Il ciclo dell’acqua sta cambiando

Aria secca elunghi periodi di siccitàin alcune zone del mondo, come l’Europa, einondazioni devastantiin altre, come il Pakistan o l’Australia. Le variazioni nelciclo globale dell’acquastanno cambiando anche la distribuzione delle precipitazioni, a livello sia geografico sia temporale. A dirlo sono i ricercatoriGlobal Water Monitor, che hanno analizzato i dati satellitari dell’ultimo anno su temperature, umidità dell’aria e del suolo e quelli sulla portata di4.000 fiumi e laghi. Lo scenario che emerge dal report 2022 è “preoccupante”: con il progredire dellacrisi climatica, secondo gli scienziati, aumenterà la frequenza deifenomeni meteorologici estremilegati alla pioggia, o alla sua mancanza. Il ciclo dell’acqua è molto semplice: il liquido evapora dalla terra e da mare a causa del sole, entra in atmosfera sotto forma di vapore acqueo e poi ritorna verso il suolo con le precipitazioni. Man mano che il mondo diventa più caldo, a causa delle emissioni di gas serra, questo processo però diventa più rapido, afferma uno studiodell’Institut de Ciències del Mardi Barcellonapubblicato a febbraio 2022 suScientific Report, con effetti visibili sui nostri ecosistemi. L’anno scorso a influire sul ciclo sono state le temperature sopra la media registrate negli oceani, in particolare nelPacifico dell’ovest, che dovrebbe essere attraversato da correnti fredde. Le alterazioni non hanno avuto impatto sullequantità di piogge globali: “I valori medi sull’anno e sulla superficie – spiegano i ricercatori – sono molto vicini a quelli rilevati nel 2000”. Rispetto a due secoli fa però l’aria più calda (di 0,56° rispetto al periodo 1995-2005) e la riduzione dell’umidità hanno portato prolungati periodi diafa e siccitàin diverse parti del mondo, riducendo le riserve idriche necessarie ad agricoltura, allevamenti e alla vita quotidiana. Le immagini delfiume Po in seccae dei bagni estivi sotto i 40 gradi del Regno Unito raccontano bene gli effetti di questi cambiamenti. Lo stesso vale per l’ondata di caldo che ha travolto ilPakistanla scorsa primavera e che, nei mesi successivi, è stata seguita da un potente monsone, che ha causato allagamenti e frane anche inAfghanistan, India, Tailandia, Cambogia, Australiae molti altri Paesi. Si tratta di due aspetti dello stesso problema. Infatti il 2022 è terzo nella classifica degli anni che, per più tempo, hanno fatto registrare un record di basse precipitazioni dal 1979. Con un+12% di giorni siccitosirispetto alle medie dell’inizio del nuovo millennio. Le precipitazioni sono state inferiori alla media negliStati Uniti, in America del Sud, nel Corno d’Africa, ma anche nell’Asia centrale. In particolare, inCina, secondo i dati raccoltidall’ong britannicaChristian Aid, la siccità ha abbassato talmente tanto i livelli di fiumi e laghi da costringere a fermarsi gran parte dellecentrali idroelettricheche alimentano il polo industriale diSichuan, con danni economici per8,4 miliardi di dollari. Questa tendenza, secondo gli scienziati, non sembra limitata al 2022, ma potrebbeessere“a lungo termine”. Il bilancio mensile delle piogge però è rimasto invariato nel 2022. Questo significa che lo scorso anno è stato segnato, in alcuni periodi, dapiogge più forti della norma. Secondo ilGlobal Water Monitor, le precipitazioni estreme distribuite su periodi più brevi, di cinque giorni o meno,sono diventate più comuni, con forti rischi di inondazioni. Lo conferma anche lo studio dell’Institut de Ciències del Mardi Barcellona. Un ciclo dell’acqua più veloce significa anche unamaggiore salinitàdegli oceani e dei mari. A causa di questa caratteristica, il liquido evapora più rapidamente e in quantità superiore, soprattutto quando il termometro globale segna valori straordinariamente alti. L’acqua in eccesso torna poi al suolo confenomeni atmosferici sempre più estremi. Le tragedie che tra settembre e ottobre hanno colpito leMarche e l’isola di Ischia, in Italia,rientrano in questa categoria. A preoccupare gli esperti è soprattutto l’aumento dellepiogge ai Poli, che innescano un circolo vizioso: contribuiscono a sciogliere ghiacci e nevi e modificano così ulteriormente i parametri di salinità e temperatura degli oceani, agendo, di conseguenza, anche sullo stesso ciclo dell’acqua.