Diritti

Io sto dalla parte dell’uomo nero

Secondo me la vera vittima del teatrino-vignetta è proprio lui: quella “terza” persona (poco considerata dai commentatori) trasformata da mani e matite in un banale oggetto del desiderio
Credit: Yan Krukau
Tempo di lettura 3 min lettura
21 aprile 2023 Aggiornato alle 06:00

Ma quanto inchiostro è stato sprecato in questi 2 giorni per commentare la vignetta di Natangelo su Arianna Meloni pubblicata da Il fatto quotidiano?

Talmente tanto da rendere il vignettista un eroe della libertà di espressione e il successore al trono di Vauro. Gli abbiamo dato extra visibilità e regalato un posto nell’Olimpo della satira libera a tutti i costi. Perché sì, come è giusto che sia, la libertà di stampa e di espressione sono garantite dalla Costituzione Italiana, e questo vale anche per la critica sui contenuti stessi della vignetta, che qualche riflessione (oltre la dialettica e la propaganda politica) l’hanno indotta anche nel meno esperto dei commentatori.

La vignetta fa sintesi sul “caso Lollobrigida”, se così vogliamo chiamarlo, che vede il Ministro al centro di un cortocircuito mediatico per le sue dichiarazioni relative alla “sostituzione etnica”, proprio nei giorni in cui l’Istat comunica i dati drammatici sulla natività in Italia, al minimo storico nel 2022.

Natangelo sceglie di rendere protagonista del suo disegno la moglie del Ministro, Arianna Meloni, invece che il diretto interessato, mentre è intenta a condividere un letto con un ignoto uomo nero.

In risposta ai commenti e alle polemiche suscitate, oggi Natangelo ha pubblicato la sua Vignetta riparatoria tornando sullo stesso tema del “desiderio” erotico nei confronti dell’uomo nero che Arianna Meloni incarnerebbe in quanto donna bianca. Sempre sull’argomento, qualche giorno fa aveva pubblicato un’altra vignetta intitolata Il piano Lollobrigida per incentivare le nascita in cui rappresentava il ministro di spalle intento a tirarsi giù la zip dei pantaloni mirando a una coppietta su un divano.

Insomma, a mettere insieme i pezzi, sembra proprio che l’erede di Vauro, malgrado la sua giovane età (classe 1985), attinga da un immaginario non solo stereotipato, ma soprattutto superato. In cui l’uomo inseminatore è un figo e la donna adultera sogna ancora l’amante esotico. Vera vittima di tutto questo teatrino è l’uomo nero, chiamato in causa in quanto uomo del desiderio. Ecco, a vederla da quest’angolazione, io sto dalla sua parte, dalla parte dell’uomo nero, ridotto a uomo-oggetto.

Le vignette di Natangelo rientrano in un racconto della politica ormai degradata che risponde al concetto del “vale tutto”, senza etica e rispetto per chi nelle faccende politiche non rientra direttamente, che attinge a piene mani nei luoghi comuni e sempre meno nel merito delle questioni politiche.

Una narrazione prodotta spesso da penne e matite in mano a uomini, che riportano la loro visione maschilista del mondo. Sembra di vederlo Natangelo mentre illustra la sua idea per la vignetta in una riunione di redazione con direttore, caporedattore e caposervizio (quasi tutti maschi in Italia) che, come in uno spogliatoio alla fine di una partita di calcetto, sghignazzano tra di loro dando della donna di facili costumi alla moglie dell’arbitro per attaccare l’arbitro stesso, perché secondo loro offendere X per attaccare Y è giusto e legittimo.

Dai Natangelo, da te ci aspettavamo qualcosa di meglio. Un posto nell’Olimpo va meritato.

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