Licenziamenti multinazionali: è il turno della Disney

DopoTwitter, Microsoft,Amazone Meta,nemmeno laWalt Disney Companysembra salvarsi. L’amministratore delegato Bob Iger ha annunciato illicenziamento di 7.000 dipendenti, ovvero il 3,6% della forza lavoro. Un bel taglio, che dovrebbe permettere all’azienda di coprire, almeno in parte, gli ingenti costi e arrivare a unrisparmio di 5,5 miliardi di dollari. È il 1923 quando WaltDisneyfonda, insieme al fratello Roy l’omonima azienda, che ha fatto sognare bambini e intere generazioni. Se inizialmente l’attività era incentrata sulla realizzazione di pellicole cinematografiche,oggi l’azienda opera in diversi settori:canali tv, produzione di film, piattaforme streaming, parchi a tema e prodotti di consumo. Nell’ultimo trimestre del 2022i ricavi sono cresciuti dell’8%,passando da 21,8 miliardi di dollari a 23,5 miliardi, con un particolare successo dei parchi a tema che continuano ad attrarre grandi e piccini e che hanno partecipato ai ricavi trimestrali con quasi 9 miliardi di dollari. Tuttavia, questo non è sufficiente. Gli ultimi dati di bilancio fanno storcere il naso e preoccupare gli azionisti:nel 2022 il valore di mercato dell’azienda si è quasi dimezzato.Disney ha registrato unaperdita di circa 1,5 miliardi di dollari per la piattaformastreamingDisney+che, a seguito dell’aumento del prezzo, ha perso oltre 2 milioni di abbonati, passando da 164,2 milioni a 161,8. In realtà, una differenza non così drastica. Le difficoltà nascono dall’elevatacompetitività del mercato: piattaforme comeAppleeAmazon Prime Videoriescono a essere estremamente efficienti, sfruttando le proprie tecnologie interne e abbinando il prodotto ad altri servizi. La televisione e il cinema, però, restano sempre indietro. Oggi, dopo la pandemia, molte persone preferiscono rimanere a casa, scegliendo divano e coperta insieme a una – quasi – infinita lista di titoli disponibili instreaming. Ciononostante, il 2022 ha decretato degli incassi soddisfacenti per la Disney che si è accaparrata il secondo posto al botteghino conAvatar 2, con oltre 2 miliardi di dollari.Male, invece, i risultati deicanalitelevisivi:Abc, a esempio, ha perso negli ultimi 4 anni un terzo dei propri spettatori in prima serata. Diventa quindi essenziale, secondo il Cec dell’azienda, unariorganizzazione internache si basa sulla creazione di3 unità operative separate. La prima formata dallapiattaforma streaminge dalla realizzazione di film, che si chiameràDisney Entertainment;la seconda dedicata allo sport, composta daEspneEspn+;infineil comparto formato daparchi a tema, navi da crociera e prodotti di consumo. «Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per rimodellare la nostra azienda attorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenuta e alla redditività per la nostra attività di streaming, posizionandoci meglio per affrontare le interruzioni future e le sfide economiche globali e fornire valore per i nostri azionisti» ha affermatoIger, infondendo grandi speranze per il futuro della centenaria compagnia. Le sue parole sembrerebbero aver calmato anche Nelson Peltz, investitore attivista che ha aspramente criticato la direzione Disney spingendo per l’acquisizione di un posto nel board della compagnia. Quest’ultima secondo Peltz necessita di un cambiamento decisivo che si incentri sulla creatività, il vero punto di forza dell’azienda. Tuttavia, a seguito delle ultime dichiarazioni, anche lui ha fatto un passo indietro, dichiarando la fine della guerra e definendola «una vittoria per tutti gli azionisti». Iltaglio dei costie lariorganizzazione internapuntano a controllare – e contrastare – un momento di grande difficoltà. Ma sarà la soluzione giusta? Non ci resta che aspettare gli effetti di queste decisioni e capire se potranno realmente riportare la magiaDisney, come sperato dagli investitori.