quanto ancora potete sopportare questa condizione? Perchéio non ne posso più»dice Calzadilla mostrando la bolletta. Nonostante siano state scagliate minacce e ingiurie contro la 33enne con l’obiettivo di screditare la sua immagine, insinuando a esempio che fosse pagata dagli Stati Uniti, la sua rimostranza è diventata virale e ha fatto nascere l’hashtag#TodosSomosAmeliadove altre donne e madri cubane, stanche della situazione in cui vivono, possono raccontare la propria storia. A sostegno di Calzadilla si è schierata anche la Federazione Latinoamericana delle Donne Rurali di Cuba -Flamur,promotrice nel 2020 insieme alla Lega dei Contadini Indipendenti di Cuba dell’iniziativaSenza la Campagna non c’è Patria:le 2 associazioni, tramite unaletterainviata all’Osservatorio Cubano dei Conflitti (Occ), hanno espresso vicinanza alla donna. “A Cuba, la giovane Amelia Calzadilla con il suo discorso coraggiosoha scosso non solo la sensibilità delle famiglieurbane, maanche di quelle rurali”,si legge nella lettera. Donne di città da una parte e contadine dall’altra, unite per lo stesso motivo:combattere la povertà e cambiare Governo.Non è un caso comunque se dietro alle proteste di Cuba troviamomolte personalità e figure femminili:secondoElva Orozco Mendoza, professoressa di scienze politiche allaUniversity of Connecticut,le donne hanno dominato laresistenzain tutta l’America Latina. «Le madri sentono gli effetti che certe politiche o certe inazioni del Governo potrebbero avere sui loro figli; e per questo le persone pensano che la loro sia una lotta legittima» ha spiegato Orozco MendozaadAljazeera. E parlando di figli, non si può non nominare loro: lemadri delbarrio, costrette a vivere in una condizione di povertà quasi assoluta e impossibilitate a nutrire i propri figli. La disperazione di queste donne ha raggiunto livelli talmente insopportabili che, per farsi sentire,hanno decido di bloccare le autostrade insieme ai loro figli,formando lunghe catene umane; in altri casi, invece, camminano per le strade sbattendo pentole fino a quando non ritorna disponibile l’elettricità. Bisogna ritornare a quel luglio 2021, quando le proteste sono divampate, facendo arrestare oltre 1.000 persone tra cui anche i 3 figli diElizabeth Leon. La donna, insieme ad altre madri deLa Güinera, una delleperiferiepiù povere e segregate della capitale cubana, con strade non lastricate e palazzi pericolanti, è scesa in strada eha iniziato la sua battaglia per la liberazione dei suoi figli, secondo lei, incarcerati ingiustamente. Non è la prima volta che aCubaledonne sono impegnate in prima linea nelle proteste.Nel 2003 si formò il movimento di opposizioneDamas de Blanco(Ladies in White) composto damogli e parenti di dissidenti incarceratiedesaparecido:queste donne, ogni domenica, terminata la celebrazione religiosa, indossavano abiti bianchi che simboleggiavano la pace, per poi sfilare silenziosamente per le strade. E così, ieri come oggi, sono le donne a portare avanti il dissenso a Cuba, in attesa che la loro condizione (e quella dei loro figli) migliori.