Diritti

Referendum: le 8 decisioni della Corte costituzionale

Eutanasia, cannabis legale, giustizia: sono i temi su cui i giudici della Consulta si esprimono oggi. Se considerati ammissibili, ad aprile verranno sottoposti al voto popolare
Marco Cappato con Mina Welby
Marco Cappato con Mina Welby
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
15 febbraio 2022 Aggiornato alle 17:00

È iniziato oggi l’esame della Consulta sulla ammissibilità dei referendum su eutanasia, cannabis e giustizia. I giudici devono valutare se i quesiti rispettano i necessari requisiti di costituzionalità.

Il neopresidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, qualche giorno fa aveva dichiarato prima agli assistenti di studio, privatamente, e poi in un comunicato stampa, che «dobbiamo impegnarci per consentire, il più possibile, il voto popolare» e «non cercare a ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino», in riferimento alla grande mobilitazione dell’estate scorsa che ha prodotto milioni di firme digitali, ora che le sottoscrizioni non devono più essere raccolte solo manualmente.

Ma i quesiti in questione rischiano l’inammissibilità da parte di quello che, in Italia, è il più importante organo di garanzia costituzionale. Le decisioni finali potrebbero essere comunicate sia il giorno stesso, alla fine dell’esame, sia nei successivi.

In caso di referendum abrogativo, come per l’eutanasia legale, per la cannabis e per gli altri 6 quesiti, le richieste referendarie dichiarate ammissibili dalla Corte costituzionale sono poi sottoposte al voto dei cittadini in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. La consultazione popolare è poi ritenuta valida, dunque giuridicamente rilevante, se viene raggiunto il quorum previsto, cioè la maggioranza degli aventi diritto di voto.

Se la proposta di abrogazione ottiene la maggioranza dei voti validi, il Presidente della Repubblica dichiara l’avvenuta abrogazione della legge. Ma se la proposta abrogativa viene respinta, non può essere ripresentata nei successivi 5 anni.

Ad aprire i lavori di martedì 15 febbraio, in cui i 15 giudici della Consulta si riuniscono in camera di consiglio per decidere il destino dei quesiti, saranno quelli sul fine vita. Poi la cannabis legale e i sei sulla giustizia. Ma andiamo con ordine.

Il referendum sull’omicidio del consenziente

I giuristi lo definiscono “omicidio del consenziente”, l’Associazione Luca Coscioni, che l’ha promosso insieme ad altre associazioni come il Movimento 6000 Sardine e l’Arci Nazionale e partiti come + Europa, Possibile e Radicali Italiani, l’ha sottoposto ai cittadini come il referendum sull’eutanasia legale. L’associazione italiana di orientamento cattolico “Scienza&Vita” l’ha definito di natura “non abrogativa, ma di fatto manipolativa e propositiva”.

Quest’estate i gazebo bianchi rosa e azzurri hanno colorato numerose piazze italiane, perché dal 1 luglio al 30 settembre 2021 si è svolta la raccolta delle 500.000 firme necessarie per permettere al quesito di andare al voto: per legge le firme devono essere ottenute e consegnate entro il 30 settembre di ogni anno, ma nel 2021, a causa della pandemia, il termine è stato prorogato al 31 ottobre. Il 18 agosto il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia aveva già raggiunto la cifra desiderata, e allo scadere del tempo il totale era di 1 milione e 240 mila firme.

Il quesito, se e quando passerà, vedrà l’abrogazione di una parte dell’articolo 579 del codice penale, quello che punisce l’omicidio di una persona consenziente (e da qui la terminologia tecnica) con la reclusione da 6 a 15 anni del medico che somministra il farmaco al paziente che ha scelto l’eutanasia. Una pratica oggi illegale in Italia. Riguarderà quei richiedenti capaci di intendere e volere, che patiscono sofferenze intollerabili e che sono affetti da patologie irreversibili.

Il referendum sulla cannabis legale

Alla voce “sostanze stupefacenti” fa capolino il quesito sulla depenalizzazione della coltivazione e l’eliminazione del carcere per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis. Con l’esclusione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. A promuovere questo referendum, che in una settimana ha raccolto le 500.000 firme necessarie per arrivare al voto, ancora una volta l’Associazione Luca Coscioni, seguita da Antigone, Meglio Legale, Forum Droghe e altri. Al loro fianco, i partiti +Europa, Possibile, Radicali, Sinistra Italiana, Potere al Popolo, Rifondazione comunista, Europa Verde.

Qui si andrebbe a modificare il “Testo Unico” in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, sia per quanto riguarda la rilevanza penale che le sanzioni amministrative. In poche parole, se la sostanza non è destinata allo spaccio, allora la coltivazione della cannabis viene depenalizzata. E viene eliminata la sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori, sanzioni oggi previste per tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa. A più di 50 anni dall’arresto di Marco Pannella, il leader radicale che più di tutti si batté per la legalizzazione della cannabis, potremmo essere di fronte a una svolta storica.

Le 6 riforme della Giustizia

Il dibattito parte dalla richiesta di abrogazione dell’incandidabilità per i politici condannati, prevista dalla legge Severino, per poi passare all’analisi del quesito sulla custodia cautelare. Poi è la volta del quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti, per concludere con l’equa valutazione dei magistrati e la responsabilità diretta dei magistrati e la riforma del Csm.

Ovvero: l’attuale responsabilità civile indiretta, quella che fa pagare lo Stato per eventuali errori giudiziari delle toghe, dovrebbe essere economicamente addossata al giudice che sbaglia? Poi, la separazione delle carriere: uno dei quesiti vuole cancellare l’attuale possibilità che un magistrato passi dalla carriera di giudice a quella di pubblico ministero e viceversa. Anche se, grazie alla riforma del Consiglio superiore della Magistratura promossa dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, il passaggio possibile è ora uno solo. Sulla custodia cautelare: ci si chiede se si debba limitare il carcere preventivo solo a una delle ipotesi di pericolo previste, cioè i reati gravi. E non più nei casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o l’ipotesi che l’indagato possa compiere ancora reati (anche gravi). E la custodia preventiva sarebbe eliminata per i delitti puniti con una pena massima di 4 anni.

Per quanto riguarda la legge Severino, il quesito vuole abolire una parte della norma, lasciando che siano i giudici a decidere, caso per caso, se l’interdizione dai pubblici uffici vada applicata dopo una condanna definitiva a più di 2 anni. Sul Csm, invece, il quesito si occupa della raccolta firme per il magistrato che vi si vuole candidare. E, infine, la valutazione dei magistrati: possono, anche i membri non togati, votare sulla questione? Oggi gli organi preposti alla valutazione dei magistrati prevedono anche membri non togati, come a esempio gli avvocati.

I quesiti sulla Giustizia sono referendum promossi da 9 consigli regionali governati dal centrodestra - Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto -, e nati dalla convergenza tra Radicali e Lega. Si tratta di norme che potrebbero influire sulla riforma Cartabia e, in particolare, sul ruolo dei magistrati, ultimamente sempre più dibattuto.