Futuro

L’inquinamento ora si osserva da satelliti di Platino

La piattaforma ad alta tecnologia finanziata dall’Agenzia spaziale italiana e realizzata dalla pugliese Sitael insieme a Leonardo, Thales Alenia Space e Airbus garantirà immagini ad alta risoluzione della Terra
Credit: Sitael.com
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 aprile 2023 Aggiornato alle 17:00

Prosegue l’iter del progetto Platino, il programma finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dal Governo italiano con 100 milioni di euro per supportare, mediante l’utilizzo di minisatelliti, un’ampia gamma di missioni nei settori dell’osservazione della Terra, telecomunicazioni e scienza.

Platino è un acronimo che sta per mini Piattaforma spaziale ad alta Tecnologia. Il progetto è stato affidato a un raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) guidato dall’azienda pugliese Sitael del gruppo Angel Holding insieme con Thales Alenia Space (Tas) Italia, Leonardo e Airbus Italia, che hanno sottoscritto un accordo commerciale nel giugno 2020.

Nel dicembre 2021, l’Asi aveva stimato che i primi due satelliti Platino 1 e Platino 2 sarebbero stati messi in orbita «tra la fine del 2022 e la metà del 2024», ma a giugno dell’anno scorso Chiara Pertosa, presidente di Sitael, aveva annunciato al Sole 24 Ore che i satelliti «saranno pronti a volare nel 2023».

Platino 1, spiega l’Asi, garantirà «prestazioni mai ottenute sino a oggi nel settore dei mini Sar» (Radar ad apertura sintetica), una tecnica radar innovativa che permette di ottenere immagini ad alta risoluzione da grande distanza.

Sviluppata insieme con la Nasa, la missione Platino 2 sarà invece equipaggiata con un sensore infrarosso termico (Tir), e le immagini che raccoglierà «verranno impiegate per test di monitoraggio delle acque, degli agenti inquinanti, delle coltivazioni e della vegetazione, del consumo energetico in aree urbane e nel monitoraggio degli incendi».

Nel dettaglio, chiarisce Francesco Longo, responsabile dell’unità di Osservazione della Terra dell’Asi, Platino 2 è progettata «per osservare le zone critiche come quella di Taranto, di Gela, la Pianura Padana, e incrociare le informazioni sul particolato atmosferico con le statistiche delle patologie respiratorie».

Entrambi i satelliti saranno lanciati dalla città di Kourou nella Guyana Francese grazie al Vettore europeo di generazione avanzata (Vega), sviluppato dall’Asi in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa) e realizzato negli stabilimenti di Colleferro dalla società italiana Avio.

Il 23 gennaio, l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Leonardo hanno inoltre siglato due contratti dal valore complessivo di circa 33 milioni di euro per lo sviluppo e la realizzazione della camera ad alta risoluzione di Platino 3 e della camera iperspettrale di Platino 4, il cuore tecnologico delle prossime missioni.

Platino 3 prevede la realizzazione da parte di Leonardo di una camera ad altissima risoluzione, ultracompatta e con costi operativi ridotti, capace di catturare immagini di ottima qualità con un livello di dettaglio a terra (risoluzione spaziale) di almeno di 50 cm.

Grazie alla tecnologia iperspettrale di Platino 4, che opererà in sinergia con la seconda generazione della missione Prisma (Psg), sarà invece possibile effettuare dallo Spazio l’analisi chimico-fisica dell’area osservata, fornendo informazioni a supporto della prevenzione di rischi naturali e antropici, del monitoraggio di beni culturali, attività agricole, risorse naturali e atmosfera, e dello sfruttamento delle risorse minerarie.

I quattro satelliti faranno parte della costellazione satellitaria italiana Iride, che prevede in tutto 36 satelliti e sarà realizzata entro il 2026 con il supporto di Asi e Esa per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro stanziati nell’ambito del Pnrr.

«In pochissimi minuti sarà possibile fare il check-up all’intera penisola», ha commentato a Repubblica Marco Molina, direttore di Sitael. «Si potranno controllare le risorse idriche, l’inquinamento delle acque, del suolo e dell’aria, raccogliere ed elaborare i dati in tempo reale».

«Sarà così disponibile una vasta gamma di applicazioni utili per i cittadini e per le amministrazioni pubbliche – conclude – per mettere a punto azioni di prevenzione degli incendi e dei rischi derivanti dal dissesto idrogeologico».

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