Ambiente

Stati Generali del Clima: com’è andata la prima giornata

Ieri si è conclusa la prima delle tre giornate degli Stati Generali del Clima. Clara Pogliani dell’associazione Ci sarà un bel clima, principale promotrice dell’evento, ha spiegato a La Svolta cosa è emerso
Credit: Gabriele Ruffato
Tempo di lettura 5 min lettura
2 settembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Nella giornata di ieri, venerdì 1° settembre, si è tenuta la prima giornata degli Stati Generali del Clima, organizzata con la collaborazione di molteplici realtà operanti nel settore dell’attivismo climatico, come Ci sarà un bel clima, Friday For Future, Action Aid, CAI giovani, Fantapolitica!.

I suoi ideatori hanno le idee chiare: l’obiettivo è fare fronte comune alle sfide poste dal cambiamento climatico, coinvolgendo non solo chi già è attivo nel settore ma anche cittadine e cittadini. Abbiamo chiesto a Clara Pogliani di Ci sarà un bel clima di raccontarci le prime impressioni sugli incontri di ieri.

Come nasce l’idea degli Stati Generali del Clima?

Come associazione, lavoriamo per proporre attività per far conoscere e mettere in connessione le diverse realtà che si occupano di attivismo climatico in Italia, soprattutto attraverso eventi e ragionamenti per far incontrare anche le persone in modo informale. L’idea degli Stati Generali nasce un po’ da tutto il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi tre anni, e anche da un’esigenza contingente in questo momento: riportare l’attivismo e tutte quelle forme dell’agire climatico in generale su un piano di importanza a livello sociale, che negli ultimi anni è stato un po’ perso. L’anno scorso durante il Clima Social Camp di Torino ci è piaciuto il clima che si respirava in quei giorni e abbiamo detto “perché non fare qualcosa di più grande e che duri più giorni?”, e da qui è nata l’idea.

Su quali temi verteranno i prossimi incontri?

Ieri siamo partiti con il festival, con un talk in cui abbiamo discusso con Ferdinando Cutugno e Fabio Deotto del ruolo politico e sociale dell’attivismo in Italia. Oggi e domenica i temi verteranno principalmente su: conoscersi, poi fare un punto su che cosa è stato fatto a livello di attivismo climatico fino a oggi, e questo ci servirà per lavorare su quella costruzione di convergenze al di là delle differenze, che è uno degli obiettivi degli Stati Generali.

Gli altri punti invece quali sono?

Gli altri punti fondamentali ci serviranno per attuare il resto del programma: da un lato andare a definire i 6 temi su cui vogliamo lavorare per andare a elaborare il documento finale, temi che per noi rappresentano punti fondamentali per realizzare la transizione ecologica in Italia, una transizione che non sia solo energetica e tecnologica, ma proprio anche sociale e culturale. E insieme a questi temi, definire chi saranno le persone che faranno parte del Comitato scientifico, che ci servirà come guida nella fase di formazione prevista nei prossimi mesi.

Ci sono a tuo avviso ambiti in cui è più urgente intervenire?

Sicuramente è urgente intervenire sulla decarbonizzazione, che poi è anche uno dei temi principali nell’ambito del contrasto alla crisi climatica. Essenzialmente la decarbonizzazione si rende attraverso politiche di mitigazione e uscendo il prima possibile dai combustibili fossili. Questo chiaramente riguarda un grande cambiamento nelle nostre reti di approvvigionamento energetico e nelle nostre reti di approvvigionamento energetico a livello di mobilità, che un punto centrale insieme alle catene alimentari.

Ci sono ambiti in cui è più facile andare a operare?

È una grande domanda perché in realtà per tutti i punti toccati si può e si deve lavorare sia a livello collettivo ma anche a livello individuale, e questo riguarda una serie di scelte che ogni cittadino può fare, come optare per le fonti rinnovabili, un diverso tipo di mobilità che non sia quella privata o a gasolio, e poi le scelte alimentari. Però sono anche 3 pilastri di politiche che vanno attuate a livello nazionale il prima possibile. Quindi la facilità passa dal fatto che sono scelte che possono essere prese dai singoli, mentre la difficoltà sta nel fatto che devono essere adottate anche a livello generale.

Dove invece si riscontrano più difficoltà?

Un ambito in cui si riscontrano più difficoltà è il livello culturale rispetto alla questione climatica. Quello che abbiamo visto negli ultimi mesi è proprio una resistenza a livello di mentalità, una resistenza a percepire che la crisi climatica è qui e ora e che deve essere affrontata seriamente a tutti i livelli.

E secondo te perché c’è questo ostacolo culturale?

Dico così perché tu non puoi agire solo con politiche calate dall’alto ma devi lavorare sull’educazione, sull’informazione. E questo è un processo che richiede tempo e non risponde alle logiche di velocità a cui invece dobbiamo rispondere per attuare la transizione ecologica.

Alla fine di questi 3 giorni di dibattito intenso, che si concluderà domenica 3 settembre, sarà prodotto un documento fondativo. Poi, tra ottobre e dicembre si lavorerà sulla formazione, organizzata in gruppi. Tra gennaio e marzo dell’anno prossimo, invece, inizieranno i tavoli di lavoro, mentre per aprile è prevista l’assemblea finale, con la speranza di mettere le basi per trasformare gli Stati Generali del Clima in un soggetto permanente di decision-making per l’attivismo italiano.

Leggi anche
Tutela ambientale
di Ilaria Marciano 3 min lettura
clima
di Sergio Ferraris 4 min lettura