Diritti

La crisi abitativa universitaria riguarda tutta Europa

Per gli studenti europei che vivono da soli, circa un terzo delle spese finisce in alloggio, spiega Eurostudent. In Danimarca, Finlandia, Norvegia e Spagna si supera addirittura il 40%, mentre in Francia il 50%
Credit: ANSA/TINO ROMANO
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19 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

A protestare contro il caro affitti non sono solo gli studenti universitari italiani, ma anche quelli di altri Paesi europei, come Francia e Regno Unito.

Da alcuni mesi gli studenti dell’università di architettura di Parigi, che ha sede nel sobborgo di Champs-sur-Marne, hanno preso parte a uno sciopero nazionale per protestare contro il costo eccessivo degli affitti nelle residenze universitarie e la precarietà studentesca. Per pagare un alloggio, il vitto e l’attrezzatura indispensabile per seguire i corsi, uno studente di architettura francese spende infatti più di 900 euro al mese, con scarsi contributi da parte degli atenei.

Il recente sondaggio dell’Unef (Unione nazionale degli studenti di Francia) riporta che Parigi è la città universitaria del Paese più cara dove trovare un posto per dormire. Anche se nella capitale francese il sistema di controllo degli affitti ha portato a una riduzione della spesa del 4% nel 2021, uno studente deve spendere ancora più di 1.200 euro mensili per affittare una camera privata. A Lione, seconda città francese per il caro affitti tra gli universitari, il costo medio si aggira intorno ai 600 euro al mese, ma con l’inizio dell’anno accademico 2022-2023 l’aumento dei prezzi è stato al di sopra della media nazionale.

Tra ostelli della gioventù già pieni e forum online in cui le richieste di un alloggio a buon mercato restano spesso senza risposta, quest’anno molti studenti hanno dovuto iniziare a frequentare l’università senza una casa. Una situazione molto simile a quella del Regno Unito, dove il report dell’Istituto per l’istruzione superiore del Paese, l’Hepi, denuncia che il numero di universitari senza abitazione è in aumento.

Da inizio anno, circa 250 studenti della University of Manchester hanno rinunciato alla residenza universitaria a causa di un aumento della retta ritenuto troppo oneroso e hanno chiesto al rettore una riduzione dell’affitto del 30%. Molti di loro hanno raccontato che riuscivano a malapena a pagarsi il cibo a causa dell’aumento dei prezzi e a marzo un piccolo gruppo ha occupato un edificio del campus contro il caro affitti. L’università ha risposto fornendo un supporto di 170 sterline a studente, ma per chi protesta questo contributo non è sufficiente.

Secondo la ricerca dell’Office for National Statistics, metà degli studenti nel Regno Unito affronta problemi economici e ciò influisce negativamente sul loro successo accademico. Per risparmiare sui costi, circa il 29% salta lezioni o corsi non obbligatori, mentre il 31% ha scelto di non partecipare a eventi universitari che richiedono pagamenti extra, come gite o conferenze. Il sondaggio di Save The Student ha inoltre rilevato che 4 intervistati su 5 avevano preso in considerazione la prospettiva di abbandonare l’università.

Nella media europea elaborata da Eurostudent, per tutti gli studenti che non vivono con i genitori circa un terzo delle loro spese ricade nell’alloggio. In Danimarca, Finlandia, Norvegia e Spagna, la spesa supera il 40% delle uscite di uno studente, e in Francia la percentuale cresce oltre il 50%. Ad aggravare la crisi abitativa degli giovani universitari, c’è poi il fenomeno degli studenti senza fissa dimora.

Il problema è cominciato negli Stati Uniti, dove già nel 2017 più di 32.000 studenti del college erano senzatetto. Più di recente, un’indagine del 2019, svolta su 19 college americani, ha permesso di osservare che circa il 55% degli studenti era in condizioni di precarietà abitativa (ovvero non in grado di pagare l’affitto e le utenze), costretto a spostarsi frequentemente, a trasferirsi o vivere in alloggi troppo affollati.

In Europa, tra i Paesi più colpiti, ci sono Germania e Olanda. In questi Stati la carenza di abitazioni universitarie e i costi inaccessibili hanno lasciato senza alloggio alcune migliaia di studenti, sia autoctoni che internazionali. A Berlino, nel 2022, gli studenti hanno pagato prezzi di affitto più alti del 18,5% rispetto all’anno precedente, con picchi di quasi 800 euro al mese a Monaco e Stoccarda. L’Unione degli studenti tedeschi ha reagito sollecitando il Governo ad aumentare l’importo assegnato per le spese di alloggio di questo tipo, ai sensi della legge tedesca sull’assistenza alla formazione. Ma nonostante l’aumento dell’assegno abitativo a 360 euro, in Germania gli studenti possono permettersi un appartamento solo in 2 delle 38 città esaminate.

In Olanda, tra coloro che in questo periodo protestano per la crisi degli alloggi, ci sono anche universitari con debiti studenteschi di alcune migliaia di euro, ma per chi arriva dall’estero la situazione nei campus non è meno complessa. In alcune delle città che ospitano più studenti internazionali, come Amsterdam e Groningen, la disponibilità delle residenze convenzionate è estremamente ridotta e l’affitto di un monolocale in alcuni casi supera i 1.300 euro. Alcune università olandesi, comprese quelle della capitale, sono arrivate al punto di raccomandare agli studenti stranieri di non trasferirsi a causa della carenza di posti in cui vivere.

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