Perché i bacini imbriferi montani sono così importanti?

Perché i bacini imbriferi montani sono così importanti?

 

Una risorsa preziosa ma quasi sconosciuta, sia per il pubblico che per imprenditori e politici. Sono ibacini imbriferi montani, detti ancheBim. Si tratta di zone chedelimitano i corpi idrici,come fiumi o laghi, che sono interessati daopere e impianti per la produzione di energia.In Italia sono 113 e, per la prima volta,FederBim (Federazione Nazionale dei Consorzi di Bacino Imbrifero Montano),in collaborazione conCresme(Centro ricerche economiche, sociologiche, di mercato e di sistemi informativi),li hamappati tutti. Le questioni legate al lorofunzionamentosono state raccolte nel rapportoI Bim al tempo della crisi idrica e energetica:l’associazione creerà una piattaforma online per il monitoraggio costante dei bacini. I Bim sonoal centro dell’attenzione, a causa delladurissima siccitàche sta colpendo gran parte del territorio italiano e che ha significato uncalo di quasi 17 Twh(terawatt)nella produzione di energia idroelettrica nel 2022(-37,7% rispetto al 2021). Il ruolo deibaciniin questo scenario è fondamentale: il 74% degli impianti energetici è infatti legato a loro.Contribuiscono al 90% della produzione italiana,con dei picchi in Lombardia e Trentino Alto Adige, secondo il report. Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno,le centrali che sfruttano l’acquaper generare elettricità coprono il 16% della produzioneenergeticatotaledel Paese. Nel 2021, il settore è cresciuto più di tutti gli altri, segnando un +4%. Dallerisorse di acquadel sistema montagna potrebbe trarre beneficio circa il 47,5% del territorio italiano, afferma il rapporto, vale a dire 3.235 comuni e circa 13 milioni di persone (il 22,1% della popolazione). La legge (prima con la norma 959/1953 e poi con la 228/2012) ha riconosciuto infatti unsovracanone a favore dei territori, a carico dei concessionari che utilizzano gli impianti idroelettrici.Questa misura dovrebbe ristorare gli abitanti delle aree dei bacini per il depauperamento idrico. Queste tariffe, però,cambiano di territorio in territorioe non sempre sono facili da tracciare, ha spiegato Tommaso Dal Bosco, direttore diFederBim, durante laconferenza stampadipresentazione del rapporto. Oggi in Italia ci sono solo 68 consorzi, concentrati a Nord, con l’eccezione dei 5 che esistono in Sardegna, e vi aderiscono poco più di 1.600 comuni. Quindi,Federbimriesce a monitorare il sovracanone in 2.270 sui 3.750 che ne avrebbero diritto.Almeno 1.400, secondo il rapporto, non vengono invece monitorati, perché non consorziati. Dall’analisi emerge unproblema di conoscenza e consapevolezzadei bacini imbriferi montani e delle loro risorse, che porta, di conseguenza, a mancanze nella loro gestione economica. I 150 milioni derivanti ogni anno dal sovracanone spesso non vengono investiti in interventi utili dagli enti territoriali, ma vengono dispersi in progetti dal piccolo impatto.