Economia

Tutti i condoni del Governo Meloni

Dalla rottamazione quater alla salva-calcio, fino alla depenalizzazione introdotta nel decreto bollette di marzo e al ritorno della pace fiscale
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24 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

Per valutare la portata delle nuove misure fiscali introdotte dal governo Meloni occorre fare un passo indietro fino a gennaio, quando è stata varata in fretta e furia la legge di bilancio 2023.

Da tempo fra i temi più caldi della coalizione di centrodestra, proprio Giorgia Meloni durante la campagna elettorale delle amministrative di Catania chiamava «pizzo di stato» le cartelle esattoriali ricevute dai piccoli commercianti, colpiti secondo lei ingiustamente mentre la vera evasione delle «big companies, banche e frodi sull’iva» rimaneva totalmente al di fuori della vista dello Stato.

Non per niente da quando è salita al governo la Premier e il suo esecutivo hanno introdotto ben 12 sanatorie fiscali all’interno della finanziaria 2023. Un poderoso corpus di stralci che inizia con la quarta edizione di rottamazione delle cartelle esattoriali sotto i mille euro imbucate nella cassetta delle lettere e non riscosse dal 2000 al 30 giugno 2022 - multe stradali incluse - lasciando al contribuente l’onere di pagare la sola quota capitale epurata di interessi e oneri di riscossione. La palla passa poi ai Comuni che singolarmente potranno scegliere se condonare in tutto o in parte le così dette mini cartelle fino a 1.000 euro, oppure no.

C’è poi un lungo capitolo dedicato ai debitori più sbadati. Le irregolarità commesse fino al 31 ottobre 2022 si sanano pagando a forfait 200 euro per ogni periodo di imposta a cui si riferiscono, mentre in caso di avviso bonario - cioè una comunicazione con cui l’Agenzia delle Entrate informa un contribuente che alcune imposte o contributi non risultano pagati dalla sua dichiarazione dei redditi - una definizione agevolata riduce la sanzione da pagare dal 10 al 3%.

E se una volta inviata la dichiarazione dei redditi il contribuente si accorge di aver sbagliato? L’istituto del ravvedimento speciale permette di regolarizzare le violazioni tributarie, in cui l’ammontare dell’errore potrà essere pagato in otto rate ogni 3 mesi al 2% di interesse annuo, con una sanzione che cala dal 15 al 5%.

Nel caso in cui il debitore non si sia ravveduto in tempo, l’accertamento con adesione consente al contribuente che ha ricevuto un apposito avviso di accertamento di aprire una finestra di dialogo con il fisco - chiamata accertamento con adesione - per presentare nuovi elementi e dati in modo da ridiscutere la propria posizione fiscale. Si accende dunque una fase di contraddittorio costruttivo con l’Agenzia dell’Entrate per ridefinire le imposte dovute, e qualora abbia esito positivo il debitore avrà un pagamento dilazionato in 20 rate trimestrale insieme a una sanzione del 5%, ben più corta rispetto all’originario 30%.

Nel caso in cui però questa finestra non abbia successo, la vicenda tra contribuente e fisco finirà dritta davanti a un giudice in una lite tributaria, che con la recente riforma della giustizia è affidata a uno specifico e autonomo magistrato tributario. Proprio in questa sede è consentita un’altra definizione agevolata della controversia con il pagamento di una percentuale di spese legali.

In alternativa, fino al 30 giugno era prevista anche la conciliazione agevolata con sanzioni fino al 5% (e non più al 40 o 50%) che si realizza sottoscrivendo un accordo conciliativo fuori udienza che prevede una riduzione delle sanzioni e un’ampia rateazione dell’importo dovuto.

Sconfinato ogni barriera del conflitto di interessi Claudio Lotito, nella fortunata posizione di senatore di Forza Italia e contestualmente presidente della Lazio, difendeva fortemente l’inserimento nelle pieghe della manovra anche di una misura che permettesse alle società di calcio di poter rateizzare i debiti con il fisco a tasso agevolato. Tutto ciò rientra nella così detta norma Salva-calcio, una sanatoria che consente di ritardare la riscossione da parte dello Stato dei versamenti iva sospesi per l’emergenza sanitaria e di dilazionarli in 60 rate spalmate in cinque anni, con una sanzione del 3%.

Lo slancio più avanguardistico, nonché prima vera e propria misura fiscale italiana dedicata ai moderni strumenti del mondo finanziario, è rappresentato dalla misura che riguarda le criptovalute, i cui guadagni (considerati fiscalmente come redditi diversi e tassati al 26%) saranno esentati da imposte fino a 2.000 euro annui.

Inoltre la Manovra contiene un condono per tutti i guadagni ottenuti in passato ma non dichiarati, che potranno essere sanati presentando una apposita domanda di emersione con cui si rende ufficiale alla pubblica autorità la sussistenza di quella precisa posizione fiscale, insieme al pagamento di una imposta sostitutiva del 3,5% sul valore dei criptoasset detenuti.

Ultima ma non meno importante, una tredicesima sanatoria è stata aggiunta alla ampia gamma prevista dalla finanziaria 2023. Il decreto bollette di Marzo, in seguito definitivamente approvato e convertito in legge, infatti è un provvedimento che mira a fornire misure di sostegno alle famiglie con Isee inferiore ai 9.530 euro e non oltre i 15.000 euro, per affrontare le spese di acquisto di energia elettrica e gas naturale, in modo da mitigare l’impatto economico delle bollette domestiche.

Oltre a uno sconto sull’importo totale da pagare, la misura prevede anche una depenalizzazione del reato di omesso versamento di ritenute per un importo superiore a 150.000 euro, oppure omesso versamento di iva superiore a 250.000 euro, a cui saranno collegate solo sanzioni amministrative e non più conseguenze penali.

Questa enorme groviglio di condoni non sembra però bastare al ministro dei trasporti Matteo Salvini, che di recente ha rispolverato un suo vecchio cavallo di battaglia: «una grande e definitiva pace fiscale». Una imponente indulgenza plenaria «per liberare milioni di italiani ostaggio di cartelle esattoriali di importo limitato» ha commentato il vicepremier, suscitando le ire del direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, che difende la lotta all’evasione fiscale come un atto di giustizia, e non un modo per «perseguitare i contribuenti».

Attualmente le tasse ancora da riscuotere risalenti al periodo 2000-2021 ammontano a circa 1.153 miliardi, di cui solo 114 realisticamente esigibili. Andando a verificarne la ripartizione si nota che la fascia di debito più frequente è quella inferiore o uguale ai 1000 euro, ripartita fra i 22,8 milioni contribuenti destinatari di almeno una cartella di pagamento per il 47,6%.

Con circa il 59% di debiti fiscali precedenti al 2015 e 172,5 milioni di cartelle dell’Agenzia delle entrate ancora da riscuotere, il recupero dell’evasione fiscale da parte dello Stato attraverso le misure straordinarie introdotte dalla Manovra ha avuto uno scarso successo, quantificandosi nell’1,2% rispetto ai 20,2 miliardi recuperati dall’Agenzia nel 2022.

Nonostante il botta e risposta, il piano che Salvini ha in mente prevederebbe un versamento di una parte del dovuto da parte di tutti coloro che pur avendo presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi non sono riusciti a pagare interamente le imposte, con contestuale cancellazione del debito residuo.

Tuttavia, l’idea di proporre una nuova pace fiscale appena dopo la scadenza della finestra di adesione alla rottamazione quater di qualche settimana fa non sembra essere all’ordine del giorno né a Palazzo Chigi né in Parlamento.

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