Oro blu: le aziende italiane lo stanno tutelando?

React, start-up italiana che in passato ha coordinato la ricerca del progettoWater Crimes,focalizzato sull’analisi e classificazione degli illeciti legati all’acqua nei Paesi membri, ha stilatoAcqua 2023.Si tratta di unreport sul monitoraggio dell’‘oro blu’ in Italia,per capire a che punto siamo per esempio con lestrategie di trasparenza, sicurezza e integrità del settore idrico nazionale. Valutando un campione di62 aziende idrichee utilizzando alcuni indicatori collegati alle norme di anticorruzione, trasparenza e prevenzione di illeciti, il monitoraggio indica come le aziende del settore idrico siano oggiancora lontane dalle migliori pratiche per proteggere il bene acqua. Attraverso tre indicatori (trasparenza, integrità e strumenti) è emerso infatti che il valore medio dei 62 enti presi a campione è di 17,29, ovvero poco più della metà del valore massimo assegnabile (33). Gli enti con un valore inferiore alla media nazionale sono 26, pari al 41,9% del campione. Tradotto significa che oggi siamolontani dal garantire standard di trasparenza e sicurezzaper il settore idrico. Qualche esempio? Meno della metà delle aziende analizzate (28 su 62) ha pubblicato sul proprio sito unpiano anticorruzionecompleto e aggiornato. E, ancora, solo il 27,5% delle aziende mette oggi a disposizione dei dipendenti, che voglionodenunciare illecitirelativi al settore idrico, unapiattaforma informaticafacilmente accessibile e in grado di garantire la riservatezza della segnalazione. Anche laformazionelatita: meno della metà delle aziende investe su un personale aggiornato tramite corsi su temi di etica, integrità e prevenzione della corruzione. «Le aziende del settore idriconon sono sufficientemente organizzate per proteggersi da corruzione e frodi, ma data la situazione di costante crisi ed emergenza, questi percorsi di rafforzamento delle misure di tutela devono accelerare ed essere più ambiziosi, dandosi obiettivi più elevati rispetto al semplice adempimento normativo, ha affermato il direttore diReact, Nicola Capello. Tra gli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile c’èl’accesso universale all’acqua, bene che secondo le Nazioni Unite è oggi sempre più minacciato tracrisi climatica, inquinamento, ma anche per interessi criminali e del controllo geopolitico. Anche per questo – oltre al monitoraggio realizzato in Italia – nei prossimi mesi la start-up condurrà sia un’analisi più approfondita sui contenuti delle strategie dirisk analysiserisk mitigationdegli enti del settore idrico, sia unmonitoraggio sulla gestione degli investimenti del Pnrr nello Stivale.«Gli investimenti nel settore idrico, già stabiliti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per i prossimi anni, ammontano a 3,9 miliardi di euro, di cui 2,9 miliardi provenienti dal Pnrr: una somma ingente con cui il governo intende aiutare a risolvere alcune fragilità del sistema idrico e a tutelare l’acqua, ma che, allo stesso tempo, sono una vera sfida per gli operatori del settore», chiosa Lorenzo Segato, amministratore diReact.