Intelligenza artificiale e chatbot: come cambierà l’istruzione?

Intelligenza artificiale e chatbot: come cambierà l’istruzione?

 

Nell’edizione della scorsa primavera delTEDSal Khan, amministratore delegato dellaKhan Academy, aveva suscitato grande entusiasmo nel mondo dell’istruzione, predicendo chei chatbot basati sull’intelligenza artificiale avrebbero rivoluzionato il modo in cui apprendiamo. Questi chatbot, alimentati da avanzati modelli linguistici come GTP-4 diOpenAI, sono progettati per offrire unapprendimento personalizzatopotendo, potenzialmente,colmare le lacune nei risultati scolastici in modo più rapido ed efficientedi quanto potrebbe impiegare un insegnante in carne e ossa. Per esempio, alcune piattaforme educative comeKhan AcademyeDuolingohanno già introdotto deichatbot-tutor basati su GTP-4, suscitando un rinnovato entusiasmo per l’istruzione automatizzata. Tuttavia, mentre la Casa Bianca si unisce al coro elogiando e sostenendo il potenziale trasformativo dell’intelligenza artificiale nell’istruzione,alcuni esperti mettono in guardia contro il pericolo di abbracciare questo strumento in maniera acritica. Una delle principali preoccupazioni riguarda laveridicità delle informazioni fornite dai chatbot basati sull’intelligenza artificiale, che potrebbero inventare liberamente e trasmettere informazioni errate agli studenti. Ben Williamson, ricercatore presso ilCentro per la ricerca sull’educazione digitaledellaUniversity of Edinburg, ha lanciato l’allarme sulle affermazioni precipitose sull’impiego di questi chatbot: «La prova che i chatbot basati sull’intelligenza artificiale possano fornire questi effetti non esiste ancora», sottolinea. Inoltre,non manca la preoccupazione per la possibile parzialità e opacità di questi sistemi, che potrebbero rendere difficile per insegnanti e studenti comprendere come questi strumenti elaborino le loro risposte. Nuovi approcci, nuove perplessità L’ordine esecutivorecentemente emanato dal presidente statunitenseJoe Biden, che invita a sfruttare il potenziale dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, indica un chiaro impegno del Governo verso questo nuovo approccio educativo. Ma i critici avvertono:il clamore intorno ai robot-tutor potrebbe distrarre dalle iniziative più tradizionali e umane, come l’accesso universale alla scuola dell’infanzia, che ha dimostrato di avere un impatto positivo sui risultati accademici. Inoltre, oltre alle preoccupazioni didattiche emergonoquestioni etiche e legali legate alla privacy e alla proprietà intellettuale: l’utilizzo di modelli linguistici addestrati su vasti databese di testi provenienti da internet senza compensare i creatori, infatti, solleva dubbi sull’equa retribuzione e l’utilizzo improprio di materiali educativi. Rendi Weingraten, presidente dellaFederazione americana degli insegnanti, ha affermato che il sindacato sta collaborando con il Congresso perregolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, garantendo equità e sicurezza: «Gli insegnanti utilizzano la tecnologia educativa ogni giorno e vogliono avere più voce in capitolo su come la tecnologia viene implementata nelle classi» spiega, concludendo: «L’obiettivo qui è promuovere il potenziale dell’intelligenza artificiale e proteggersi da gravi rischi». Ma la storia dell’istruzione assistita dalla tecnologia non è una novità: già nel corso degli anni ’60 erano stati fatti i primi blandi tentativi di introdurre “macchine didattiche” all’interno del sistema educativo. A differenza dei loro obsoleti predecessori, però,i moderni chatbot basati sull’intelligenza artificiale sembrano offrire un approccio più spontaneo e coinvolgente: per esempio, l’uso di GTP-4 permette risposte immediate e un linguaggio colloquiale, rendendo l’apprendimento più avvincente per gli studenti. Se l’istruzione automatizzata può rappresentare un nuovo capitolo, è essenziale garantire che questo sia scritto con la massima attenzione e responsabilità.