Culture

Il cinema “ripulisce” gli stereotipi di Agatha Christie

Assassinio sul Nilo diretto da Kenneth Branagh, ora nelle sale, è l’ultima trasposizione degli intramontabili romanzi della scrittrice inglese. Libri che, oggi più che mai, hanno delicate implicazioni sociali e storiche, tra cui il colonialismo e la xenofobia
Una scena di Assassinio sul Nilo
Una scena di Assassinio sul Nilo
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
15 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

L’universo letterario di Agatha Christie potrebbe rivelarsi ancora una volta una miniera d’oro per i produttori di Hollywood. Dopo l’adattamento cinematografico di uno dei suoi titoli più celebri, Assassinio sull’Orient Express, 5 anni fa - oltre 350 milioni di dollari di incassi a fronte dei 55 di budget - Kenneth Branagh torna davanti e dietro la macchina da presa, come regista e attore protagonista del nuovo film in sala.

L’interprete britannico veste ancora una volta i panni del geniale detective Hercule Poirot. Dopo il viaggio sul leggendario treno che nel 20° secolo attraversava l’Europa da Parigi a Istanbul, l’investigatore belga più famoso dei romanzi gialli sale sul battello Karnak nella nuova pellicola Assassinio sul Nilo.

Tuttavia, attingere alle opere di Agatha Christie per l’intrattenimento di massa oggi non è privo di complicazioni: non bisogna dimenticare, infatti, che si tratta sempre di libri scritti nel secolo scorso, la cui struttura narrativa poggia su un sostrato culturale ben preciso, pregno di fenomeni quali il colonialismo e la xenofobia.

Si pensi solo al titolo originale di uno dei suoi romanzi più amati, Dieci piccoli indiani, che inizialmente conteneva la N word. È necessario aggiornare la materia prima di Agatha Christie per renderla più contemporanea? Se sì, come?

Ogni anno, vengono vendute ancora milioni di copie dell’autrice di gialli più popolare al mondo. I suoi libri dovrebbero essere considerati come prodotti del loro tempo, figli di un’epoca e di un sistema di valori differenti dai nostri e quindi accettati integralmente come tali, oppure un’operazione di restyling può dimostrarsi un modo efficace per combattere certi pregiudizi e stimolare una narrazione più inclusiva?

Sam Naidu, professore di Letteratura Inglese alla Rhodes University del Sud Africa e specializzato sulle questioni inerenti la razza e l’etnia nella narrativa poliziesca, ritiene che le opere della scrittrice inglese normalizzino senza alcun dubbio il pregiudizio razziale, che lo pongano come un dato di fatto. In primo luogo, la maggior parte dei personaggi non caucasici veicola o incarna stereotipi che tendono a rafforzare il suprematismo bianco e l’egemonia britannica.

«Che si tratti della nazionalità belga di Poirot, o di personaggi americani, ebrei o mediorientali, si presentano come eccezioni alla norma, spesso con tratti indesiderati o sospetti», dice. «Il razzismo e la xenofobia si manifestano quindi nell’opera di Christie sotto forma di assenza non casuale o riscrittura di alcuni stereotipi culturali».

Per esempio gli italiani vengono ritratti in modo macchiettistico, come “teste calde” e “bugiardi incalliti”. Lo stesso Poirot, che subisce talvolta insulti razzisti da parte di persone sospettate che hanno qualcosa da nascondere, fa a sua volta osservazioni e commenti offensivi, soprattutto di stampo antisemita, come ne Il mistero del treno blu, quando afferma che «gli ebrei sono una razza che non dimentica mai il passato».

Non tutti però sono di questo avviso. Secondo Vike Martina Plock, professoressa di Letteratura e Cultura moderna all’Università di Exeter nel Regno Unito, la censura operata sui suoi romanzi ha complessivamente appiattito lo sguardo critico dell’autrice.

Probabilmente, nella scelta dell’assassino, Agatha Christie cela la profonda convinzione che l’umanità sia capace in pari misura di buone e cattive azioni, a prescindere dalla nazionalità o dallo status sociale. Non è raro che la scrittrice stigmatizzi il comportamento di alcuni personaggi privilegiati. Assassinio sul Nilo e i personaggi che popolano il romanzo, in particolare, sono ispirati a un viaggio compiuto col marito archeologo Max Mallowan in Egitto. Secondo Plock, non si dovrebbero quindi semplicemente cancellare i riferimenti alla piaga del razzismo: le storie di Agatha Christie rappresentano delle preziose testimonianze culturali di un’epoca.

Nei precedenti adattamenti di Poirot - dai film con Albert Finney e Peter Ustinov alla versione televisiva britannica con un memorabile David Suchet – ricorre spesso il fenomeno del white washing, e una rappresentazione idealizzata e quasi bidimensionale delle ambientazioni esotiche, a discapito della verosimiglianza storica sui reali effetti della dominazione coloniale.

Una vera e propria rimozione chirurgica delle diversità negli adattamenti televisivi degli anni ‘80 e ‘90. Lo sostiene il dottor Jamie Bernthal-Hooker, autore di Queering Agatha Christie. «I personaggi neri nei libri sono stati interpretati da attori bianchi e allo stesso modo quelli che tra le righe potrebbero rientrare nella comunità LGBTQ+ sono stati tagliati». Un esempio fornito da Bernthal-Hooker è Hickory Dickory Dock, originariamente ambientato in un ostello per studenti degli anni ‘50 e caratterizzato da una serie di personaggi internazionali, tra cui lo studente egiziano Ahmed Ali e il suo coinquilino Akibombo, originario dell’Africa occidentale. Tuttavia, nella trasposizione sul piccolo schermo del 1995, la vicenda si svolgeva negli anni tra le due guerre mondiali e presentava un cast interamente bianco.

Almeno apparentemente, però, i tempi stanno cambiando. In Assassinio sull’Orient Express di Branagh il personaggio di Gerhard Hardman, interpretato da Willem Dafoe, riassume in sé passato e presente e finisce per ricordarci una sorta di suprematista bianco dei nostri giorni. Anche la scrittrice Sarah Phelps recentemente ha curato la sceneggiatura di alcuni adattamenti dei romanzi per la TV, tra cui And Then There Were None, The Pale Horse e la storia di Poirot The ABC Murders. In quest’ultima miniserie, in particolare, si mostravano gli atteggiamenti aggressivi e violenti dei membri dell’Unione britannica dei fascisti nei confronti di Poirot, perché non cittadino inglese. In un’altra scena, un capotreno gettava a terra il suo biglietto con disprezzo per le stesse ragioni.

È indubbiamente un terreno scivoloso, ma è necessario inoltrarvisi. Occorre trovare un equilibrio vincente tra l’esigenza di dare spazio a determinate tematiche e quella di non sacrificare l’intrattenimento.