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Famiglie omogenitoriali: cos’è successo a Padova?

La Procura ha impugnato 33 atti di nascita di figli di coppie Lgbtq+; il sindaco Giordani: «vuoto legislativo gravissimo», anche in base a quanto successo in altre città. Ripercorriamo passo passo i fatti
Credit: Karolina Grabowska
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23 giugno 2023 Aggiornato alle 17:00

La Procura di Padova ha impugnato tutti e 33 gli atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 a oggi che riconoscono ai figli delle coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Secondo la Procura, un atto di nascita registrato con 2 mamme “va contro le leggi e i pronunciamenti della Cassazione” ma per il sindaco, alla base di quanto successo a Padova e in altre città italiane, c’è un «vuoto legislativo gravissimo». In effetti, la legge italiana non vieta espressamente alle coppie omogenitoriali di avere dei figli, rimettendosi spesso alla discrezionalità dei giudici.

Le unioni civili introdotte nel 2016 con la legge Cirinnà non tutelano i figli delle coppie dello stesso sesso. Il motivo è che la legge non contempla la stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare legalmente il figlio biologico del partner in seguito all’unione civile. Tuttavia, in casi particolari come quest’ultimo, il percorso di adozione può essere intrapreso e una coppia Lgbtq+ può ottenere in maniera indiretta la tutela del proprio figlio. Lo ha stabilito per la prima volta in Italia il Tribunale dei Minori di Roma nel 2014, quando ha permesso a una donna di adottare la figlia naturale della compagna.

Dopo questo storico riconoscimento, la Corte di Cassazione ha continuato ad ammettere nel tempo la stepchild adoption attraverso alcune sentenze. Lo ha fatto tramite un’interpretazione estensiva della legge Cirinnà e della legge 184 del 1983, che regola l’affidamento e l’adozione, in base al concetto di “interesse del minore” e di “continuità affettiva”.

Nel 2016 la Cassazione ha inoltre ammesso il riconoscimento e la trascrizione degli atti di nascita formati all’estero che indicano come genitori 2 donne che hanno contribuito alla generazione di un bambino (una con il proprio ovocita e l’altra con la gravidanza). Alcuni Comuni italiani hanno quindi scelto di condurre negli anni la trascrizione all’Anagrafe dei nuovi nati all’estero come figli di coppie omosessuali a sostegno della parità di diritti e della tutela dei minori.

Parlando del suo operato nella città di Padova, il sindaco Giordani ha detto: «Abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla Procura dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione, e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti, per me e ritengo per la Costituzione l’interesse di questi piccoli era quello da mettere al centro».

Il primo caso impugnato per illegittimità dalla Procura di Padova è quello di una bambina con 2 mamme sposate all’estero e registrato nell’agosto 2017. Qualora gli atti di registrazione che riguardano la coppia venissero annullati in maniera retroattiva, i diritti genitoriali andrebbero soltanto a una delle 2 madri. Per riconquistare i diritti perduti sui figli, come accaduto anche in altre città italiane a seguito dell’intervento della Prefettura, alcuni genitori scelgono di intraprendere il lungo e oneroso percorso di adozione dei figli naturali del proprio partner.

Dopo la sospensione a marzo 2022 delle registrazioni a Torino su ordine del prefetto, un anno dopo anche la città di Milano ha interrotto le trascrizioni dei certificati su indicazione del Ministero dell’Interno. A marzo 2023, la commissione Politiche europee del Senato ha poi bocciato la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli di coppie omogenitoriali e l’adozione di un certificato europeo di filiazione, che avrebbe permesso ai genitori residenti nell’Unione europea di essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli in tutti gli Stati membri.

Di fronte all’intervento ministeriale, oltre 300 Primi cittadini da tutta Italia si sono uniti per chiedere al Governo di cancellare la disparità di trattamento in materia di diritti civili che colpisce le famiglie arcobaleno. In occasione dell’assemblea Città dei diritti tenutasi a maggio a Torino, sindaci e sindache hanno detto che su di loro “si concentrano sia le richieste di intervento per agire come ufficiali di stato civile nelle iscrizioni anagrafiche di figli e figlie delle coppie omogenitoriali sia le intimazioni delle autorità di Governo a non farlo. Una situazione di intollerabile incertezza, generativa di ingiusta e dolorosa tensione sociale e umana”.

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