Diritti

Africa: quale sarà il destino del Gruppo Wagner?

Dopo il fallito putsch guidato da Yevgeny Prigozhin, molti si interrogano riguardo il futuro del gruppo paramilitare (legato al Governo russo) nel continente, dove è riuscito a insediarsi in molte Nazioni
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4 luglio 2023 Aggiornato alle 19:00

La fallimentare insurrezione armata del Gruppo Wagner guidata dal leader Yevgeny Prigozhin ha suscitato intensi dibattiti riguardo la stabilità del regime russo di Vladimir Putin e le possibili conseguenze per la guerra in Ucraina. Ma, oltre a essere presente sul teatro europeo, il gruppo paramilitare ha da tempo una forte presenza in Medio Oriente e soprattutto in Africa, dove negli ultimi anni ha acquisito una notevole influenza su diverse nazioni fra cui il Mali, Burkina Faso, Camerun, Sud Sudan, Libia, Eritrea, Sudan, Algeria, Madagascar, Mozambico, Zimbabwe, Guinea equatoriale e Repubblica Centrafricana.

La penetrazione dei membri Wagner ha determinato un’espansione dell’influenza russa in Africa, ma anche un contrasto sempre più forte con le altre potenze occidentali nell’area, l’intensificazione di conflitti settari, l’aiuto militare diretto e indiretto per diversi regimi dittatoriali e la violazione di numerosi diritti umani.

La caduta di Prigozhin e l’inevitabile assorbimento di gran parte dei Wagner nei ranghi dell’esercito russo ha ovviamente suscitato numerose domande riguardo il destino del gruppo paramilitare in Africa, specialmente in quei Governi che hanno fatto affidamento sui suoi servizi. Ma per il momento diversi analisti e membri governativi dei vari Stati africani implicati sembrano propendere per lo status quo.

«Se Mosca decide di ritirarli e di inviarci i Beethoven o i Mozart invece dei Wagner, li avremo» ha dichiarato Fidèle Gouandjika, uno dei consiglieri del presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadéra, che ha utilizzato i paramilitari per reprimere una ribellione nel 2020. Della stessa opinione è l’analista Nathalia Dukhan, autrice del rapporto Architects of Terror, pubblicato da The Sentry, gruppo investigativo che lavora sulle attività dei mercenari nella Repubblica Centrafricana: «Il mostro si evolverà, ma non morirà».

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito la continuazione della politica estera moscovita in Africa, senza sostanziali cambiamenti: «Ci sono state molte chiamate da parte di partner stranieri al presidente Putin (…) per esprimere parole di sostegno. Con i partner e gli amici non cambia nulla. Per quanto riguarda gli altri, francamente, non mi interessa. I rapporti con l’Occidente collettivo sono distrutti, quindi un episodio in più o in meno…».

Gli interessi dei Wagner, e de facto della Russia, sono estremamente radicati e connessi con i Paesi africani ricchi di risorse naturali, che hanno contribuito all’incremento del potere militare ed economico del gruppo di Prigozhin. Oro, petrolio, pietre preziose e altre materie prime vengono date ai mercenari in cambio delle azioni militari atte a stabilizzare i regimi e a garantire lo status quo a favore di Mosca. Il Gruppo Wagner ha dispiegato nel continente migliaia di “istruttori” russi e personale di vario tipo, che con il tempo probabilmente aumenteranno sotto una nuova veste.

Di fronte a questa espansione, gli Usa incrementeranno le sanzioni contro il gruppo paramilitare, mentre la Francia agirà contro le campagne disinformative attuate dai russi. Ma difficilmente questo fermerà l’agire dei mercenari: «Il Gruppo Wagner è riuscito in soli 5 anni a infiltrarsi e a controllare la catena di comando militare della Repubblica Centrafricana, così come i sistemi politici ed economici del Paese. La Russia ha rivelato il suo piano per la guerra psicologica e il dominio, un tipo veramente nuovo di colonialismo ultraviolento. Senza un’azione globale urgente e coordinata per contrastare questa minaccia, la rete terroristica predatoria dei Wagner continuerà a diffondersi e seminare devastazione ovunque metta radici» ha ribadito l’analista Nathalia Dukhan.

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