Ambiente

Piantare alberi non basta. Prima bisogna dire addio al fossile

Dal Massachusetts Institute of Technology arriva una risposta ai Repubblicani che vogliono risolvere la crisi del clima con la piantumazione. Gli scienziati: “Cambierebbe poco, serve decarbonizzare”
Credit: Lara Jameson
Tempo di lettura 4 min lettura
4 agosto 2023 Aggiornato alle 14:00

Ok piantare, ma da sola come soluzione non basta affatto.

Recentemente negli Stati Uniti cresce il dibattito attorno ai segnali sempre più evidenti della crisi climatica, dalle ondate di calore che hanno colpito Phoenix e diverse città di Texas e California sino ai fumi degli incendi canadesi che hanno reso irrespirabile l’aria negli States.

Quello dell’emergenza climatica, che nell’era Trump era una argomento totalmente sottovalutato e spesso negato, adesso è diventato improvvisamente al centro del dibattito di alcuni politici repubblicani che, come ha detto lo speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Kevin McCarthy insieme ad altri leader del GOP, intendono piantare “un trilione di alberi”.

Iniziative, quelle legate alla piantumazione, che troppo spesso vanno di pari passo con azioni diametralmente opposte: proprio McCarthy per esempio - racconta anche il Washington Post - di recente visitando un sito industriale in Ohio ha promesso di aumentare la produzione statunitense di petrolio e gas naturale, esattamente quelle fonti fossili che sono insieme al carbone tra i principali responsabili del surriscaldamento globale.

Non volendo rinunciare alle «straordinarie risorse che l’America ci offre» lui e altri repubblicani puntano dunque, come fosse una compensazione, a piantare alberi (idea condivisa da Trump) in modo da offrire «una soluzione completa e pratica ai problemi climatici che stiamo affrontando oggi».

In realtà, come già affermato da tantissimi esperti e scienziati, sul breve termine è una risposta ben poco efficace. La vera risposta alla crisi del clima sarebbe eliminare rapidamente la combustione delle fonti fossili: piantare alberi va bene, ma è una azione insufficiente - per tempistiche e volumi - vista la velocità con cui corre il global warming.

Una nuova ricerca, guidata da alcuni professori del MIT, spiega infatti che piantare un trilione di alberi come vorrebbero i repubblicani, avrebbe un “effetto minimo” come contrasto al surriscaldamento del Pianeta: per assorbire grandi quantità di carbonio le piante devono raggiungere una certa maturità (si parla di 15-20 anni in molti casi) e un trilione di alberi impedirebbe solo di 0,15 gradi il riscaldamento entro il 2100.

Come spiega John Sterman, professore presso la Sloan School of Management del MIT, «gli alberi sono fantastici e personalmente amo stare nelle foreste il più possibile. Ma la realtà è molto semplice: puoi piantare un trilione di alberi, e anche se sopravvivessero tutti, cosa che non accadrebbe, semplicemente non farebbe molta differenza per il clima», spiega mentre racconta i risultati di una analisi basata su un simulatore climatico globale chiamato En-ROADS.

Il trilione di alberi indicato dai repubblicani come “soluzione completa” sequestrerebbe solo il 6% dell’anidride carbonica che il mondo avrebbe bisogno di evitare di emettere entro il 2050 per raggiungere l’obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi.

«Piantare un trilione di alberi non è una soluzione seria alla crisi climatica. È troppo poco, troppo tardi», ha ricordato Jones.

Gli alberi infatti per immagazzinare grandi quantità di CO2 devono avere una certa maturità per cui spesso ci vogliono anche fra i 20 e i 30 anni perché crescano garantendo un “buon lavoro” in termini di assorbimento.

Inoltre, ricordano ancora una volta gli scienziati, piantare è importante ma è sempre più decisivo scegliere specie resistenti, capaci di affrontare le sfide della siccità, le malattie, gli incendi e i fattori oggi più comuni in un mondo surriscaldato dove, la prima soluzione per invertire la rotta, sarebbe quella di dire addio alle emissioni del fossile, cosa che i repubblicani non sono ancora pronti a fare.

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