Città

Troppi turisti, pochi residenti

Secondo Eurostat, nel 2022 sono state circa 200 milioni le notti prenotate nell’Ue tramite piattaforme di affitti brevi. E intanto oggi, studenti e lavoratori faticano a stare al passo con i prezzi delle case
Credit: Simone Fischer
Tempo di lettura 4 min lettura
25 maggio 2023 Aggiornato alle 07:00

Turistificazione è il termine utilizzato dal giornale Jacobin Italia nel 2021 per indicare un processo di sostituzione tra abitanti e turisti (o residenti temporanei) dato dalla presenza degli affitti brevi all’interno di città di grande rilievo dal punto di vista delle opportunità lavorative, dell’istruzione e della presenza di reperti di cultura. Sebbene non sia l’unica causa dei problemi abitativi nelle città italiane, è un aspetto rilevante.

Il cartello “vendesi” apposto sullo storico palazzo del Monte della Pietà a Napoli faceva già riflettere su come, nonostante un’emergenza sanitaria in corso, il terzo settore provava, sgomitando, a rientrare nel suo stato di soddisfazione economica, rinunciando persino a parte del suo bagaglio culturale.

2 anni dopo, conclusa l’emergenza Covid, i privati riescono ad arricchirsi in modo ancora più intenso, sacrificando turisti, studenti e lavoratori, che puntualmente, nella ricerca di un’abitazione temporanea, vengono presi di mira da piccoli e grandi proprietari, piattaforme digitali e property managers che gestiscono decine di immobili.

Secondo i dati Eurostat, durante la prima metà del 2022 si sono registrate quasi 200 milioni notti prenotate all’interno dell’Unione europea tramite 4 principali piattaforme online di affitti brevi (Airbnb, Booking, Tripadvisor, Expedia): 67,4 milioni per il primo trimestre (rispetto ai 27,1 milioni dello stesso periodo del 2021 e ai 64,5 milioni del 2019); 132 milioni nel secondo trimestre (rispetto a 56,7 milioni nel 2021 e 128,8 milioni nel 2019). Al primo posto tra le destinazioni, Francia e Spagna, con oltre 1 milione di pernottamenti prenotati; in Italia, Lombardia e Lazio sono state le Regioni più richieste (tra 1 e 2 milioni).

Seguendo la studentessa del Politecnico di Milano Ilaria Lamera, altri grandi Centri nel Paese (Roma per prima) hanno deciso di mettere in atto una manifestazione che culminava, il 16 maggio, con una mobilitazione nazionale sotto le Regioni, enti tra i responsabili del caro affitti.

Milano, Bologna e Roma figurano tra le città da prendere in considerazione con maggior veemenza in questo senso. Nella Capitale, secondo le simulazioni di Idealista, si possono incassare oltre 26.000 euro l’anno, al lordo delle tasse.

Da non sottovalutare anche luoghi con grande importanza culturale come Firenze e Venezia che, nonostante l’anno scorso abbia ottenuto una legge speciale per regolare il settore, ancora non è stata attuata.

Il rialzo dell’11,9% negli ultimi 6 mesi a Napoli attiva un primo campanello d’allarme anche in questa zona, fermo restando che i prezzi si possono ancora ritenere contenuti.

Le richieste dello studentato durante la mobilitazione sarebbero state 4, ognuna delle quali ha il preciso scopo di trattare la situazione come “un’emergenza che ha bisogno di soluzione immediata”, come hanno affermato gli esponenti di Cambiare Rotta in un’assemblea dell’Università La Sapienza.

Tra i punti esplicati dai richiedenti è di particolare rilievo l’istanza a favore di un lavoro di abolizione della legge 431/1998, per cui per locazioni a finalità abitative è prevista una durata minima di 4 anni, con possibilità di rinnovo. Questa legge ha consentito la liberalizzazione del mercato degli immobili e ha permesso la speculazione incontrollata sugli affitti. I proprietari sono ormai diventati imprenditori a tutti gli effetti. Naturalmente parte delle case affittate, per caratteristiche e posizione, non sarebbe comunque adatta a studenti o lavoratori.

Il 18 maggio si è svolto un incontro tra la ministra del Turismo Daniela Santanchè e alcune associazioni sindacali (Sicet, Sunia, Uniat) che rappresentano gli inquilini. L’obiettivo comune è quello di creare un dialogo proficuo per la stesura della bozza di proposta di legge proprio riguardo gli affitti brevi.

La ministra in realtà desidera muovere la sua proposta di legge basandosi sulla regolamentazione degli alberghi, debellando quello che lei ha battezzato come “far west”, cioè la concorrenza sleale di Airbnb e altre piattaforme digitali nei confronti di hotel e albergatori.

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