Ambiente

L’attivista ambientale Luis Cassiano porta i tetti verdi nelle favelas

Nelle “isole di calore” brasiliane le temperature registrate sono spesso estreme. Per contrastare il problema, Cassiano ha pensato a una soluzione ecologica ed efficiente
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30 settembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Era un torrido giorno del 2012 quando il termometro di Rio de Janeiro iniziò a segnare temperature estreme, fino a sfiorare i 50°C (circa 110 gradi Fahreneit). Un’ondata di calore senza precedenti nella storia del Brasile, che travolse i cittadini rendendoli vittime di colpi di calore, eventi di disidratazione e acuti problemi respiratori.

Quell’anno, la situazione più grave si registrò nelle favelas, dove molte abitazioni avevano tetti fatti di tegole di amianto o di lamiere di acciaio, estremi conduttori di calore che rendevano soffocante la temperatura all’interno delle case.

Non è un caso se queste aree abitate, prive di verde e ricche di edifici realizzati con materiali di scarto, vengono chiamate anche “isole di calore”: a causa della loro composizione, nelle giornate più torride qui si registrano temperature che possono superare anche di 20°C quelle delle aree circostanti, più ricche e ben curate.

In quel caldo estremo del 2012, la vita all’interno delle favelas brasiliane era davvero impossibile.

Ma da ogni situazione estrema, nasce una possibilità: così, proprio da una di quelle “isole di calore” - quella di Parque Ararà -, arriva la storia di Luis Cassiano, un attivista ambientale di Rio che, sapendo di non poter contare sull’aiuto del governo brasiliano per contrastare le ondate di caldo asfissiante, ha deciso di trovare da sé una soluzione per arginare il problema.

Infatti, parlando con un amico che lavora nel campo dello sviluppo sostenibile in Germania, Cassiano ha scoperto l’esistenza dei tetti verdi, una tipologia di tetto che prevede una copertura di vegetazione che aiuta a ridurre le temperature sia all’esterno che all’interno.

Secondo la ricerca scientifica, le infrastrutture verdi sono un’ottima soluzione alle ondate di calore estremo. Ma non solo: permettono di offrire ai residenti urbani una vasta gamma di vantaggi perché oltre a raffreddare la temperatura ambiente, possono ridurre il deflusso delle acque piovane o l’inquinamento acustico e possono migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

Nel suo progetto di rendere la sua favela una “cittadina” ricca di tetti verdi, Luis ha iniziato a progettarne uno per la sua casa, ma non senza imprevisti: un tetto verde, infatti, prevede una grossa stratificazione di materiale che lo rende particolarmente pesante e, dunque, non adatto alle abitazioni delle favelas, costruite con materiali di fortuna e fango.

Confrontandosi con un ingegnere civile, Bruno Rezende, Cassiano decise allora di sviluppare un nuovo tipo di tetto verde, realizzato con rotoli di bidim, un geotessile leggero in poliestere, ottenuto da bottiglie di bevande riciclate.

All’interno di quei rotoli di bidim collocò diversi tipi di piante e, successivamente, posizionò i rulli nelle scanalature del tetto di amianto, per poi creare un sistema di irrigazione che faceva gocciolare l’acqua.

Una volta cresciute le piante, un gruppo di ricercatori che si era interessato al progetto, si recò da Luis per valutarne l’efficacia, posizionando dei sensori sotto il tetto verde e sotto quello di un vicino per confrontarne le temperature nel corso di alcuni giorni: al termine del monitoraggio fu evidente che le temperature dei due tetti differivano di oltre 40°C.

L’idea di Luis aveva funzionato e i tetti verdi potevano essere la svolta per la vita nelle favelas.

Oggi, Cassiano è a capo di Teto Verde Favela, un’organizzazione no-profit da lui fondata per educare i residenti su come costruire i propri tetti verdi.

Intanto, continua a studiare per migliorare il suo progetto iniziale, avvalendosi dell’aiuto di scienziati locali che lo affiancano nella ricerca di nuove pratiche e materiali più idonei e di esperti del settore che possano studiare le capacità di ogni singolo edificio per sopportare il peso del tetto verde.

Purtroppo, nonostante gli enormi sforzi di Luis e del suo team, resta un ostacolo enorme da superare: il costo dell’installazione su tutti gli edifici della favela.

Sebbene i tetti verdi dell’organizzazione di Cassiano abbiano un costo di circa 5 reais brasiliani per piede quadrato contro i 53 reais brasiliani dei tetti verdi convenzionali, pensare su larga scala (oltre 20.000 abitazioni per la sola favela di Parque Ararà) richiederebbe una grande quantità di fondi che attualmente, però, il governo non mette a disposizione delle baraccopoli brasiliane, investendo per lo più nelle zone rurali e in quelle più ricche.

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