Diritti

Chi sono gli ex terroristi italiani rifugiati in Francia?

La Corte di Cassazione di Parigi ha confermato il “no” all’estradizione di 8 uomini e 2 donne ritenuti colpevoli dalla giustizia del Belpaese di reati risalenti agli anni ‘70 e ‘80
Credit: Rene Böhmer
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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30 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

La Corte di Cassazione francese ha messo fine a una saga giudiziaria che dura da quasi 40 anni: martedì 28 marzo 2023, confermando la decisione della Corte d’Appello di Parigi, ha definitivamente negato l’estradizione per 10 ex militanti italiani di estrema sinistra protetti dalla cosiddetta Dottrina Mitterand.

Si tratta di uomini e donne di età compresa tra i 62 e i 79 anni, di cui circolano le foto in bianco e nero risalenti agli anni ‘70 e ‘80: Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin.

La nota pubblicata dal tribunale francese spiega che la giustizia italiana li ha giudicati colpevoli, tra il 1983 e il 1995, “di attentati terroristici, eversione dell’ordine democratico e omicidio aggravato, commessi in Italia, tra il 1972 e il 1982, durante gli ‘anni di piombo’ . Di queste 10 persone, che vivono in Francia, le autorità italiane hanno chiesto la loro estradizione nel 2020 per poter scontare la pena in Italia”.

L’estradizione “consente di consegnare a un Governo straniero che lo richieda una persona trovata in Francia e ricercata per l’esecuzione di una sentenza pronunciata all’estero”, ma può avvenire solo “se la giustizia francese esprime parere favorevole: sta ai giudici verificare che sussistano un certo numero di condizioni legali, in particolare che la persona reclamata vedrà i suoi diritti fondamentali rispettati dallo Stato estero”.

In questo caso, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, che nel 2022 si era pronunciata sfavorevolmente per 2 motivi: “Diversi ricorrenti sono stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, non offrendo tale garanzia la legge italiana” e “quasi tutti i ricorrenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un Paese in cui hanno una situazione familiare stabile, si sono integrati professionalmente e socialmente, rompendo ogni legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”.

Si tratta di un rifiuto atteso, anche dalle parti coinvolte, che si rifugiarono in Francia per beneficiare della Dottrina Mitterrand, dal nome del presidente socialista che si impegnò a non estradare ex terroristi attivi che avevano rotto con il loro passato. Nel 2021 il presidente Emmanuel Macron aveva deciso di promuovere l’esecuzione delle richieste di estradizione dei 10, sostenendo la richiesta del Governo italiano. Ma martedì il tribunale francese ha deciso diversamente.

Chi sono i 10 italiani che non verranno estradati?

Tutto è nato nell’aprile 2021 nell’ambito dell’operazione di polizia franco-italiana Ombre rosse. Ne furono arrestati 7, gli altri si costituirono nei giorni successivi. Poi furono rilasciati in libertà vigilata. Sono 8 uomini e 2 donne.

Tra loro spicca il nome di Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori del movimento di sinistra Lotta Continua. Oggi ha 79 anni, è da tempo malato, ed è stato condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972. Suo figlio, il giornalista Mario Calabresi, ha commentato il verdetto su Twitter: “Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso”. Ha poi contestato le motivazioni della Corte, per cui l’estradizione “avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare”: “Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione”.

Poi c’è l’ex militante delle Brigate Rosse Marina Petrella: è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, ed è stata ritenuta colpevole di 2 sequestri di persona. Oggi ha 69 anni. Sua figlia maggiore, avuta in carcere dal marito brigatista Luigi Novelli, ha chiesto l’amnistia per lei. Nel 2008 Nicolas Sarkozy fermò la sua estradizione in Italia per ragioni umanitarie: era ricoverata nell’ospedale parigino di Saint-Anne, in gravi condizioni fisiche e psichiche.

Raffaele Ventura, 71 anni, militava in Autonomia Operaia: è stato condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra.

Luigi Bergamin, ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo, deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio. Oggi ha 74 anni.

Narciso Manenti, classe 1957, è stato ritenuto responsabile dell’omicidio dell’appuntato Giuseppe Guerrieri, avvenuto nel 1979, e per questo deve scontare l’ergastolo: è un ex membro dei Nuclei armati per il contropotere territoriale.

Anche sull’ex Br Roberta Cappelli, coetanea di Manenti (68 anni), pende una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, attentato all’incolumità e concorso in omicidio aggravato per l’assassinio di Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato e del vice-questore Sebastiano Vinci.

L’ex Br Sergio Tornaghi, 65 anni, condivide la stessa condanna di Cappelli, Petrella e Manenti, ma per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale del gruppo di imprese Ercole Marelli (Sesto San Giovanni).

Infine, ci sono gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, oggi 68enne, il suo coetaneo Enzo Calvitti e il 63enne Maurizio Di Marzio. Il primo ha ricevuto una condanna definitiva a 19 anni di carcere per il tentato omicidio del poliziotto Nicola Simone, ex dirigente della Digos di Roma. Per il suo tentato sequestro, Di Marzio deve scontare 5 anni e 9 mesi. Calvitti, invece, è stato condannato a 18 anni e 7 mesi per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione di armi.

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