Diritti

Sport: le calciatrici chiedono più donne ai vertici

Tra le richieste delle atlete (rappresentate dalla Women in Football) alla Fifa: maggiore presenza femminile nelle assemblee e nei consigli federali
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25 settembre 2023 Aggiornato alle 11:10

Il calcio femminile non si arrende a essere dominato da stereotipi maschilisti. Lo scandalo dei Mondiali femminili è emerso come la punta di un iceberg davanti agli occhi di tutti: il presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales, che in uno slancio di entusiasmo incontrollato per la vittoria della sua nazionale ha dato un bacio rubato alla giocatrice Jenni Hermoso, è stato protagonista di un atto di abuso così evidente che alla fine è stato costretto alle dimissioni.

Ma non si tratta di un episodio isolato. Il sessismo e le discriminazioni a danno delle calciatrici sono condizioni istituzionalizzate nel mondo del pallone che, non a caso, è ancora considerato uno “sport da maschi” da quasi il 40% degli italiani, secondo i dati dell’istituto di ricerca Human Highway.

Perché le cose cambino la cultura deve evolversi a partire dall’alto, ovvero da una maggiore rappresentanza delle donne in ruoli apicali. È quanto chiede Women in Football (Wif), il network di calciatrici professioniste che ha pubblicato un programma di intervento rivolto alla Fifa e a tutti gli organi calcistici, per supportare le donne che lavorano nel settore, dentro e fuori dal campo.

Il comunicato arriva in risposta a una sollecitazione al cambiamento fatta proprio dal presidente della Fifa, Gianni Infantino, che il mese scorso durante la Fifa Women’s Football Convention a Sidney davanti a una platea di donne aveva detto: «avete il potere di convincere noi uomini di ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare. Con me, con la Fifa, troverete porte aperte. Vi basta spingerle».

C’è chi in quelle parole ha letto un’inutile provocazione, mentre l’associazione delle calciatrici ha colto la palla al balzo e al suono di apertura delle porte ha contrattaccato subito con una Open Call Agenda che per prima cosa invita la Fifa e a tutte le 6 confederazioni continentali calcistiche a imporre una distribuzione equa dei ruoli di vertice nelle federazioni nazionali. L’obiettivo iniziale è quello di raggiungere la soglia del 30% di donne nelle assemblee e nei consigli federali, per poi salire.

Più donne nelle posizioni di potere, dunque. «Se il calcio vuole porre fine al ciclo di disuguaglianze che sfociano in abusi e sessismo, deve cambiare, a cominciare dall’alto, a cominciare da ora», ha spiegato l’amministratrice delegata di Wif, Yvonne Harrison.

Il cambiamento dovrebbe riguardare in primo luogo il Consiglio Fifa, dove su 37 membri, incluso Infantino, solo 8 sono donne (il 22%). Un importante passo in avanti è stato fatto ad aprile di quest’anno, quando la presidente della Football Association inglese, Debbie Hewitt, è stata eletta vicepresidente della Fifa, un ruolo chiave, mai ricoperto da una donna fino a quel momento. «Un privilegio – l’ha definito la stessa Hewitt – e farò in modo di usarlo davvero positivamente».

Se osserviamo l’organigramma della Figc, Federcalcio italiana Giuoco Calcio, il quadro delle donne nei ruoli che contano ha una cornice ancora più stretta. Negli organi direttivi compare solo il nome di Ilaria Gioia (vice-segretaria) affiancata da 5 uomini. E nel consiglio federale su 20 membri solo 4 sono donne (il 20%): l’avvocata Stella Frascà, l’architetta Maria Rita Acciardi, l’ex calciatrice Chiara Marchitelli e la calciatrice Zoi Giatras.

Qualcosa è già cambiato in Spagna con le recentissime dimissioni di Rubiales dall’incarico di presidente della Federcalcio, ma servirà molto di più per rinnovare un sistema in cui le donne sono ancora sottorappresentate – secondo Wif, ci sono soltanto 6 donne tra i 140 membri e delegati nazionali – e discriminate.

Come riportato dal New York Times, diverse donne coinvolte nel calcio spagnolo hanno descritto oltre un decennio di sessismo sistemico, con atteggiamenti di paternalismo, commenti scortesi fino a abusi verbali. Veronica Boquete, ex capitana della nazionale, ha ricordato che l’ex allenatore Ignacio Quereda diceva alle giocatrici: «quello di cui avete davvero bisogno è un bravo uomo e un pene grande». Sull’onda delle proteste scaturite dalla vicenda Rubiales, le calciatrici spagnole hanno indetto uno sciopero per ottenere un salario minimo dignitoso, bloccato così le prime due partite del campionato della Liga F.

Più in generale, il sondaggio Women in Football del 2023 ha mostrato che l’82% delle donne che lavorano nel calcio ha subito discriminazioni di genere sul lavoro, con un aumento rispetto al 66% del 2020.

Si pensi alla gravidanza, che in alcuni ambienti è ancora considerata un incidente paragonabile a un infortunio: alla fine dell’anno scorso Alice Pignagnoli, portiera della Lucchese, serie C, ha denunciato di essere stata esclusa dalla squadra non appena ha comunicato di essere incinta. Chi ha il coraggio di denunciare, poi, rischia di ricevere minacce e pressioni per ritrattare la propria versione, come è successo a Jenni Hermoso. Per questo, Women in Football chiede anche che siano garantiti a tutte percorsi chiari per presentare segnalazioni e intervenire sulle violazioni.

Insomma, facciamo nostro lo slogan di chi protestava in Spagna in questi giorni in difesa di Hermoso e di tutte le donne del calcio vittime di una cultura machista: #SeAcabó, che letteralmente sarebbe “è finita”, ma che in questo caso suona più come “ora basta”.

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