Il nuovo ordine mondiale a un anno dalla guerra

Il nuovo ordine mondiale a un anno dalla guerra

 

Aun annodall’invasione dell’Ucrainada parte della Russia, l’Occidente sembra aver rafforzato la suavisione comunesu alcune delle principali sfide globali. Ma la guerra ha anche esteso la divergenza tra le prospettive di Europa e Stati Uniti rispetto a quelle del resto del mondo. È quanto rileva unsondaggiodelConsiglio europeo per le relazioni estere(Ecfr) realizzato in 9 Paesi dell’Unione europea oltre a Gran Bretagna, Cina, India, Turchia, Russia e Stati Uniti. I risultati della ricerca, si legge nella nota diffusa dal think thank paneuropeo, suggeriscono “sia il consolidamento dell’Occidente sia l’emergere dell’ordine internazionale post-occidentalea lungo annunciato”. Nonostante un numero significativo di cittadini europei desideri che il conflitto in corso cessi il prima possibile, la maggioranza degli intervistati concorda sull’idea che “l’Ucraina ha bisogno di riconquistare tutto il suo territorio,anche se ciò significa una guerra più lungao più ucraini uccisi e sfollati”. Lo stesso vale per Gran Bretagna e Stati Uniti. Al contrario,per il blocco non occidentaledel campione “il conflitto tra Russia e Ucraina devefinire il prima possibile, anche se ciò significa che l’Ucraina deve cedere il controllo delle aree alla Russia”. In media il 71% dei cittadini inglesi, statunitensi ed europei intervistati definisce laRussiaun Paese “rivale” con cui è necessario competere o un “avversario”, mentre è considerato un “alleato” o un “partner” per il 79% delle persone in Cina e per il 69% in Turchia. L’inchiesta, spiega l’Ecfr,“rivela che laguerra di aggressionediretta di Vladimir Putin e i suoi fallimenti militari durante il conflitto non sembrano aver indotto le persone nei Paesi non occidentali a declassare la loro opinione sulla Russia o a mettere in dubbio la sua forza relativa”. Sui 9 Paesi europei coinvolti nel sondaggio, inoltre, il 55% preferiscenon acquistarecombustibili fossilirussi“anche se ciò comporta problemi di approvvigionamento energetico”, mentre solo il 24% è favorevole a continuare il commercio con la Russia pur di non interrompere le forniture. Nonostante quella a fianco dell’Ucraina venga descritta dai Paesi occidentali come una battaglia di solidarietà per un “mondo libero”,per la maggioranza dei cinesi e turchi il sostegno a Kyiv è motivato dalla volontà didifendere il dominio occidentaleo la propria sicurezza. Su un elemento però sono quasi tutti d’accordo:l’agonia dell’ordine liberalerappresentato dagli Stati Uniti. A pensarla così sono in primo luogo i cittadini statunitensi: solo il 9% tra quelli intervistati, infatti, immagina una supremazia globale pilotata dalla Casa Bianca nel prossimo decennio. «In modo paradossale – spiegano i ricercatori – la ritrovata unità dell’Occidente in risposta all’aggressione della Russia non segnala una resurrezione di un ordine internazionale guidato dall’America». È invece opinione più diffusa che si rafforzerà ilbipolarismoUsa-Cina. Così la pensano il 26% dei cittadini americani, il 29% di quelli inglesi e il 28% di quelli europei intervistati. Russia e Cina, invece, sposano in maggioranza la tesi delmultipolarismo, ovvero di una leadership frammentata in diversi Paesi, profilo che trova credito anche presso India (21%) e Turchia (23%). L’Occidente, insomma, sembra più compatto ma nel complesso più debolee meno influente rispetto al passato, costretto a fare i conti con potenze (ri)emergenti restie a schierarsi ideologicamente verso l’uno o l’altro polo, e pronte invece a cogliere le opportunità commerciali rappresentate dai diversi attori della scena internazionale. «A nostro avviso, l’Occidente farebbe bene a trattare India, Turchia, Brasile e altre potenze comparabili comenuovi soggetti sovrani della storia mondialepiuttosto che come oggetti da trascinare nella parte giusta della storia – concludono i ricercatori – Questo potrebbe finire per essere il più grande punto di svolta geopolitico rivelato dalla guerra: cheil consolidamento dell’Occidente sta avvenendo in un mondo post-occidentale sempre più diviso».