Ambiente

Dalle foglie di palma nascono piatti e posate

L’idea di utilizzare gli scarti delle piante come stoviglie è di un imprenditore indiano, premiato a Davos tra gli Young Global Leaders. Ma le buone notizie sostenibili legate alla tavola arrivano anche dalla Norvegia, dove alcuni supermercati hanno lanciato le “ricevute climatiche”
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

C’è un supermercato in Norvegia che vende meno carne ora che i clienti conoscono il consumo di CO2 dei loro acquisti. Hanno iniziato a leggerlo sugli scontrini di Oda a gennaio del 2021, quando in collaborazione con l’agenzia di ricerche di mercato Cicero, la società norvegese ha classificato i prodotti alimentari in base al loro impatto ambientale, inserendoli in tre categorie: alta, media o bassa. Non è la prima volta che questo sito di e-commerce si impegna a offrire un servizio più sostenibile: «La nostra efficiente catena, del valore e logistica, consente di risparmiare tonnellate di rifiuti alimentari ogni anno», scrivono sulla pagina web.

Infatti, dopo le offerte di acquisto multiplo relative ai prodotti ad alto impatto e i contenitori riutilizzabili, l’azienda ha poi investito sulle “ricevute climatiche”, come le ha chiamate la direttrice della sostenibilità di Oda Louise Fuchs. I clienti hanno reagito bene, anche se per un attimo si è temuto che potesse essere percepita più come un’accusa che un consiglio. Invece, i feedback sono stati stati positivi e le abitudini sono cambiate radicalmente: dopo l’introduzione degli scontrini, l’e-commerce ha rivelato che, rispetto alla media dei consumatori norvegesi, ora gli acquisti di prodotti freschi sono saliti del 50%. Non solo: le alternative alla carne hanno conquistato l’80% in più di popolarità.

Anche altri clienti, nel mondo, si stanno abituando a un consumo più sostenibile: nella città di Hyderabad, nell’India meridionale, le stoviglie di un ristorante sono fatte delle foglie cadute di una particolare specie di palma, l’areca. «Voglio riciclare tutti i rifiuti che posso in questo mondo», ha spiegato alla Cnn Srikanth Bolla, il ceo dell’azienda locale che le produce, Bollant Industries. Oltre ad aprire la strada alla sostenibilità in India, il secondo Paese più grande al mondo che a Dehli vanta una montagna di rifiuti (cresce al ritmo di 10 metri all’anno), Bolla ha fornito lavoro a 400 persone, un quarto delle quali con disabilità. Il ceo è cieco dalla nascita e ha voluto aiutare chi si trova ai margini della società. Nel 2021 i suoi sforzi sono stati notati dal World Economic Forum di Davos, che l’ha eletto tra i suoi Young Global Leaders, e anche dall’industria cinematografica di Bollywood, al lavoro a un film su di lui.

I 7 stabilimenti di produzione in India, per un valore di 65 milioni di dollari, si impegna a eliminare la plastica monouso, che il primo ministro Narendra Modi ha promesso di abbandonare gradualmente nel 2019. Il divieto di utilizzare quei materiali che hanno “bassa utilità e alto potenziale di dispersione dei rifiuti”, come spiega il ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Cambiamento Climatico, dovrebbe entrare in vigore nell’estate del 2022. Ma come fa Bollant a realizzare i suoi prodotti? Acquista foglie di areca cadute per terra e raccolte dagli agricoltori nel vicino stato del Karnataka, e inoltre compra carta usata dalle cartiere locali. Poi, con delle presse manuali, trasforma le foglie in posate e stoviglie e la carta usata in piatti colorati. Tra poco, secondo l’azienda, arriverà anche un prodotto biodegradabile che potrà essere utilizzato al posto della plastica per rivestire e impermeabilizzare i prodotti di carta.

Dalla Norvegia all’India, le aziende pronte al cambiamento ci sono e lo dimostrano. Coi piatti.

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