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Claudia Fiaschi, Terzo Settore: «Manca un quadro chiaro sulle agevolazioni fiscali»

La Svolta ricorda e saluta l’ex portavoce del Forum del Terzo Settore e presidente del Consorzio Co&so (morta dopo una breve malattia) con un’intervista fatta nel novembre 2023
Claudia Fiaschi, ex portavoce del Forum del Terzo Settore e presidente del Consorzio Co&so
Claudia Fiaschi, ex portavoce del Forum del Terzo Settore e presidente del Consorzio Co&so
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4 marzo 2024 Aggiornato alle 13:30

Ripubblichiamo un’intervista fatta nel novembre 2023 per salutare e ricordare Claudia Fiaschi, presidente di Confcooperative Toscana, vicepresidente nazionale di Confcooperative e presidente del Consorzio Co&So: una figura fondamentale nel mondo del Terzo Settore, del volontariato e dell’impresa sociale.

Oltre 350.000 istituzioni non profit, che impiegano più di 850.000 addetti e un esercito di volontari (per l’esattezza 4,5 milioni); 116.000 enti iscritti al nuovo Registro unico del Terzo settore, il Runts, frutto della riforma del comparto avviata nel 2016, di cui 22.000 sono nuovi iscritti e 5.000 nuove imprese sociali.

Questi sono solo alcuni dei numeri del Terzo Settore, un pezzo corposo dell’economia italiana, ingiustamente considerato una «stampella della pubblica amministrazione» spiega Claudia Fiaschi, ex portavoce del Forum del Terzo Settore e autrice del libro Terzo – Le energie delle rivoluzioni civili (pubblicato lo scorso anno in allegato al Corriere della Sera); oggi è, tra le altre cariche, presidente del Consorzio Co&so.

Rispetto a specifici settori, come quello sanitario, «il non profit fa da colonna portante», spiega Fiaschi. Ma per andare avanti ha bisogno non solo di fondi, ma soprattutto del completamento delle norme, in particolare di una autorizzazione che deve arrivare da Bruxelles: «Servirà a sbloccare la norma sul dispositivo fiscale, che consentirà al Terzo Settore di accedere alle misure di sostegno previste dalla Riforma», ha aggiunto. Claudia Fiaschi ne ha parlato con La Svolta.

Abbiamo letto sul Corriere un appello lanciato dal Forum del Terzo settore alla Giornata dell’Associazionismo del 28 settembre anche in vista della Manovra di Governo. Come sta, in termini economici, il Terzo Settore?

Il Terzo Settore sta subendo gli effetti dei rialzi dei costi come qualunque altro operatore economico: l’incremento dei costi che riguardano le utenze (come energia e gas) ma anche del costo del lavoro e per l’accesso al credito che, oggi, vede una crescita costante dei tassi. Ma, a fronte di questa situazione, il Terzo settore non ha a disposizione la stessa facilità degli altri operatori economici di rivedere al rialzo le proprie fonti finanziare. Né quelle dalla Pubblica amministrazione (Pa) né tantomeno quelle che vengono dai flussi economici diretti dai cittadini in forma di corrispettivo o donazione. Resta poi una diffusa preoccupazione per la sostenibilità di queste organizzazioni, che per altro hanno fronteggiato come tutti le varie stagioni di crisi, inclusa la pandemia, senza aver potuto accedere a forme di ristoro strutturale.

Quali sono le priorità al momento? Perché?

La priorità è senz’altro la definizione del quadro del dispositivo fiscale a disposizione degli enti del Terzo settore. Tutti gli altri aspetti che dovevano essere completati rispetto alle previsioni della riforma sono a buon punto. Abbiamo le regole sulla trasparenza, sulla valutazione, sulla rendicontazione sociale e economica. Manca invece un quadro delle agevolazioni fiscali chiaro e legittimato. La parola spetta su questo alla Commissione europea, che è tenuta a autorizzare le previsioni fiscali contenute nella riforma del Terzo settore.

Non tutti sono a conoscenza degli ambiti in cui opera il Terzo Settore, talvolta in sostituzione o in assenza del pubblico. Quali sono i servizi più “dimenticati” di cui invece vi fate carico?

Il Terzo Settore copre numerosi campi, sempre nell’ambito dei diritti fondamentali. Le attività di cosiddetto interesse generale di sua competenza sono 27: vanno dall’educazione all’ambiente, passando per la sanità, la disabilità, l’inclusione lavorativa, la cultura, lo sport. Forse non tutti sanno che, a esempio, i servizi per la prima infanzia (quindi gli asili nido e non solo) sono in buona parte progettati e realizzati direttamente dal Terzo settore anche in convenzione con la Pubblica amministrazione. È poi determinante anche nello sport sociale e nella cultura. Nei piccoli centri, dove non arrivano gli operatori economici tradizionali, il Terzo Settore garantisce una diffusa offerta di servizi culturali, sportivi e più generale legati al benessere delle persone e delle famiglie. In queste aree la sua presenza è fondamentale.

