Uk: Just Eat fa marcia indietro e licenzia 1.700 riders

Uk: Just Eat fa marcia indietro e licenzia 1.700 riders

 

JustEatha da pocolicenziatoben1.700 fattorininel Regno Unito.Un dato che sorprende, se pensiamo che si tratta della prima azienda del settore in Europa ad averassunto i propri riders come dipendenti a tempo pienonel 2020, attraverso un regolare contratto di lavoro con retribuzione oraria fissa e bonus legato al numero di consegne, oltre a riconoscere un rimborso chilometrico. Questa decisione poco si addice al modelloScoobera cui l’azienda aveva aderito, garantendo ai propri dipendentibeneficicome l’assicurazione di responsabilità civile e sulla vita, ferie e indennità integrative per lavoro notturno, festività e lavoro straordinario, oltre che malattia e maternità/paternità pagata. Ed è stata proprio l’offerta di questibenefitche, insieme agli affari in calo,ha penalizzato Just Eatrispetto ai concorrenti che fondano la propria fortuna sul lavoro di riders inquadrati come lavoratori autonomi occasionali. Ma il modello di impiegoScoober, assicura il managing director Andrew Perry, rimarrà attivo in Europa. I riders di Just Eat Italia possono perciò dormire sonni tranquilli, o quasi. Sono soprattutto i fattorini delle consegne che lavorano per altre piattaforme comeDeliveroo, FoodToGo, GlovoeUber Eatsa richiedere a gran vocemaggiori tutele. Infatti, inItaliaè in vigore dal 2020 uncontratto collettivonazionale(Ccnl) che riconosce lanatura autonoma del lavoro dei riders,siglato traAssodelivery(associazione che rappresenta le piattaforme di food-delivery, esclusa Just Eat) e un unico sindacato (Ugl – Unione Generale del Lavoro). Ed è proprio per la scarsa rappresentatività di quest’ultimo che è stata fin da subito messa in dubbio la validità di questo Ccnl. Le criticità del lavoro dei riders sono tante a partire dallaretribuzione, determinatadal numero di consegneeffettuate e daltempoimpiegato per effettuarle. Ed è l’algoritmo a definire il tempo necessario per una consegna, assegnando un punteggio più alto ai lavoratori più efficienti. Epiù punti si hanno, più verranno assegnate consegne. Una “corsa alle consegne” che potrebbe metterein secondo piano l’attenzione per lasicurezzada parte dei fattorini, sebbene tutti loro (autonomi e dipendenti) abbiano copertura Inail (infortunio sul lavoro). Inoltre, c’è rischio che più riders condividano un account e che il titolare dello stesso possa far lavorare più persone sotto di sé, configurando così il caporalato. Ad oggi,solo i dipendenti di Just Eat lavorano su turni, ricevendo una base stipendiale fissa indipendentemente dal numero di consegne effettuate. L’azienda ha inoltre apertoin diverse città italiane hub, centri dedicati ai riders, in cuiprendere in prestito mezzi sostenibilicome scooter elettrici ed e-bike,rifornirsi di equipaggiamentoper le consegne, o usufruire dispazi di ristoro, incontro e formazione. In Spagna,dove la legge stabilisce che i riders sono lavoratori subordinati, è stata fatta a gennaio una multa di 57 milioni di euro a Glovo, per l’assunzione irregolare di 7.000 riders a Madrid. In Italia, sebbene alcuni tribunali abbiano sostenuto la natura subordinata dei riders, le sentenze hanno avuto effetto solo per il lavoratore che ha intentato la causa. C’ètanta strada ancora da fareper ottenere una maggioretutela per i quasi 30.000 ridersitaliani, prima di tutto attraverso una contrattazione collettiva che garantisca migliori condizioni di lavoro per tutti. Magari seguendo l’esempio di Just Eat Italia.