Città

Orti urbani e dove trovarli

Gli spazi coltivabili nelle aree cittadine sono sempre più numerosi. A Parigi un progetto universitario del MIT sfrutta i caratteristici tetti spioventi della capitale. Ma gli esempi di “urban farmers” anche in Italia non mancano
Credit: Ricardo Gomez
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 febbraio 2022 Aggiornato alle 11:05

Tra i grattaceli, a poca distanza dallo sferragliare della strada, nelle grandi metropoli europee, vi potreste imbattere in un piccolo spazio verde. Un parcheggio in disuso, un tetto su un edificio commerciale, dei binari abbandonati. Nel grigiore del cemento e del ferro, improvvisamente potrebbe apparire un fazzoletto di terra coltivata o un giardino pensile. Sono decine le startup e le iniziative comunali fiorite in questi anni con l’intento da una parte, di riqualificare aree urbane dismesse o degradate, dall’altra di rinvigorire il nostro legame con la natura. Non solo per le generazioni più giovani, ma anche agli adulti o agli anziani che attraverso gli orti urbani hanno la possibilità di muoversi all’aria aperta e socializzare.

In Italia, secondo i dati Istat del 2017 il fenomeno “urban farmers” - la proliferazione di piccoli spazi riservati alla coltivazione familiare o comunitaria - vede in testa l’Emilia Romagna, con i suoi 704.000 metri quadrati di orti urbani, seguita dalla Lombardia (193.000 metri quadrati) e dalla Toscana (170.000).

A Roma le aree verdi sono tra le più grandi d’Europa, con 43.000 ettari su 129.000 totali. A dispetto della loro estensione, però, non sempre sono zone effettivamente fruibili per svariati fattori: la posizione, il cattivo stato di conservazione o la speculazione edilizia. Un censimento di Zappata Romana, a cura dell’Urban Architecture Project, nel 2010 ha mappato gli orti e i giardini condivisi dislocati nella Capitale: un database che gli utenti possono costantemente integrare o aggiornare.

Spesso le iniziative di questo genere sorgono spontaneamente, come nel caso dei Guerilla Gardening o dei Giardinieri Sovversivi Romani che effettuano degli “attacchi di giardinaggio non autorizzato” su piccole aree verdi degradate, trasformandole e abbellendole con piante e fiori. Altri orti urbani sono quelli nel quartiere della Garbatella o a San Paolo, nel giardino condiviso presso la Città dell’Utopia.

EutOrto è un’altra realtà del quartiere Laurentino, cominciata per iniziativa di un gruppo di lavoratori di una società informatica messi in cassa integrazione per protesta contro i cosiddetti licenziamenti mascherati. I Lavoratori Scomparsi Agile ex Eutelia hanno aderito, poi, alla rete Horto Urbis assieme ad altri progetti simili per attivare un antico orto romano nel parco dell’Appia Antica.

Anche la città di Milano è animata da movimenti che si ispirano alle esperienze internazionali per il recupero di spazi verdi trascurati. Critical Garden, Landgrab, Guerrilla Gardening, Playground, Cascina Autogestita Torchiera, sono solo alcuni dei gruppi che sul suolo urbano propongono attività di trasformazioni di luoghi lasciati in uno stato di abbandono.

Guardando all’estero, il progetto Peas&Love di Nicolas Brassier e Maxime Petit - una fattoria urbana che negli ultimi due anni si è estesa in varie località della Francia e del Belgio - avvicina i cittadini al proprio patrimonio agricolo. Gli utenti pagano un abbonamento mensile per l’accesso a uno spazio verde organizzato in orti individuali e condivisi. Nel 15° arrondissement, il quartiere residenziale più denso della capitale francese, i parigini possono contare su 1.200 mq di spazio. L’orticultura urbana potrebbe anche rivelarsi uno strumento efficace per fronteggiare il ricambio generazionale degli agricoltori. La metà di loro in Francia raggiungerà l’età pensionabile entro i prossimi 10 anni.

Sempre a Parigi, 3 giovani architetti del MIT hanno fondato Roofscapes, una startup per riempire gli spazi inutilizzati della città. Ispirandosi alle terrazze veneziane, vorrebbe rendere verdi i tipici tetti spioventi della città, senza danneggiarli. Molti di questi sono classificati come patrimonio nazionale nella capitale francese, cosa che ne impedisce la modifica. Ma, man mano che lo spazio orizzontale disponibile nelle città si esaurisce, quello verticale può rivelarsi interessante per il design urbano.

Insomma, una realtà in crescita quella degli orti urbani, un modo per sviluppare la biodiversità urbana e coinvolgere categorie di persone marginalizzate.