Quali sono i servizi che rischiano di saltare se non dovessero arrivare i finanziamenti necessari? Quali sono le eccellenze, a suo parere, del Terzo Settore?

Tra le tante attività, le prime ripercussioni si registrerebbero sulle strutture sanitarie: in questo mondo il ruolo del Terzo settore è strategico. Non parliamo solo di assistenza secondaria da parte dei volontari per l’umanizzazione delle cure, ma di attività di primo piano, come quelle d’emergenza, urgenza, come la raccolta del dono biologico. Un esempio eclatante è quello della raccolta del sangue: ci sono Regioni in cui l’80% dell’attività è effettuata da enti del Terzo Settore.

La povertà è una piaga crescente nel nostro Paese. L’attività del Terzo Settore può contribuire a arginarla? È con “la cura” che si sopperisce alle difficoltà delle persone: c’è altro?

La lista anche qui è lunga. Un contributo al contrasto della povertà è per esempio frutto del lavoro delle cooperative sociali di tipo b, che per legge devono occuparsi di persone gravemente svantaggiate, e che rappresentano uno strumento di politica attiva concreto. C’è poi tutto il lavoro dei centri di accoglienza rivolto alla cura della persona e all’offerta di soluzioni abitative. Non ultimo: l’investimento in azioni di formazione e di servizi per l’inclusione lavorativa. Il contrasto alla povertà è il risultato di una pluralità di azioni e di una sinergia di molti attori. In primis il Terzo settore in collaborazione con le politiche pubbliche.

Questione volontari: com’è la situazione? La Lombardia è la Regione in cui c’è più volontariato: qual è il profilo tipico del volontario?

Il numero di chi presta il proprio tempo libero gratuitamente è sempre elevato, ma negli ultimi anni si è registrata una flessione nel reclutamento tramite le organizzazioni tradizionali. Sta crescendo un altro tipo di volontariato: quello che viene definito il volontariato “liquido” dei singoli. L’elevato numero di volontari, rilevato da Istat, è caratterizzato da persone in pensione in buona salute che vivono una relativa condizione di tranquillità economica che consente di dedicare tempo gratuito alla propria comunità. Il volontariato dei giovani, invece, si caratterizza oggi per forme di mobilitazione su cause specifiche, molto finalizzate e concentrate nel tempo. Una forma di mobilitazione più compatibile con i nuovi stili di vita e di lavoro delle nuove generazioni.

Il Servizio civile è un’altra opportunità per i giovani gestita dal Terzo Settore, ma spesso i posti a disposizione non sono sufficienti a ricoprire la domanda di partecipazione dei ragazzi. Come stanno andando le cose ultimamente?

La richiesta di servizio civile è ancora importante ma negli anni si sta trasformando. Complice l’assenza di opportunità di lavoro per i giovani, il Servizio Civile si sta configurando come un vero e proprio ammortizzatore sociale in grado di venire incontro anche alle loro esigenze di autonomia economica. Questo rischia di far perdere il valore di esperienza formativa dal punto di vista di cittadinanza attiva che il servizio civile ha sempre avuto. Si sono inoltre moltiplicati i settori di attività (è possibile svolgere il Servizio civile anche presso la Pubblica amministrazione). Il Servizio civile universale resta ancora una prospettiva importante per la formazione civile dei giovani e la sua fattibilità resta legata alla dotazione finanziaria, per rendere effettivamente accessibile questa opportunità a tutti coloro che ne fanno richiesta.

Il Terzo Settore è un comparto in crescita. I dati parlano di un aumento del 52,8% quanto a numero di enti e questo si traduce anche in opportunità di lavoro. Come dovrebbe prepararsi e a chi dovrebbe rivolgersi chi vuole lavorare nel Terzo Settore?

Non esiste una modalità unica. Ogni organizzazione ha il proprio statuto e le proprie modalità di formazione e di ingaggio. In alcune organizzazioni si può passare dal coinvolgimento in un singolo progetto, magari come volontario o tirocinante, per poi sviluppare, anche attraverso percorsi formativi ad hoc, un ruolo di tipo professionale. Un’ altra strada può essere quella dell’application come per qualunque altro luogo di lavoro. In molti casi si passa dall’esperienza del servizio civile; i dati ci dicono infatti che il 10% delle persone che svolgono il Servizio civile rimangono all interno di questo mondo come lavoratore.

Come vede il lavoro delle associazioni, delle cooperative e di tutto il non profit tra 10 anni in Italia?

Difficile dare una risposta. I bisogni della cittadinanza sicuramente cresceranno insieme alle esigenze sociali. Quindi c’è un grande spazio per la crescita del Terzo settore in Italia; quello che è difficile prevedere sono le forme con cui si organizzerà in futuro e quale sarà il destino delle realtà del Terzo settore che sono oggi all’interno delle nostre comunità. La definizione del quadro normativo, in particolare il dispositivo fiscale, in attesa delle autorizzazioni europee è determinante anche per questo.

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