Diritti

Che cos’è la PrEP?

«La profilassi pre esposizione è un farmaco che protegge dall’Hiv» spiega il co-fondatore di PrEP in Italia Bastian Balthasar Bux a La Svolta. Da poco è stata resa rimborsabile: ma come si ottiene e somministra?
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 7 min lettura
5 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Da sabato 20 maggio la Profilassi pre Esposizione (PrEP) è ufficialmente rimborsabile in Italia, secondo quanto riportato dalla Gazzetta Ufficiale dopo la delibera dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa).

Ma che cos’è la PrEP, in che cosa consiste e in che modo ci si può accedervi? La Svolta ne ha parlato con Bastian Balthasar Bux, attivista e co-fondatore di PrEP in Italia, collettivo che collabora con Plus Roma e Plus.

«La PrEP è un farmaco e un protocollo sanitario che protegge dall’Hiv - spiega Bux - Consiste nell’assunzione di compresse prima e dopo un rapporto sessuale e garantisce un livello di protezione molto efficace contro l’Hiv».

È importante non confondere la PrEP con il trattamento post-esposizione (PEP o PPE), ovvero l’assunzione di un farmaco di emergenza che va preso entro e possibilmente non oltre le 48 ore dopo un rapporto a rischio di contrazione del virus. In quanto trattamento preventivo, la PrEP è utilizzata invece da soggetti sieronegativi che non sono ancora entrati a contatto con il virus.

Come funziona la somministrazione? «In Italia serve la prescrizione di un’infettivologa o di un infettivologo che lavorano in centri specializzati - dichiara Bux a La Svolta - e oltre alla PrEP vengono prescritti anche una serie di test periodici per altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST); in questo modo è possibile tenere monitorata la propria salute sessuale a 360 gradi. Altre infezioni come la gonorrea, la clamidia o la sifilide sono spesso asintomatiche, ma le persone in PrEP le testano sistematicamente in modo che, nel caso in cui risultassero positive, possano intraprendere la terapia farmacologica e fermare la catena di contagi».

L’assunzione e la posologia del farmaco variano per le donne cisgender e le altre persone con vagina, rispetto a quella degli uomini cis o persone con il pene. In questo ultimo caso, infatti, è possibile ricorrere anche alla somministrazione “on demand”, cioè utilizzare il farmaco solo in concomitanza con il rapporto sessuale potenzialmente a rischio, avendo cura di assumere 1 compressa tra le 24 e le 2 ore prima del rapporto e 2 compresse dopo il rapporto, a distanza di 24 ore.

Questione diversa per le persone con vagina, perché il farmaco ha bisogno di più tempo per essere efficace nei tessuti vaginali, e per questo l’assunzione deve essere quotidiana. Questo tipo di posologia è indicata anche per le persone che utilizzano sostanze iniettive o che assumono estradiolo esogeno dal momento che le evidenze cliniche non sono sufficienti per confermare l’efficacia della PrEP al bisogno su queste popolazioni.

«La PrEP è molto utile nei casi in cui non si utilizza il preservativo, o in quei casi in cui non è possibile negoziarne l’utilizzo - continua Bux - pensiamo alle persone che si trovano in una relazione violenta, o a quelle situazioni in cui capita di trovarsi con persone che non si conoscono bene e con le quali magari non si ha l’intimità necessaria per chiedere di utilizzarlo. Assumere la PrEP ti consente di avere una buona sicurezza anche se non conosci lo stato sierologico dell’altra persona. La profilassi salvaguarda chi fa uso di sostanze iniettive, se si trova a dover condividere gli aghi, ma più in generale è utile per tutti e tutte coloro che magari il preservativo lo usano sempre ma sentono la necessità, per essere più tranquilli e tranquille, di avere una protezione in più».

Quanto è facile accedere alla PrEP in Italia? «La facilità di accesso dipende dalle zone. Ci sono centri a Milano, a Bologna, a Torino (anche se qui è difficile prendere l’appuntamento) e a Roma, ma in tante parti d’Italia o si ha difficoltà a contattare i centri o proprio non esistono. È il caso delle regioni del Sud, ma anche di molte provincie del Nord. Per esempio, a Brescia il centro di malattie infettive non prescrive la PrEP e in tutto il Piemonte è prescritta solo a Torino e a Novara».

