Crisi dell’educazione e digitale

Crisi dell’educazione e digitale

 

I risultati dei sistemi educativi nei Paesi Ocse stanno peggiorando. Qualsiasi problema urgente abbia conquistato l’attenzione dei Governi dei Paesi sviluppati dell’Occidente non dovrebbe distrarli dalla considerazione di quello che è profondamente importante. In questo mega-anno elettorale,le democrazie saranno messe alla provaanche sotto questo profilo: sanno prendere in considerazione gli argomenti che uniscono tutti i cittadini o sono in grado di considerare soltanto ciò che li divide in tribù separate, conflittuali, manipolabili? Ci sono argomenti che valgono per tutti, come il clima, la biodiversità, la giustizia socialee, appunto,l’educazione. E sono argomenti che valgono per tutti perché definiscono la prospettiva di qualsiasi sistema nel medio e lungo periodo. Se i ragazzi non sono in grado di comprendere un testo, di leggere i numeri, di interessarsi alle innovazioni,le società che costruiranno saranno meno creative, meno profonde, meno capaci di risolvere i problemi. Probabilmentepiù ingiuste e meno libere. Il nuovo rapportoPisadell’Ocse sullaqualità dell’apprendimento di matematica, lettura e scienze degli studenti di 15 annioffre informazioni articolate. Che vanno analizzate da molti punti di vista diversi. Ma a una prima lettura non può non emergere prepotentemente il dato sintetico secondo il quale nei Paesi Ocsele ragazze e i ragazzi sono sempre meno bravi,in media, a comprendere ciò che leggono, a capire gli algoritmi matematici, a studiare scienza. I 15enni di oggi hanno meno probabilità di quelli di 10 anni fa di possedere le competenze citate. Il grafico di questi andamenti mostra unpicco nel 2012per la capacità dileggere, nel2009nellamatematica, nel 2006 nellascienza. Ma il declino più sensibile in tutti e 3 gli argomenti avviene dopo il 2012. Con un vero e proprio crollo tra il 2018 e il 2022 per la lettura e la matematica. L’Ocse non può che commentare attribuendo alla crisi del Covid il peggioramento recente, ma sottolinea con forza che la tendenza negativa ha avuto origine precedentemente. Lecrisi economicheche hanno avuto origine nelledistorsioni del mercato finanziario americanoche hanno provocato l’implosione dei mutui nel 2007e che sono arrivate pesantemente in Europa intorno al 2011 spiegano probabilmente in parte questo fenomeno tanto preoccupante. È possibile infatti che le risorse per l’educazione siano state messe in discussionenei contesti che hanno affrontato la crisi, con restrizioni della spesa pubblica. Ci possono essere peraltro altre spiegazioni: un sistema complesso non si muove soltanto in base a poche variabili. E per esempio non si può non notare che nello stesso periodo ha cominciato a diffondersitra i giovani l’uso degli smartphonee deisocial network.Attenzione: niente può dimostrare che ci sia una relazione causale tra la diffusione di queste tecnologie digitali e la peggiore performance scolastica dei giovani. Ma una relazione tra i due fenomeni è invece stata denunciata più volte in diversi paper scientifici: sono emersi argomenti come la“sindrome di distrazione continua”, le depressionidovute al confronto con i modelli di bellezza esteriore proposti nei social network, le aggregazioni sociali su valori antiscientifici che sembra siano state accelerate dalle caratteristiche degli algoritmi di raccomandazione più usati dalle piattaforme digitali, e così via. Contemporaneamente, la discussione nei sistemi educativi sull’uso creativo e costruttivo delle tecnologie nel percorso di apprendimento non è stata sempre all’altezza della situazione, come dimostra sostanziale impreparazione delle infrastrutture dell’educazione di fronte alla crisi del Covid: hanno saputo sopravvivere in quell’occasione spostando online i loro normali processi, non hanno dimostrato di saper migliorare la loro qualità usando le tecnologie digitali.