Ambiente

Emilia-Romagna, rischio infezioni dopo l’alluvione

L’acqua inizia a calare, ma si temono nuove piogge sull’Appennino. Quella stagnante potrebbe veicolare malattie, spaventa anche il fango che si sta seccando
Credit: Alessandro Mazza/Shutterstock
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26 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

C’è ancora troppa acqua e gli occhi ora sono puntati con paura sull’Appennino. L’Emilia-Romagna prova a rialzarsi dopo l’alluvione che ha portato a 15 vittime e miliardi di euro di danni e combatte con livelli di acqua che scendono troppo lentamente: le condizioni con il passare del tempo diventano stagnanti, con tanto di rischio malattie, e pompare via l’acqua o farla defluire altrove e verso il mare in molti casi sta risultando complesso.

Il problema è che nelle prossime ore potrebbe piovere in Appennino: se le precipitazioni dovessero essere forti, oltre ad alimentare il rischio frane, i fiumi potrebbero tornare a esondare, motivo per cui in Romagna sono in stato di allerta.

“Permangono condizioni di criticità idraulica rossa nella pianura bolognese, ravennate e forlivese, per la difficoltà di smaltimento delle acque esondate dai corsi d’acqua, che gravano sul reticolo secondario e di bonifica, interessato ancora da livelli idrici elevati”, ha ricordato la Protezione Civile.

Adesso, fra i tanti problemi che i cittadini colpiti dagli effetti della crisi climatica devono affrontare, c’è anche l’allarme sanitario legato proprio all’acqua stagnante e alle precarie condizioni di igiene. L’acqua, scrive l’Ausl Romagna, è “contaminata da reflui provenienti da sistemi fognari o da sostanze chimiche e da rifiuti agricoli o industriali con possibili impatti sulla salute”. Motivi per cui bisogna stare attenti a non esporsi a rischi e “azioni o manovre che possono compromettere la propria sicurezza o quella di altri volontari”.

Fra i pericoli individuati dalle autorità sanitarie c’è la possibile diffusione del tetano; le infezioni gastrointestinali e anche quello di venire in contatto con muffe e spore, così come la produzione di monossido di carbonio o altre sostanze pericolose e inodori se si utilizzano generatori a combustione in questa fase di sopravvivenza.

Per questo motivo l’invito per chi opera in Emilia Romagna è “evitare il contatto con le acque alluvionali per non contaminarsi con acqua o suolo inquinati. Quando questo è inevitabile, meglio seguire alcuni i consigli: indossare sempre stivali o calzatura robusta per proteggervi. Evitare ciabatte e infradito; indossare i guanti quando si prevede il contatto e aver cura di lavare bene le mani con sapone e acqua corrente, al termine. Evitare di toccare viso, bocca e occhi con le mani non pulite; i bambini non devono giocare con i fango e acqua”, scrive l’azienda sanitaria.

“Oggi il vero rischio per gli abitanti delle zone alluvionate in Romagna sono le infezioni che potrebbero essere gravi. Convivere e avere continuo contatto con le acque fognarie e con le acque che sono state a contatto con le carcasse degli animali pone la popolazione più fragile - bambini e anziani - a rischio di gastroenteriti, dermatiti e congiuntiviti. Attenzione all’epatite A, alla salmonella, ai colibatteri, ma anche ad ameba e leptospire. Bisogna usare guanti e stivali evitando di camminare nell’acqua a piedi nudi. Il rischio di epidemie è possibile e deve essere evitato con ogni mezzo”, ha scritto sui social a tal proposito Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.

Ci sono zone, come a Conselice in provincia di Ravenna, uno dei paesi più colpito, dove il livello dell’acqua sta finalmente calando ma permangono sia rischi legati all’acqua stagnante sia alle chiazze di gasolio che galleggiano, provenienti da chissà quale impianto.

Lì, come altrove, per tentare di togliere l’acqua in eccesso sono in funzione da giorni delle pompe idrovore ma servirà almeno un’altra settimana per riuscire a pompare via tutta l’acqua. Poi c’è un’altra criticità che non va sottovalutata: il fango che si secca. Con il ritorno delle alte temperature in alcune zone la melma sta già lasciando spazio alla polvere e laddove il fango si indurisce è sempre più difficile romperlo.

Nel frattempo, per rendersi conto ancor di più della gravità della situazione, oggi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen hanno sorvolato in elicottero le aree alluvionate.

Dai primi bilanci, con il passare delle ore cala il numero delle persone evacuate (20.000 circa) mentre restano 714 le strade comunali e provinciali chiuse alla circolazione e sono circa 380 le frane principali in corso.

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