Bambini

Quanto costano gli asili nido?

In Italia la spesa varia in base alla Regione, mentre in Svizzera si pagano circa 137 euro al giorno
Credit: Yan Krukau 
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17 ottobre 2023 Aggiornato alle 10:30

Nel 2017 in Italia è stato avviato il bonus asilo nido con l’obiettivo di supportare le famiglie maggiormente bisognose e incentivare la natalità che, nel nostro Paese, è fortemente in calo, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19. Il report dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) mostra, infatti, una diminuzione dell’1,1% a differenza degli anni passati, in particolare nel periodo che va dal 2008 al 2010.

La sovvenzione per gli asili ha galoppato considerando che, l’anno scorso, i beneficiari (ovvero i minori) sono stati in totale 425.000, almeno il 50% in più rispetto al 2019 stando all’ultimo rapporto annuale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale. L’Inps spiega che l’ammontare medio dell’incentivo cambia in base alla Regione, alla zona e alla tipologia selezionata dalla famiglia. A esempio, la quota versata per gli istituti privati risulta essere più elevata all’incirca del 33% rispetto alle strutture pubbliche.

È un dato cruciale dalla quale emerge un quadro contrastante. L’ultimo sondaggio dell’ente di beneficenza Pregnant Then Screwed evidenzia come il Regno Unito abbia raggiunto nel 2022 la vetta della classifica per i costi dedicati all’infanzia. Il secondo e terzo posto invece, sono occupati rispettivamente dall’Irlanda e dalla Svizzera.

In particolare, nelle città svizzere la cifra per un asilo nido ammonta a quasi 130 franchi al giorno (quasi 137 euro) per una bambina o un bambino. Per l’iscrizione completa, ovvero a tempo pieno: 2.600 franchi prendendo in considerazione 20 giorni lavorativi in un mese.

Le spese in Germania invece sono meno del 5%: le città tedesche, infatti, godono di un rilevante welfare nei confronti delle mamme, dei papà, dei bambini e della famiglia in generale. Esistono figure come le Tagesmutter, ovvero babysitter private, o il Kindergrippe, l’asilo nido aperto al compimento del primo anno di età. Inoltre, dal 2013, i bambini dai 3 ai 6 anni hanno diritto a un posto Kitas, la cui la quota può variare dai 70 ai 150 euro al mese ogni 30 o 31 giorni a seconda del periodo. Tuttavia, queste cifre vengono finanziati poi direttamente dallo Stato.

In Italia non esistono ancora aiuti di questo tipo. Infatti, anche se non risulta tra i Paesi più cari, si evince spesso un malcontento generale. Come anticipato, la spesa cambia in base all’aerea territoriale ma dipende anche dalle disponibilità delle singole istituzioni rivolte all’infanzia.

L’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, ha elaborato alcune stime secondo cui il Capoluogo di provincia con la retta mensile più cara è Lecco (515 euro). Le città che appaiono meno costose sono Ragusa (150 euro), Cagliari (133 euro), Catanzaro e Agrigento (100 euro). Altri piccoli o grandi centri abitati valutati costosi sono Bolzano (506 euro), Belluno (477 euro), Vicenza (465 euro), Cuneo (458 euro).

Lo scenario, quindi, continua a essere abbastanza complicato soprattutto per le coppie con un lavoro precario o a basso reddito, ma una novità è arrivata ieri con la Manovra 2024: l’aumento dei fondi legati agli asili nido (circa 180 milioni di euro) che permetterà di mandare il secondo figlio a scuola gratuitamente.

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