Diritti

Cannabis: la Germania fa un passo avanti. E l’Europa?

Berlino propone la legalizzazione in 2 fasi: prima con club di coltivazione collettiva e possesso fino a 50g al mese, poi con la commercializzazione in negozi autorizzati. Qual è la situazione in Ue?
Credit: Robert Nelson
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14 aprile 2023 Aggiornato alle 16:00

In Italia e nella maggior parte dei Paesi Ue il consumo di cannabis non è considerato un reato perseguibile, ma l’Unione continua ad avere un approccio conservatore riguardo la sua legalizzazione.

In Germania, dove si stima che 4 milioni di adulti fumino erba, a ottobre 2022 il Governo aveva presentato il suo piano per legalizzarla. Di recente, però, Bruxelles ha chiesto al Ministro della Sanità tedesco Karl Lauterbach di ridimensionare la portata del suo intervento.

Il progetto iniziale del Governo di coalizione composto da Spd, Verdi e Liberali fissava il limite del possesso personale di cannabis a 25 grammi e la coltivazione fino a un massimo di 3 piante in casa. La vendita agli adulti sarebbe, inoltre, dovuta avvenire in negozi specializzati in tutta la Germania.

La Commissione europea ha tuttavia espresso le proprie preoccupazioni e il Governo di Berlino ha presentato un piano B che prevede una legalizzazione della cannabis in 2 fasi, con l’obiettivo di adottare gli interventi entro quest’anno.

Il primo passo consente agli adulti di formare club per la coltivazione comunitaria con un massimo di 500 membri; i club possono fornire ai propri partecipanti con più di 21 anni fino a 50 grammi di cannabis al mese e non più di 25 grammi alla volta. Gli under 21 anni sono invece autorizzati a ricevere un massimo di 30 grammi al mese.

Partecipare a questi gruppi, inoltre, consente la coltivazione domestica, fornita dallo stesso club per un massimo di 7 semi o 5 talee al mese. Tra le condizioni previste da questo disegno di legge: i club sono tenuti a nominare dei “responsabili della protezione dei giovani, delle dipendenze e della prevenzione”.

Un altro disegno di legge separato dovrebbe poi consentire a un piccolo numero di negozi autorizzati in alcune regioni tedesche selezionate di effettuare la distribuzione commerciale di cannabis.

A sostegno di questi interventi, il ministro Lauterbach ha spiegato che il numero di violazioni della legge sugli stupefacenti in Germania è elevato e in costante aumento, mentre le impurità e le miscele tossiche nelle sostanze acquistate sul mercato nero rappresentano un serio pericolo. La legalizzazione, ha detto, aiuterebbe invece a fermare il mercato illegale e a proteggere i più giovani.

Dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato la rimozione della cannabis dall’elenco degli stupefacenti altamente dannosi per la salute, nel 2020 le Nazioni Unite hanno riconosciuto le proprietà terapeutiche della cannabis. A livello internazionale, la sua coltivazione, fornitura e il suo possesso dovrebbero essere quindi consentiti per scopi medici e scientifici.

In Europa, il Consiglio dell’Unione europea stabilisce che ciascuno Stato membro provveda a punire: “la produzione, la fabbricazione, l’estrazione, la preparazione, l’offerta, la commercializzazione, la distribuzione, la vendita, la consegna a qualsiasi condizione, l’intermediazione, la spedizione, la spedizione in transito, il trasporto, l’importazione o l’esportazione di stupefacenti”. Di fatto, però, l’uso personale di cannabis non è nella maggioranza dei casi sanzionato.

Secondo la banca dati dello European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (Emcdda), solo in 7 dei 27 paesi Ue (Svezia, Finlandia, Estonia, Francia, Ungheria, Grecia e Cipro) l’utilizzo di cannabis è criminalizzato, ovvero può portare all’incarcerazione, ma nella pratica le linee guida nazionali lo sconsigliano; in 5 stati Ue (Portogallo, Spagna, Lussemburgo, Lettonia e Lituania) pur non essendo prevista l’incarcerazione, il fatto è comunque ritenuto illegale e perseguibile.

“In generale - scrive l’Emcdda - il possesso della droga per uso personale dovrebbe essere un reato, per scoraggiarne l’uso”. Tuttavia, ammette lo stesso centro di monitoraggio europeo, nell’Ue le politiche di depenalizzazione e riduzione del danno attuate dalla fine degli anni ‘90 hanno avuto un impatto meno negativo di quanto si fosse temuto.

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