Diritti

Il Messico ha depenalizzato l’aborto

La Corte Suprema ha deciso di rimuovere il reato dal codice penale federale, in quanto “viola i diritti umani delle donne e delle persone che possono rimanere incinte”
Credit: EPA/Sashenka Gutierrez
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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7 settembre 2023 Aggiornato alle 17:00

In Messico la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha depenalizzato l’aborto a livello nazionale. Con la sentenza del 6 settembre 2023, ha stabilito che il sistema giuridico che penalizza l’aborto nel codice penale federale è incostituzionale, “poiché viola i diritti umani delle donne e delle persone che possono rimanere incinte”.

«In caso di stupro, nessuna ragazza può essere costretta a diventare madre, né dallo Stato, né dai suoi genitori, né dai suoi tutori», ha dichiarato il capo della Corte suprema Arturo Zaldívar, citato dalla Bbc. La nuova sentenza permette alle donne di tutti e 32 gli Stati messicani di chiedere legalmente l’aborto negli ospedali e nelle cliniche federali.

Il servizio sanitario pubblico federale e tutte le istituzioni sanitarie federali saranno ora obbligate a fornire la procedura a chiunque ne faccia richiesta. La decisione vieta, inoltre, che i dipendenti di queste strutture vengano penalizzati per aver praticato aborti: “è incostituzionale anche la norma che impone la sospensione dell’esercizio della professione al personale medico, alle infermiere e alle ostetriche che praticano un aborto o prestano assistenza per la sua esecuzione, poiché genera un effetto discriminatorio che si traduce in una minore disponibilità di professionisti formati disposti a praticarla, e questo ha un impatto diretto sul sistema sanitario e sull’esercizio dei diritti riproduttivi delle donne e delle donne incinte”, spiega la Corte.

La criminalizzazione dell’aborto costituisce un atto di violenza e discriminazione basata sul genere, poiché perpetua lo stereotipo secondo cui le donne e le persone in grado di rimanere incinte possono esercitare liberamente la propria sessualità solo per procreare e rafforza la ruolo di genere che impone la maternità come destino obbligato”, hanno spiegato i giudici in una dichiarazione.

Gire, organizzazione femminista che lotta per assicurare i diritti riproduttivi, l’anno scorso ha presentato un’ingiunzione contro la normativa messicana del 1931 che criminalizzava la procedura. Rebeca Ramos, direttrice esecutiva, si è detta «commossa e orgogliosa», perché la sentenza «rende possibile ciò che non ottenevamo da molti anni, ovvero che almeno in alcune istituzioni in tutto il Paese possano essere forniti servizi di aborto legali e sicuri».

Circa 20 Stati messicani, spiega Associated Press, continuano a criminalizzare l’aborto e, anche se i loro giudici dovranno attenersi alla decisione della Corte, servirà ulteriore lavoro legale per eliminare tutte le sanzioni.

La decisione si basa sulla sentenza di 2 anni fa in cui l’Alta Corte aveva decretato che punire l’aborto era incostituzionale, annullando all’unanimità diverse disposizioni di una legge di Coahuila, uno Stato al confine con il Texas. Il verdetto del 7 settembre 2021 ha dato il via a un lento processo di depenalizzazione, conferendo ai funzionari l’autorità di consentire la procedura Stato per Stato.

Il passo storico della Corte Suprema riflette il modo in cui i Paesi dell’America Latina stanno man mano ampliando i diritti delle donne, anche se i singoli Stati del Messico e il Governo federale sono stati lenti nell’abrogare i codici penali: Città del Messico è stato il primo a depenalizzare l’aborto nel 2007 e in 12 hanno seguito l’esempio. L’ultimo a eliminare le sanzioni penali è stato Aguascalientes, la settimana scorsa. Fuori dai confini messicani, anche Colombia, Argentina, Uruguay e Guyana si sono mossi per legalizzare o depenalizzare l’aborto.

La tendenza ad adottare misure per eliminare le restrizioni all’aborto, viene spesso definita “onda verde”, in riferimento alle bandane verdi portate dalle donne che protestano per il diritto all’aborto in America Latina. Una tendenza che va in netto contrasto con quella degli Stati Uniti, dove la Corte Suprema, nel 2022, ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade che permetteva di ricorrere all’aborto a livello federale (oggi l’aborto è vietato, con alcune eccezioni, in 15 Stati americani).

Il Messico, che conta circa 130 milioni di persone, è la seconda Nazione cattolica più grande dell’America Latina, dopo il Brasile. Il 72% della sua popolazione, stando all’ultimo sondaggio di Statista, è di fede cattolica. Si tratta di un Paese che rimane culturalmente conservatore, spiega il New York Times, ma la lotta delle attiviste femministe ha rimodellato la percezione dei diritti delle donne e riproduttivi.

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