Culture

Quando i libri ci portano a casa (degli altri)

3 Paesi (Francia, Inghilterra, Spagna), 3 epoche, 3 autori e autrici, 3 racconti diversissimi, un’unica protagonista: la famiglia, e le infinite sfumature che può assumere
Credit: Radu Marcusu
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
26 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

Famiglia è una parola abusata. Mai uguale a se stessa, sempre in trasformazione, è impossibile da definire e standardizzare, nonostante i tentativi.

Luogo di amori e rancori, di legami indissolubili e dinamiche disfunzionali, di crescita e promesse infrante, è qualcosa che attira il nostro sguardo e tocca le nostre corde. Per questo, le saghe familiari sono tra i libri più amati. Perché ci permettono di guardare dentro le altre famiglie, entrare nelle loro dinamiche fino a sentircene parte, conoscere i loro membri e, forse, conoscere meglio anche noi stessi.

Oggi te ne proponiamo 3: 3 Paesi (Francia, Inghilterra, Spagna), 3 epoche, 3 autori e autrici, 3 racconti diversissimi, un’unica protagonista, mai uguale a se stessa.

Ciclo di Malaussène (o Serie di Belleville) di Daniel Pennac

Tolstoj diceva che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre ogni famiglia è infelice a modo suo. I Malaussène, nati per scommessa dalla pena di Daniel Pennac nel 1985, se non sono la prova vivente che almeno in questo Tolstoj si sbagliava sono sicuramente l’eccezione che conferma la regola.

In una Belleville caleidoscopica che fa venire voglia di fare le valigie e trasferirsi in questo quartiere multietnico di Parigi, questa famiglia decisamente eccezionale non può proprio essere definita infelice, eppure non somiglia davvero a nessun’altra: una mamma “graziosa come sono le mamme” sempre assente, decine di fratelli – e altrettanti padri – dai nomi sempre più improbabili e una rete di affetti che rende il senso profondo di “famiglia allargata” e ruota attorno alla figura di Benjamin, professione: capro espiatorio.

Dal 28 marzo la tribù torna in libreria con Capolinea Malaussène (Feltrinelli, 400 p., 22€), il volume che chiude la saga e segna un addio che, per chi li ha amati, sarà nostalgico e doloroso.

Se non hai mai avuto la fortuna di leggere le loro avventure, è il momento giusto per fare la conoscenza di Jérèmy, È Un Angelo, Verdun e Signor Malaussène, degli occhiali rosa del Piccolo e di Julien, cane epilettico ma, soprattutto, puzzone.

Primo appuntamento: Il paradiso degli orchi (Universale Economica Feltrinelli, 208 p., 11€).

La saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard

Dalla Francia all’Inghilterra, dalla Belleville popolare ai salotti “bene” con un balzo temporale che ci riporta alla fine degli anni ’30. Elizabeth Jane Howard – i cui romanzi sono pubblicati in Italia da Fazi Editore – racconta la storia di una famiglia alto-borghese a cavallo della Seconda Guerra Mondiale.

Se la trama, o meglio le trame, seguono l’evoluzione di tutti i Cazalet, l’accento è però sulle donne della famiglia, sul loro ruolo (in famiglia, ma anche nella società) e sulle sue trasformazioni. Sullo sfondo, la Storia: le vicende personali si intrecciano con i cambiamenti politici e sociali degli anni ’40 e ’50 e i profondi stravolgimenti che la guerra prima e la ricostruzione poi portano con sé.

La guerra che è una minaccia sempre più vicina nel volume che apre la saga Gli anni della leggerezza (606 p., 13€), che inizia due anni prima dello scoppio del conflitto. Conflitto che è invece lo sfondo su cui si muovono le vicende del secondo volume (Il tempo dell’attesa, 640 p., 13€), in cui alla leggerezza del periodo pre-bellico si sostituiscono l’ansia e l’inquietudine. La saga segue la famiglia Cazalet fino agli anni ’50 e a una nuova generazione pronta a prendere il posto di quella che ci ha accompagnato, riga dopo riga, per migliaia di pagine. Nella consapevolezza che, dentro e fuori Home Place, niente sarà come prima.

Patria di Fernando Aramburu

Non tutti amano le saghe familiari che si dipanano per migliaia di pagine, un libro dopo l’altro. Per fortuna, sono tantissimi gli autori e le autrici che sono riusciti a condensarle tra le righe di un unico romanzo: Gabriel Garcia Marquez in Cent’anni di solitudine, Jeffrey Eugenides in Middlesex, Nguyễn Phan Quế Mai in Quando le montagne cantano, solo per fare tre esempi lontanissimi per epoca, ambientazione e tematiche.

Se dovessimo consigliarne solo uno, però, sarebbe questo. Uscito nel 2017 per Guanda (632 p., 19€), ha vinto il Premio Strega internazionale nel 2018.

Due famiglie senza cognomi, talmente unite da essere una, una guerra intestina e una (in)evitabile frattura. Fernando Aramburu descrive una parabola in cui umanità, politica, rancori, affetti si rafforzano, dividono, lacerano.

A fare da sfondo, ma anche protagonista al pari dei membri delle famiglie di Joxian e del Txato (e delle loro mogli, Miren e Bittori), il “profondo Euskadi”, un paesino rurale della Guipúzcoa, nei Paesi Baschi della lotta armata dell’ETA.

Un racconto che segue allo stesso tempo i fili della Storia e quelli dei rapporti che si intrecciano tra le famiglie e dentro le mura domestiche, mostrando come una pace solo apparente possa spezzarsi ma anche come, oltre le fratture sia possibile – forse – il perdono. Anche oltre le parole: «Niente, non si dissero niente»

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