L’Iran mira agli occhi dei manifestanti

L’Iran mira agli occhi dei manifestanti

 

Pistole da caccia, pallini di metallo, una strada buia e un colpo dritto agli occhi: sono gli elementi fondamentali della strategia delleforze di sicurezza iranianenel corso delleprotesteche si susseguono da ormai 5 mesi in Iran. Le autorità attaccano i manifestanti con l’intento di procurare loro una ferita indelebile:la perdita della vista(e, in molti casi, di un occhio). I medici di 3 ospedali della capitale Teheran -Farabi Eye Hospital,Rasoul AkrameLabafinejad-hanno partecipato aun’inchiestadelNew York Times, dichiarando di aver curatopiù di 500 manifestanti con ferite agli occhidurante le proteste a livello nazionale. Nello stesso rapporto è emerso che, nella provincia iraniana del Kurdistan, sono state curate almeno 80 persone con lesioni simili. LaricercadiIran Human Rights, la Ong per la difesa dei diritti umani in Iran con sede in Norvegia, ha dimostrato che, tra le vittime di questi attacchi, si registra unnumero elevatissimodidonne.«Non disponiamo ancora di dati sufficienti, ma ho l’impressione che le ragazze giovani siano colpite agli occhi in una percentuale superiore alla media delle vittime», ha affermato il direttore diIhrMahmood Amiry Moghaddam. Alcuni medici – che attualmente curano i manifestanti in segreto -intervistatia dicembre dalGuardianhanno dichiarato che, spesso, le donne arrivano in ospedale con ferite diverse rispetto agli uomini, rivolteai volti, ai seni e ai genitali. «Ho curato una donna sui 20 anni, che era stata colpita ai genitali da due pallottole. Altri 10 pallottole erano arrivate nell’interno coscia: queste 10 sono state rimosse facilmente, ma le prime 2 due sono state difficilissime da togliere», ha dichiarato uno dei medici. «C’eraun serio rischio di infezione, quindi le ho chiesto di andare da un ginecologo di fiducia. Ha detto che stava protestando quando un gruppo di circa 10 agenti di sicurezza l’hanno accerchiata le ha sparato ai genitali e alle cosce», ha aggiunto. La scorsa settimana, il quotidiano britannico ha pubblicato unanuova intervistafatta ad alcune donne iraniane che hanno dichiarato di aver subitoabusi sessualida parte delle forze di sicurezza. «Mi hanno coperto il volto con l’hijabe non riuscivo a vedere nulla. Sono stata spogliata e mi è stato detto che una dottoressa sarebbe entrata nella stanza e mi avrebbe visitato. Pochi minuti dopo, qualcuno è entrato e, quando mi ha toccata, ho capito che era un uomo», ha raccontato un’iraniana che era stata arrestata poche ore prima e poi portata nella stanza degli interrogatori. Il giornalista britannico Patrick Wintourha spiegatodi aver visionato undocumento giudiziario internoscritto da Mohammad Shahriari, vice procuratore e capo dell’ufficio del procuratore generale e rivoluzionario di Teheran, e indirizzato ad Ali Salehi, procuratore generale e rivoluzionario di Teheran: nel rapportosi accertava lo stupro ai danni di 2 donne da parte di alcuni membri delle guardie rivoluzionarie. Tornando agli attacchi rivolti agli occhi dei manifestanti, tra le vittime c’è Ghazal Ranjkesh, che ha perso l’occhio destro. «Stavo tornando a casa da lavoro a Bandar Abbas ed erano le 9 di sera. L’ultima immagine che ho visto è stata quella del sorriso dell’uomo che mi ha sparato. I miei occhi erano molto belli! Me lo dicevano tutti.Adesso, quando mi guardo allo specchio, vedo un’estranea. E continuo a chiedermi: “Perché sorrideva?”», ha raccontato Ranjkesh. A inizio gennaio, poi, è tornata sui social e ha aggiunto che presto si sarebbe sottoposta a un intervento chirurgico per ottenereun occhio bionico. Storie come quella di Ghazal Ranjkesh dimostrano che, in situazioni orrende come questa, tutti sono vittime di attacchi. Violenti, brutali, inaccettabili. E che le donne ne subiscono di diversi. Mirati. Accade quandoil corpo diventa un bersaglio. E, lo stupro, un’arma di potere.