Usa: stop al monopolio cinese

Nell’ultimo decennio, laCinaè stata in grado di imporsi comepotenza economica globale, divenendo la seconda più grande economia al mondo. Rimangono, però, preoccupazioni riguardo alla sua politica commerciale, che ha portato atensionieconomiche e politiche, in particolare con gli Stati Uniti. La Cina ha stabilito il suo monopolio anche nel settore automobilistico,dominando il settore della mobilità elettrica. Il paese, infatti,controllaoltre il 90%della catena di approvvigionamento dellagrafite, materiale necessario per la realizzazione dell’anodo (elettrodo negativo), che insieme al catodo (elettrodo positivo) compone le batterie per leauto elettriche. La grafite èsempre meno disponibile, ma sempre più richiesta(si stima che la domanda possa triplicare entro il 2030): oltre che dal settore automobilistico, infatti, è contesa dalsettoresiderurgico, dove viene utilizzata nella produzione dell’acciaio. Questo materiale richiedelunghi processi di purificazionecon l’utilizzo di sostanze chimiche corrosive, altamente inquinanti. La Cina detiene inoltreil 60% dellitiomondiale, altro componente fondamentale delle batterie agli ioni di litio, usate per le auto elettriche. Per limitare l’approvvigionamento dalla Cina sono molte le aziende che, specialmente in America ed Europa, cercano altrove la propria fornitura di grafite, ancheinvestendo direttamente in nuove miniereda esplorare oin impianti di lavorazione più sostenibili, talvolta alimentati da energie rinnovabili e in grado di produrre minori quantità di rifiuti. Per il processo di purificazione, per di più, le nuove aziende del settore stanno optando perl’utilizzo di sostanze chimiche meno dannose. Alcuni ricercatori stanno invece sperimentandol’uso di materiali alternativi per la realizzazione degli anodi, come la lignina, o il silicio (anche se in combinazione alla grafite). Insomma, sebbene la grafite per il momento mantenga il suo primato nel settore della mobilità elettrica,staccarsi dalla dipendenza dai paesi asiatici sembra sempre più possibile, e necessario. Ancheper salvaguardare la sicurezza del Paese, ha sottolineato il Presidente UsaJoeBiden, che prevede dibloccare o quantomeno limitare gli investimenti statunitensi nelle aziende cinesi, specialmente nel settorehi tech(intelligenza artificiale, microchip, super computer, ecc.), di spicco per l’economia di Pechino. L’obiettivo, per gli Usa, è quello di evitare che il trasferimento di competenze e risorse (finanziarie, ma anche strategiche, come l’export di semiconduttori)possa potenziare le capacità militari e logistiche dei rivali. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hannolimitato gli investimenti in aziende come Huawei e Zte, preoccupati chefossero controllate dal governo cinesee che, quindi, potessero essere utilizzate per la raccolta di dati sensibili o per il sabotaggio delle reti digitali americane. Per questo, hanno adottato una serie di misure comeil divieto per i propri connazionali di collaborare con queste aziendeper la costruzione di reti 5G o di investire nelle loro azioni. C’è chi sostiene, però, chequeste restrizioni limitino la concorrenza e il libero mercatoe che possano arrivare addirittura a danneggiare l’industria tecnologica globale.