Ambiente

Fit for 55, il Parlamento Ue approva tre pilastri chiave

Via libero definitivo dell’Europarlamento alla riforma del sistema di scambio di quote di emissione (Ets), al nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) al Fondo sociale per il clima (Scf)
Credit: via ecodibergamo.it
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 aprile 2023 Aggiornato alle 07:00

Nella mattinata di ieri il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva cinque leggi del pacchetto Fit for 55, la strategia dell’Ue per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, secondo quanto previsto dalla Legge europea sul clima.

Sono tre i pilastri chiave contenuti nelle norme che hanno ricevuto il via libera dall’Europarlamento. A partire dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissione (Ets), sintetizzabile nella formula “chi inquina paga”.

Nei settori interessati, la modifica prevede la riduzione delle emissioni del 62% entro il 2030 rispetto al 2005 – un punto percentuale in più rispetto a quanto proposto dalla Commissione – e la graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 (2,5%) e il 2034 (100%).

Per la prima volta, inoltre, il Parlamento ha adottato l’inclusione nel sistema Ets delle emissioni prodotte dal settore marittimo, e prevede la creazione di un sistema Ets II per determinare il prezzo delle emissioni di carburante relative ai settori dell’edilizia e del trasporto su strada.

Il nuovo sistema dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2027, ma il Parlamento europeo precisa che il termine potrebbe essere posticipato di un anno «se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati».

Il nuovo quadro normativo prevede anche di eliminare gradualmente le quote gratuite per il trasporto aereo entro il 2026, così da incentivare l’uso di combustibili sostenibili nel settore dell’aviazione.

Il secondo pilastro è quello inerente al nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), volto a garantire che gli sforzi climatici globali e dell’Ue non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in paesi extra Ue con politiche climatiche meno ambiziose.

Nella pratica, la normativa imporrà alle aziende importatrici nell’Ue di prodotti coperti dal sistema Ets di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati Cbam corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue.

Il Cbam, che sarà introdotto gradualmente dal 2026 al 2034 in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote gratuite Ets, riguarderà nello specifico ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni.

L’ultimo punto prevede infine l’istituzione di un Fondo sociale per il clima (Scf) nel 2026 per garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva. A beneficiarne, spiega il Parlamento Ue, saranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica.

Il Fondo sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote Ets II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali per un totale stimato pari a 86,7 miliardi di euro.

Ora i testi legislativi dovranno essere approvati formalmente anche dal Consiglio prima di essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue per entrare in vigore 20 giorni dopo la data di pubblicazione.

Leggi anche
Mobilità
di Giacomo Talignani 3 min lettura
Transizione energetica
di Giorgia Colucci 3 min lettura