Culture

Sorpresa: i giovani leggono eccome

Un’indagine condotta da Ipsos su un campione di 2000 ragazzi smentisce il mito secondo il quale i giovani non leggono. Semplicemente lo fanno con modalità diverse rispetto al passato e per lo più digitali
Credit: Cottonbro studio 
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15 ottobre 2023 Aggiornato alle 13:00

Basta una superficiale ricerca online per sentenziare che “I giovani non leggono più”. Per trarre conclusioni precise, però, quasi mai è sufficiente un’analisi approssimativa. Certo, scavare a fondo richiede tempo e nella società delle performance questo non è previsto da contratto. Per fortuna, però, c’è ancora chi ha il coraggio di affrontare in modo più profondo le questioni. In particolare, spiccano quattro nomi: Lella Mazzoli, Francesco Sacchetti, Andrea Lombardinilo e Niccolò Sirleto, direttrici e direttori di una ricerca commissionata dal Centro per il libro e la lettura del Mic in occasione del Festival del Giornalismo culturale di Urbino.

L’indagine condotta da Ipsos su un campione di 2000 ragazzi e ragazze di età compresa fra i 14 e i 19 anni mette sul tavolo le carte per vedere la realtà sotto un nuovo aspetto. I giovani leggono. E anche tanto. Soltanto che lo fanno in maniera diversa, unica forse è il termine corretto. Lo fanno con modalità ancora inconcepibili per chi è prigioniero di un concetto di società obsoleta. Una lettura differente da quella dei loro genitori e ancor prima dei loro nonni.

«I ragazzi e le ragazze leggono e scrivono come più o meno ha sempre fatto in passato la corrispondente generazione - afferma Lella Mazzoli, professoressa emerita di sociologia all’Università di Urbino e direttrice del Festival del giornalismo culturale con Giorgio Zanchini - Leggono in modo diverso, forse più disordinato, se per disordinato intendiamo una lettura di sequenza continue. Saltano da un argomento all’altro e usano contestualmente device differenti».

Multitasking, potremmo dire? O questa abilità vale soltanto quando ai colloqui di lavoro vengono richieste più competenze da “sfruttare” contemporaneamente? E così, i social, che vanno saputi utilizzare nel modo corretto e che soltanto in questo modo potranno cominciare ad avere una funzione di valore condivisa, diventano i principali strumenti di lettura per i ragazzi di oggi. Fra tutti, WhatsApp continua a essere la piattaforma più utilizzata, ma i dati della ricerca vanno oltre.

Chi avrebbe mai pensato che le istruzioni di un gioco potessero diventare vere e proprie narrazioni? E invece è così, soprattutto per i gamer. Seguono poi i testi delle canzoni, i racconti e i fatti di attualità. Così come i romanzi, che secondo l’indagine raggiungono il 71% di coinvolgimento fra i giovani, in coda poi fumetti e poesie.

La lettura da social vede in testa Twitter, Telegram (nel quale ci sono molti canali dedicati all’informazione e all’approfondimento), Pinterest e Messenger. Cosa si può dedurre dall’indagine? Sicuramente che non è cambiato il “cosa”, ma il “come”. E lo si può capire in quella che viene chiamata lettura “assorta”, più comune fra i 16 e i 19 anni e in quella “concentrata” che coinvolge il 42% della fascia 14-15 anni.

Entra poi in gioco l’effetto emulazione: tutti i ragazzi e le ragazze, infatti, si fidano solo di ciò che dicono i loro coetanei. Questo fenomeno, tanto criticato, esiste però da sempre, con la differenza che oggi i consigli arrivano principalmente dalla rete, perché volente o nolente la generazione Z è digitale. E attenzione, che non significa sbagliata. Non significa nemmeno peggiore. Digitale significa che semplicemente il mezzo di comunicazione non è più la carta. Ma i Kindle, gli smartphone, i computer. «La maggior parte di loro si fida della rete, soprattutto con i booktoker (gli influencer dei libri su TikTok), ai quali riconoscono maggiore competenza perché sono in grado di comparare e dare indicazioni».

La lettura, dunque, non è morta e, probabilmente, non lo sarà mai. Va contestualizzata, come ogni periodo storico. I nostri genitori non leggono come i nostri nonni. E gli stessi nostri nonni non leggono come i loro genitori. Un ciclo che proseguirà il suo percorso.

Sta agli adulti comprendere e a chi scrive saper appassionare e dare valore alle parole: «dovremmo considerare i gusti e gli spazi dove i ragazzi preferiscono leggere e mettere i contenuti, ovviamente di qualità, là dove li cercano. Vuol dire che i formatori, gli editori e i giornalisti culturali dovrebbero analizzare questi e altri dati per far sì che la pratica della lettura resti centrale per la crescita culturale», conclude infine Mazzoli.

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