«Fino ad adesso - continua Bux - c’era anche un problema economico per l’accessibilità, nel senso che non tutte le persone potevano permettersi di comprare il farmaco. Ora con la rimborsabilità questo problema non ci sarà più, anche se tengo a precisare che la rimborsabilità non è ancora attiva. È prevista dall’Aifa ma saranno poi le Regioni a doverla applicare. In ogni caso questa decisione è un buon traguardo che contribuirà a rendere la PrEP più accessibile e ha fatto anche in modo che se ne parlasse di più, facendo girare l’informazione. Solo fino a qualche tempo fa eravamo solo il mio piccolo collettivo e le associazioni che si occupano di Hiv a parlarne; e naturalmente la mancanza di accesso alle informazioni è un problema per l’accessibilità».

Quali sono le maggiori resistenze da parte delle persone a sottoporsi alla profilassi? «La diffidenza delle persone deriva principalmente dal fatto che assumere un farmaco per prevenire l’HIV sembra controintuitivo. In molti e molte si chiedono se non basti il preservativo. Certo, se una persona ritiene che il preservativo sia per lei una protezione sufficiente mi sento di dire che non ha bisogno della PrEP, ma ci sono anche persone che, nonostante utilizzino il preservativo, a livello psicologico sentono che non basta e la paura di contrarre l’HIV le fa vivere il sesso in modo molto sofferente; dunque, la PrEP diventa una sorta di back-up. Qualsiasi cosa succeda sanno di essere protette. Poi, comunque, visto che ogni anno in Italia si riscontrano un numero non indifferente di infezioni da HIV (nel 2021 sono state 1.709) probabilmente il preservativo non basta per azzerare i contagi».

Secondo Bux, a trattenere le persone a iniziare la profilassi ci sono anche ostacoli di tipo pratico e legati allo stigma. Questo colpisce in particolare le donne cisgender e le persone con la vagina, dal momento che assumere il farmaco quotidianamente implica un maggiore sforzo mentale (come doverselo ricordare) e, fino a questo momento, anche economico.

«Inoltre - aggiunge l’attivista - quando una donna decide in autonomia di utilizzare uno strumento di protezione è più soggetta allo stigma e viene subito additata come una poco di buono. Del resto, lo sappiamo, il nostro Paese è profondamente sessuofobico e tutto quello che ruota attorno al sesso e all’autodeterminazione viene guardato con sospetto».

Una parte di diffidenza poi è arrivata dalla stessa classe medica, che temeva che spingere per la PrEP avrebbe comportato un minore utilizzo del preservativo. «Probabilmente è vero che alcune persone in PrEP utilizzano meno il preservativo - ammette Bux - ma come strategia di sanità pubblica il nostro obiettivo è quello di ridurre le infezioni da HIV e avere persone più testate per le altre IST. Introdurre questo strumento di prevenzione è vincente innanzitutto dal punto di vista economico, perché i farmaci contro l’HIV costano molto di più, ma anche perché significa avere una buona fetta della popolazione che si testa periodicamente per le IST e quindi poterle trattare tempestivamente e interrompere la catena di contagi».

Secondo le stime più recenti, in Italia sono circa 6.500 le persone in PrEP, un dato bassissimo rispetto a quello di altri Paesi come a esempio la Francia, dove sono invece 46.000.

La rimborsabilità approvata dall’Aifa avvicina l’Italia ad altri Paesi più avanti su questi temi come, oltre la già citata Francia, anche la Germania, il Portogallo, il Regno Unito, il Belgio, la Spagna, la Danimarca e la Finlandia. Bux si dice speranzoso che questo provvedimento possa ampliare sempre di più il bacino di persone che si sottopongono alla profilassi, evitando così centinaia di nuove infezioni che potrebbero verificarsi.

Il potere preventivo della PrEP, infatti, è fondamentale per ridurre i costi sociali, umani e medici dell’Hiv, costi difficili da riassorbire e che impattano negativamente e a lungo termine su tutta la società.

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