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Il terrore della regina nera

Arriva Regina Cleopatra su Netflix e parte del pubblico è in rivolta perché il ruolo della sovrana d’Egitto è interpretato da un’attrice di origine africana
Credit: Netflix
Silvio Sosio
Silvio Sosio lead developer
Tempo di lettura 6 min lettura
22 aprile 2023 Aggiornato alle 06:30

Non si sono ancora spente le polemiche sulla Sirenetta nera della Disney che già comincia un filone tutto nuovo: quello sulla serie Regina Cleopatra che Netflix proporrà al pubblico, anche italiano, dal 10 maggio.

La serie è la prima di un ciclo di produzioni dedicate alle regine africane, voluta e prodotta da Jada Pinkett Smith, attrice che ha recitato, tra le varie pellicole, nel secondo e terzo Matrix, in Il viaggio delle ragazze e in Alì a fianco del marito Will Smith. Nata a Baltimora, Pinkett Smith è giamaicana per parte di madre e afroamericana per parte di padre, e la notizia che per interpretare Cleopatra nella serie ha scelto un’attrice “nera”, Adele James, non è stata accolta benissimo. Ma come, una Cleopatra nera?

La cosa non è nuova: da una parte, negli ultimi anni Hollywood è sottoposta a forti pressioni per integrare sempre più spesso attori e attrici afroamericane nelle sue produzioni, e va riconosciuto che non sempre questo avviene in modo del tutto sensato; dall’altra, puristi di ogni genere, che vanno dai suprematisti bianchi ai semplici tradizionalisti, ogni volta sollevano polemiche gridando allo scandalo.

Non accade solo coi neri ma anche con le donne, quando personaggi tradizionalmente maschili nelle nuove versioni cinematografiche o televisive diventano donne, un fenomeno chiamato gender swapping: è capitato di recente, per esempio, con due classici della fantascienza come Foundation prodotta da Apple TV+ e col Dune di Denis Villeneuve. Donne nere, per non sbagliare.

Del resto, oggi storie del tutto prive di donne nei ruoli principali, o di persone non caucasiche, come accadeva una volta, apparirebbero forzate: non si può non bilanciare. A volte la cosa assume quasi il tono di provocazione, come nel caso della serie Bridgerton, un period drama ambientato all’inizio dell’Ottocento in Inghilterra che immagina una classe nobiliare inglese di discendenza africana. E va bene così.

Se esiste un obbligo per il cinema di essere etnicamente accurato nella scelta degli attori in ruoli di personaggi storici, va detto che lo si è visto rispettare molto raramente dall’epoca dei fratelli Lumière a oggi. Attori caucasici hanno recitato senza problemi nei ruoli di ogni possibile etnia, eppure non ci sono state sollevazioni popolari quando il biondo Brad Pitt interpretava il ruolo del pelide Achille in Troy, o quando il russo naturalizzato americano Yul Brynner diventava il re siamese in Il re e io. Le reazioni ostili si registrano quando una persona non caucasica prende un ruolo tradizionalmente appartenuto a un “bianco”, piuttosto che il contrario.

Ora, dal nostro punto di vista siamo altrettanto ben disposti a vedere bianchi che interpretano ruoli di neri e viceversa, donne che interpretano ruoli di uomini e viceversa, e tutte le altre possibili varianti, a patto che, naturalmente, il colore della pelle o il sesso o il genere non siano un aspetto fondamentale della storia raccontata. Non si può far interpretare il ruolo di Rosa Parks a un attore bianco, è evidente. Ma sono casi particolari.

È importante se Achille fosse biondo o bruno? In effetti, no. Anche se è vero che quando si raccontano vicende storiche a seconda dell’importanza (o meno, perché non è mica obbligatoria) della fedeltà storica che si decide di dare alla produzione, si dovrebbe cercare di non eccedere in bizzarrie, altrimenti queste scelte rischiano di distrarre dalla storia.

E qui viene il punto della questione Regina Cleopatra, perché la serie non è una normale fiction, ma una docufiction, cioè una produzione che mescola scene di fiction con interviste a esperti, storici e archeologi. Nel trailer stesso della serie – che è l’unica cosa che finora tutti hanno visto – questo aspetto è ben chiaro. Allora, si presume che un documentario voglia dare informazioni il più possibile convalidate dalla storia (a meno che il documentario non sia condotto da Philomena Cunk, ma quella è un’altra storia) e le probabilità che Cleopatra fosse davvero nera sono, diciamo, bassine.

Cleopatra, vissuta tra il 70 e il 30 avanti Cristo, era regina dell’Egitto ma in realtà di discendenza greca, o per l’esattezza macedone. Alla morte di Alessandro Magno l’impero conquistato dal condottiero era stato diviso in più parti e l’Egitto era andato al suo generale Tolomeo. Questo accadeva, certo, due secoli e mezzo prima della nascita di Cleopatra; ma c’è anche da considerare che i tolemaici tendevano a tenere i matrimoni all’interno della famiglia.

La popolazione dell’Egitto era come oggi soprattutto di etnia semitica, ma non mancavano contatti con popolazioni sub-sahariane. In particolare i nubiani che avevano anche dominato l’Egitto alcuni secoli prima; la XXV dinastia di faraoni, intorno al 700 a.C., era in effetti di pelle nera. Ma all’epoca di Cleopatra si trattava ormai solo di un lontano ricordo.

Cosa sappiamo di certo sul colore della pelle di Cleopatra? Praticamente nulla. Nessuna fonte ne parla, e fonti che parlano di Cleopatra ce ne sono davvero tante. Il che forse può essere ascritto come prova a sostegno della tesi che non fosse nera, cosa che in un mondo di caucasici e di semitici sarebbe stata notata.

Di lei le fonti romane in generale dicono che era bellissima e che utilizzò la propria bellezza e il sesso (esplicitamente nelle fonti, per esempio il De viris illustribus urbis Romae) per ottenere da Cesare prima e da Antonio poi una qualche indipendenza del suo dominio dal potere di Roma. Abbiamo diverse statue che la ritraggono, ma se è vero che nell’antichità spesso le statue erano colorate a noi purtroppo sono arrivate del colore del marmo, il che non aiuta. Non aiuta neppure molto la forma del naso, perché le popolazioni dell’Africa orientale hanno un naso non molto dissimile da quello dei popoli caucasici.

La Cleopatra di Adele James come si vede nel trailer, peraltro, non ha neppure caratteristiche sub-sahariane particolarmente marcate. Spesso il titolo di “nero” viene attribuito a una percentuale di geni ridicolmente bassa. Un po’ di trucco probabilmente fa il resto conferendo al personaggio un aspetto più mediterraneo che africano. Se non conoscessimo il nome dell’attrice e ci dicessero che la donna che si vede nel trailer della serie è una donna magrebina o anche del sud Italia potremmo crederci senza grossa difficoltà.

Alla fine il problema è davvero relativo e se occorre una tabella Pantone per dirimerlo neanche così serio. E a proposito di serietà, non sono pochi gli americani che considerano “neri” italiani, greci e spagnoli. Quindi, ecco, non siamo del tutto certi che se al posto di Adele James ci fosse stata un’attrice di pura discendenza greca non sarebbero state sollevate polemiche lo stesso. Del resto, nell’immaginario popolare Cleopatra ha gli occhi viola di Elizabeth Taylor, e dove la trovi un’altra così?

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di Costanza Giannelli 4 min lettura