Diritti

Violenza di genere: via libera al “Codice Rosso” rafforzato

200 i sì; astenuti Pd, Verdi e Sinistra: dopo l’approvazione del Senato, arriva l’ok definitivo della Camera. Ora chi denuncia dovrà essere ascoltata entro 3 giorni
Credit: Jon Tyson
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 settembre 2023 Aggiornato alle 18:00

200 sì, nessun contrario e 61 astenuti (Pd, Verdi e Sinistra, che parlano di “maquillage”). Dopo essere stato approvato a Palazzo Madama, anche dalla Camera dei Deputati è arrivato il via libera definitivo al nuovo Codice Rosso “rafforzato”.

Il ddl n. 377, più conosciuto come “Legge Bongiorno” dal nome della Senatrice leghista Giulia Bongiorno, che ne è la prima firmataria, promette di velocizzare i tempi delle indagini dopo la denuncia della vittima, che dovrà essere ascoltata entro 3 giorni , pena “l’avocazione”. Cosa significa? Che se il magistrato non rispetta questi termini il Pubblico Ministero può revocare il fascicolo, “avocandolo”, ovvero riassegnandolo.

La ratio del provvedimento è legata non solo al rischio che le denunce vengano ritirate per paura, ma anche al timore di minacce e violenze da parte dell’autore del reato, che spesso è un partner o ex-partner. «Velocità è quello che chiede allo Stato una donna che denuncia una violenza e il rafforzamento del Codice rosso rappresenta in questo senso un importantissimo passo avanti. Una risposta tardiva a una richiesta d’aiuto può avere conseguenze tragiche», ha spiegato Giulia Bongiorno, festeggiando l’approvazione della legge che porta il suo nome.

La misura, però, non convince pienamente anche alcuni di quelli che l’hanno votata. Come Italia Viva e Azione che, pur rilevandone l’importanza, la ritengono, ha detto Mara Carfagna, «un ritocco non all’altezza della situazione. Non può essere questa l’unica risposta alla drammatica escalation di aggressioni, violenze, persecuzioni e femminicidi alla quale stiamo assistendo». O la deputata di M5S Daniela Morfino, che in lacrime ha detto all’Aula «Io questo problema drammatico lo ho vissuto. Conosco bene il dramma che vivono queste donne. Questa legge non risolve il problema. Votiamo a favore ma se vogliamo davvero fermare questa tragedia bisogna fare molto di più».

Di parere completamente negativo, invece, le opposizioni, che già si erano astenute durante il voto in Senato. In quell’occasione, la senatrice Valeria Valente del Pd aveva spiegato come maggiore velocità non significhi necessariamente maggiore tutela per le vittime, soprattutto perché non tutte le donne vogliono essere ascoltate entro i 3 giorni previsti e, se molte non denunciano, non lo fanno perché hanno paura di non essere credute. «Il tema quindi non è il tempo - aveva detto - il tema è la qualità delle nostre indagini, chi le fa, con quale spirito le fa, con quale specializzazione e con quale competenza».

«Noi ci asteniamo, siamo pronti a fare la nostra parte ma su una testo organico che affronti pienamente l’emergenza della violenza maschile contro le donne - ha detto ieri il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Giustizia della Camera, Devis Dori, nella dichiarazione di voto - Avevamo presentato un nostro ordine del giorno firmato dalla capogruppo Zanella che chiedeva un impegno per la formazione in particolare di magistrati e forze dell’ordine, le categorie in prima linea nel contrasto: la maggioranza lo ha bocciando dando un segnale incomprensibile».

Sul tavolo di Palazzo Chigi rimane intanto fermo il pacchetto di misure proposto da Roccella, Nordio e Piantedosi e approvato dal CdM a inizio giugno dopo i femminicidi di Giulia Tramontano e Pierpaola Romano. 15 articoli che avrebbero dovuto integrare il Codice Rosso con la promessa di pene più severe, tempi più stretti per l’azione di inquirenti e magistrati e rafforzamento delle misure cautelari: sorveglianza speciale, ammonimento forzato (il famoso “cartellino giallo per i violenti”), rafforzamento degli strumenti come il braccialetto elettronico e arresto in flagranza differita. Questi sono solo alcuni dei provvedimenti approvati e mai passati al vaglio del Parlamento.

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