Ambiente

Rinnovabili, arriva il decreto aree idonee

Sono stati fissati i paletti per le Regioni. Meno burocrazia e più autorizzazioni per fotovoltaico ed eolico per dare “una accelerazione” alle rinnovabili, spiega il ministro dell’Ambiente
Credit: EPA/XINHUA
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13 luglio 2023 Aggiornato alle 18:00

Da oggi ci sarà una potenziale svolta per le rinnovabili.

Finalmente, dopo un anno e mezzo, il “decreto aree idonee”, quello relativo ai criteri con cui le Regioni potranno identificare le giuste aree per l’installazione di nuovi impianti, arriva in Conferenza Unificata. Lo sblocco è stato annunciato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che punta a dare un’accelerazione all’implementazione delle fonti di energia pulita.

Nel testo ci sono obiettivi minimi da raggiungere legati a pannelli fotovoltaici e pale eoliche per ogni regione: se non si centrano, le compensazioni economiche andranno a territori più virtuosi.

Lo scopo è accelerare la transizione energetica attraverso un taglio della burocrazia che si attendeva da tantissimo tempo. Nella bozza ci sono obiettivi minimi, intermedi e finali che le Regioni dovranno assicurare per consentire di centrare gli 80 gigawatt (GW) aggiuntivi di energia rinnovabile indicati dall’Ue.

La Sicilia dovrà raggiungere 10.380 megawatt, oltre 6 volte la potenza attuale. La Lombardia 8.687 MW rispetto ai 772 di partenza, la Puglia 7.284 MW, oltre 10 volte la potenza di ora.

L’ Emilia Romagna 6.255 MW (12,6 volte), la Sardegna 6.203 MW, circa otto volte. E poi la Toscana 4,2 gigawatt, la Calabria che deve centrare 3,1 gigawatt, oppure il Veneto circa 5,7 gigawatt, o il Lazio 4,7 Gigawatt (3,5 volte i livelli attuali).

Insomma, per ogni regione o provincia autonoma arriva la richiesta di emanare, entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto, una legge che possa portare all’aumento delle rinnovabili e che individui le superfici e le aree idonee. Inoltre ci sarà la possibilità di “accordi tra le Regioni per il trasferimento statistico di determinate quantità di potenza green” ai fini del raggiungimento dei rispettivi target.

Idonee saranno considerate “una serie di superfici e aree tra cui figurano i siti in cui sono già installati impianti della stessa fonte o in cui vengono realizzati interventi di modifica, ma anche le aree dei siti oggetto di bonifica, e ancora cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate in condizioni di degrado” ricorda il Sole24Ore anticipando la bozza.

Così come idonei risulteranno una serie di siti legati agli impianti di Ferrovie italiane, di concessionarie autostradali e gestori aeroportuali.

Tutti i dettagli, quando la questione sarà definitiva, saranno comunque riportati sul sito del Mase.

Proprio il titolare del ministero, Gilberto Pichetto Fratin, alla vigilia del passaggio in Conferenza Stato-Regioni aveva spiegato che il decreto porterà «all’adozione delle aree idonee che garantiscono un iter burocratico più snello e l’innalzamento delle soglie di potenza degli impianti per le valutazioni ambientali. Non solo abbiamo ampliato il novero delle aree idonee ex lege con i recenti provvedimenti normativi, ma abbiamo anche sbloccato il decreto per la determinazione dei criteri con cui le Regioni devono individuare le stesse e che sarà sottoposto alla valutazione della Conferenza Unificata. Siamo ben consapevoli della necessità di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili per raggiungere i nuovi target di potenza installata e diversificare le fonti di approvvigionamento».

Sempre il ministro ha infine aggiunto che per dare un’accelerazione alle rinnovabili in Italia è stato «anche intrapreso un percorso di digitalizzazione dei processi” tra cui “l’adozione a breve di una Piattaforma digitale unica per la presentazione delle istanze. Tutte queste misure sono i primi passi di un processo volto a eliminare i colli di bottiglia emersi in questi anni. I produttori di energia quindici anni fa erano mille, mentre oggi sono un milione e mezzo».

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