Culture

La tragedia del Vajont diventa un coro

A 60 anni dalla frana del Monte Toc (e a 30 dalla prima rappresentazione), Marco Paolini torna con VajontS. Lo spettacolo prenderà vita in 135 teatri per parlare di crisi climatica
Marco Paolini
Marco Paolini Credit: Francesco Pergolesi
Tempo di lettura 4 min lettura
9 ottobre 2023 Aggiornato alle 10:00

9 ottobre 1963, una frana precipita dal Monte Toc, finendo in una diga. Le conseguenze sono disastrose: interi paesi della valle vengono spazzati via; oltre 2.000 persone perdono la vita. È la tragedia del Vajont, che 30 anni fa ha preso la voce e il corpo di Marco Paolini in un celebre monologo.

Quest’anno, a 60 anni di distanza, l’opera di Paolini diventa un coro: questa sera, 9 ottobre, il racconto del Vajont prenderà vita, in contemporanea, in 135 teatri d’Italia e in Europa, coinvolgendo 2.000 tra artisti e amatoriali. Musicisti, allievi di scuole di teatro, compagnie teatrali, grandi attori e danzatori e non solo si riuniranno, ciascuno nel proprio territorio, per allestire una sceneggiatura sulla base delle caratteristiche della propria zona. E tutti si fermeranno alle 22:39, ora in cui la montagna è franata nella diga.

Lo stesso Marco Paolini spiega che l’obiettivo di questa iniziativa è far affrontare al teatro civile la sfida della crisi climatica: una tragedia come quella del 1963 deve diventare un punto di partenza per avviare pratiche di prevenzione civile. L’autore, questa sera, sarà una delle voci che daranno vita al racconto dal teatro Strehler di Milano: il coro, chiamato a raccolta in diversi mesi di lavoro da parte del Comitato promotore di Fabbrica del Mondo e della Fondazione Vajont è ancora in crescita, e chiunque voglia prenderne parte potrà aderire alla rete.

«I terremoti non sono ancora prevedibili - racconta Paolini - le alluvioni lo sono di più, come la siccità. Il territorio italiano è antropicamente denso come un formicaio operoso e insaziabile. Mangiamo terra, consumiamo suolo e buona parte di quel suolo è a rischio idrogeologico. A ogni catastrofe sentiamo ripetere parole che non servono a impedirne altre. Noi non siamo scienziati, né ingegneri, né giudici. Ma sappiamo che il racconto attiva l’algoritmo più potente della nostra specie: i sentimenti, le emozioni».

Prosegue spiegando che cosa sono le emozioni generate dal racconto: «Sono leve che lasciano segni durevoli, leve che avvicinano chi è lontano. Sono la colla di un corpo sociale e ora ci servono per affrontare quel che ci aspetta». In questo senso, secondo Paolini, il racconto del Vajont non è più soltanto una commemorazione, ma un monito per il nostro presente e il nostro futuro. Ci dovrebbe insegnare, insomma, a non sottovalutare il rischio, a non affrontarlo confidando sul calcolo dell’ipotesi meno pericolosa tra le tante.

Tra i teatri Stabili parteciperanno il Piccolo Teatro di Milano, lo Stabile del Veneto, lo Stabile Torino, lo Stabile Friuli Venezia Giulia, lo Stabile di Bolzano, Sardegna Teatro e lo Stabile dell’Umbria. A questi si uniranno compagnie storiche del teatro di ricerca, come CSS di Udine, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Fontemaggiore Teatro di Perugia, Ravenna Teatro, Fondazione Atlantide Verona, La Contrada di Trieste, Assemblea Teatro di Torino, Compagnia Vetrano-Randisi, Cada Die Teatro di Cagliari, Crest di Taranto, Casa del Contemporaneo di Napoli, Kismet e Tric Teatri di Bari, Artisti Associati Gradisca, Arca Azzurra Teatro, Coop Teatro Lanciavicchio e Inti Compagnia Teatrale di Brindisi.

Prenderanno parte a VajontS anche alcune compagnie teatrali che, con il loro operato nel corso degli anni, hanno formato generazioni: stiamo parlando, per esempio, del Pandemonium Teatro, Teatro Testoni – La Baracca, Teatro del Buratto, Giallo Mare Minimal Teatro, Fondazione Aida, La Piccionaia, Catalyst. Ma anche giovani compagnie di teatro di ricerca, come Capotrave di Sansepolcro, Top teatri Off di Padova e Farmacia Zooé.

«Non è difficile immaginare che ci saranno altre emergenze - conclude Paolini - E allora accanto alla Protezione Civile, ci serve una Prevenzione Civile. Un evento corale può dare sentimento al coraggio di affrontare la sfida delle conseguenze del riscaldamento climatico. Può dare sentimento alla ragione e alla saggezza di scegliere gli interventi da fare in base a un principio di tutela della vita, della salute, del bene comune, di riduzione del rischio».

Ed è con questo scopo che, la sera del 9 ottobre, il racconto supererà anche i confini italiani, con rappresentazioni tra Francia, a Parigi, Scozia, a Edimburgo e Svizzera, a Ginevra.

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