Città

I big della Silicon Valley vogliono costruire una città ideale

Alcuni magnati hanno investito oltre 800 milioni di dollari per acquisire più di 210 chilometri quadrati di terreno. Obiettivo? Dar vita a una comunità innovativa, sostenibile e autosufficiente
Wind turbines and boaters along the Sacramento River
Wind turbines and boaters along the Sacramento River Credit: Gary Coronado/Los Angeles Times
Tempo di lettura 3 min lettura
9 settembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Esiste una città ideale? Ancora no, ma i big della Silicon Valley in questo senso hanno in mente qualcosa. E – piccolo spoiler – questa volta non si tratta di nulla che abbia a che fare con il mondo digitale o virtuale.

Stiamo parlando dell’audace iniziativa della Flannery Associates, che mira a creare una città ideale nell’entroterra della California, a circa 90 chilometri da San Francisco. Più nello specifico, con oltre 800 milioni di dollari di investimenti e l’acquisizione di più di 52.000 acri (corrispondenti a 210,44 Km2) di terreno agricolo nella contea di Solano, i titani dell’industria americana stanno cercando di gettare le basi per una comunità sostenibile e autosufficiente.

La storia inizia nel 2018, con l’acquisto del terreno a un prezzo 4 o 5 volte superiore al valore di mercato dell’epoca, particolarmente basso per appezzamenti agricoli caratterizzati da aridità e incapacità edificatoria. Un investimento ingente, necessario per costruire una città completamente nuova, partendo da zero e dar vita a un progetto che consentirebbe non solo di evitare le limitazioni e gli ostacoli delle città esistenti, ma anche di applicare i principi dell’innovazione in ogni aspetto del processo, dal design architettonico alla governance.

Gli appartenenti a Flannery sono molti, e tutti provenienti dal mondo della tecnologia e degli affari: da Jan Sramek, ex trader di Goldman Sachs – colui che ha tradotto in realtà questa intuizione – a Reid Hoffman, cofondatore di LinkedIn; da Marc Andreessen, co-fondatore di Andreessen Horowitz a Laurene Powell Jobs, fondatrice di Emerson Collective.

Entusiasmo e grandi personalità, quindi non mancano. Tuttavia, per la concretizzazione del progetto si prospettano numerose sfide: se l’acquisizione di un terreno così vasto è stata un’impresa notevole, il cambiamento di destinazione d’uso e gli ostacoli legislativi potrebbero rivelarsi complesse. Senza dimenticare che la mancanza di infrastrutture adeguate, la minaccia di siccità e incendi e la vicinanza a importanti basi militari sollevano numerosi interrogativi sulla possibilità di creare una città completamente nuova in un’area tanto impegnativa.

Non è però la prima volta però che i big della tecnologia cercano di dar vita a un progetto simile. Diversi anni fa, il co-fondatore di PayPal, Peter Thiel, aveva investito nel Seasteading Insitute con l’obiettivo di creare comunità galleggianti autonome al largo della costa, ma senza successo: gli ostacoli tecnici e normativi si sono infatti rivelati insormontabili.

La storia dunque ci ha insegnato che costruire una città ideale è un’impresa incredibilmente difficile, anche quando si hanno a disposizione molti soldi e dietro al progetto ci sono menti brillanti.

Ma Flannery vuole andare oltre e diventare non solo una città ideale, ma anche una comunità che incarna i valori di sostenibilità, innovazione e autosufficienza. E, sebbene l’esito finale rimanga incerto, l’audacia di questa iniziativa riflette l’incessante spirito di innovazione che caratterizza la Silicon Valley, costantemente alla ricerca di nuovi modi per plasmare il nostro mondo in modo straordinario.

Leggi anche
Mobilità
di Sara Peggion 3 min lettura