Futuro

L’antica città Maya scoperta grazie ai laser

La tecnologia LiDAR ha portato un gruppo di archeologi a scovare nella giungla di Campeche (Yucatan) Ocomtún, un centro urbano risalente a circa 1.000 anni fa
Credit: INAH
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18 agosto 2023 Aggiornato alle 10:00

Imponenti edifici da oltre 15 metri, piramidi realizzate con particolari ceramiche e contornate da particolari incisioni, complessi architettonici disposti in strutture formate da cerchi concentrici e persino tre piazze con campi da gioco. Siamo nella penisola dello Yucatan, in Messico e questo è il risultato di una scoperta sensazionale resa possibile dalla tecnologia laser LiDAR.

Un gruppo di scienziati e ricercatori tra cui Juan Carlos Fernandez-Diaz, docente di ingegneria civile all’Università di Houston, hanno infatti individuato una vera e propria città Maya dimenticata nella giungla. Una gemma nascosta da più di 1000 anni rinvenuta grazie a tre voli di quattro ore sopra la giungla di Campeche.

Gli archeologi, dopo aver ispezionato il sito per sei settimane, hanno stabilito che le strutture e la conformazione della città risalgono a un periodo compreso tra il 600 e il 900 d.C., compatibile con gli anni di vita della civiltà Maya.

L’insediamento è stato chiamato Ocomtún dagli esperti e sarà soggetto a ulteriori studi e ricerche per un migliore approfondimento.

La tecnologia LiDAR utilizza un fascio laser che fuoriesce da un apparato speciale, il fascio è estremamente veloce e colpisce inizialmente un bersaglio, per poi tornare indietro su un rilevatore di luce: in questo modo si riesce a determinare la distanza tra due punti. Questa tecnologia ha permesso di trovare strutture oscurate da fitte chiome di alberi e altra vegetazione.

Il rilevamento laser ha rivoluzionato il modo di realizzare indagini archeologiche, dando una mano soprattutto ai ricercatori e alle ricercatrici che lavorano in aree dense di vegetazione, difficili da esplorare con altri mezzi a parte aerei o elicotteri.

Grazie alle mappe tridimensionali fornite dai laser è infatti possibile “vedere” attraverso la vegetazione.

Fernandez-Diaz, pioniere della tecnologia con più di 20.000 chilometri quadrati di giungla misurati nelle sue ricerche, per un totale di 45 progetti archeologici, ha spiegato che la LiDAR è come una partita di tennis: “è come se si lanciasse una palla verso il muro per poi vederla tornare indietro misurando così il tempo impiegato tra i due punti”. A Diaz si deve la scoperta del più grande tempio Maya a Tabasco, in Messico.

Anche l’archeologo Ivan Šprajc, in servizio presso l’Accademia delle scienze e delle arti slovena, presente all’indagine archeologica, è rimasto incredibilmente sorpreso alla vista della città Maya perduta: non si aspettava di trovare un sito così importante, soprattutto alla luce dei monumenti e delle strutture trovate con non poche difficoltà per raggiungere la zona.

La missione non è finita qui: potrebbero essere necessari anni affinché si possa svelare completamente la città di Ocomtún, per ottenere così una piena visione delle strutture e dei suoi edifici. La città non è l’unica e potrebbero venire fuori altre scoperte: molti insediamenti risalenti a centinaia di anni fa furono abbandonati per una combinazione di ragioni diverse, tra cui esaurimento del suolo, siccità prolungata e guerre, spiega Šprajc.

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