Calcio femminile: a quando la parità di genere?

Calcio femminile: a quando la parità di genere?

 

Dopo lo sciopero e le proteste delle ultime settimane,le giocatricidella nazionale del Canada e la Federcalcio Canadesehanno raggiunto un accordo sull’adeguamento dei fondi e dei premi in base alle prestazioni. «Si tratta di rispetto, si tratta di dignità, e si tratta di equilibrare il sistema competitivo in un mondo che è fondamentalmente disuguale», hadichiaratoil segretario generale della Federcalcio canadese Earl Cochrane. «Siamo stati coerenti sulla necessità di avere uguaglianza e parità di retribuzione come pilastri di ogni nuovo accordo con i nostri giocatori, e stiamo andando in questa direzione. Mentre questo è un importante passo avanti, e segnala il progresso, c’è ancora più lavoro da fare per garantire che a entrambi i nostri programmi nazionali siano date le risorse necessarie per competere». Un’ulteriore dimostrazione di come scioperare e far sentire la propria voce sia sempre utile, in qualsiasi settore. Ilmondo delcalcioè all’apice della sua popolarità inCanadagrazie alla nazionale femminile, che ha vinto l’oro olimpico a Tokyo, e alla squadra maschile che ha raggiunto per la prima volta dopo 36 anni la qualificazione alla Coppa del Mondo in Qatar; inoltre, il Paese ospiterà la Coppa del Mondo maschile nel 2026, insieme a Messico e Stati Uniti. Stupisce, quindi, che la nazionale femminile, una delle squadre favorite per la vittoria del prossimo Mondiale che si disputerà questa estate in Australia e in Nuova Zelanda, sia costretta aprotestare contro la propria Federazione(Canada Soccer), dopo la decisione ditagliare significativamente il budget.Una decisione che rischia di minare la stabilità di una squadra e le proprie possibilità di successo. Come spiegail comunicato pubblicato su twitter dalsindacato delle calciatrici canadesi, l’iniziale decisione discioperarenon giocando la partita del 16 febbraio contro la nazionale statunitense in occasione dellaShe Believes Cup, avrebbe innescato una serie diazioni legalicontro le giocatrici, dal valore di milioni di dollari, quando non hanno ancora ricevuto il compenso che spetta loro per le partite giocate nel 2022. La squadra femminile canadese è statasostenuta anche dalla sua controparte maschile,che ha rilasciato unadichiarazionein cui affermava di essere “con tutto il cuore” in loro appoggio nel fare pressioni sulla Federazione al fine di “fornire un compenso ragionevole ed equo e condizioni di lavoro”. La nazionale ha comunque deciso difar sentire la propria vocein altri modi: prima del fischio d’inizio, in segno di solidarietà nel perseguimento della parità di genere nel calcio, le giocatrici si sono riunite a centrocampoformando un cuore e indossando una magliaviola con la scrittaEnough is Enough. 3 anni fa erano state le americanea far partire una battaglia simile contro la propria federazione, denunciandola per discriminazione di genere e raggiungendo un accordo sulla parità salariale prima che il caso venisse avviato in tribunale. L’iniziativa ha ricevuto anche il supporto delleLionesses(il soprannome dellanazionale femminile inglese) che sono scese in campo contro l’Italia con unafascia viola al polso. In occasione dellaArnold Clark Cup, il quadrangolare tra Inghilterra, Italia, Belgio e Corea del Sud, la nazionale italiana non ha mostrato supporto alla nazionale canadese, né ha indossato la fascia arcobaleno in sostegno della comunitàLgbtq+. Il sindacato dellegiocatrici canadesiha affermato che la squadra continuerà avestirsi di viola fino a quando la sua federazione “non avrà adottato standardche garantiscanoparità di trattamento e opportunità”. Non si è fatta attendere la risposta della Federazione calcistica: “Canada Soccersi è impegnata a negoziare un contratto collettivo globale con entrambe le associazioni di giocatori delle squadre nazionali femminile e maschile – si legge nel lorocomunicato- L’accordo, una volta concluso, sarà storico e porterà un vero cambiamento e una vera equità nella Federazione”. In tutto il mondo la programmazione dellosportfemminilenon ottiene le attenzioni e i fondi necessari, ma dovremmo chiederci come sia possibile che nemmeno successi sportivi come 2 bronzi e 1 oro olimpici non bastino a mantenere una nazionale all’interno dei radar della propria federazione. Mettere i bastoni tra le ruote di un movimento è una scelta controproducente che può solo rallentare il cambiamento, senza davvero fermarlo.